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WineNews
N. 4.140 - ore 17:00 - Mercoledì 29 Gennaio 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti,
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La News
Grandi Langhe e la varietà del Piemonte
Le Langhe, territorio più prestigioso del Piemonte del vino - regione sorretta da tanti altri pilastri come il Monferrato, l’Astigiano, l’Alta Langa, il Roero, Gavi e così via - navigano con fiducia verso il futuro. Il Barolo Docg, nel 2024, fa +6% nell’imbottigliamento, sul 2023, il Langhe Doc Nebbiolo +12%, per esempio, secondo i dati del Consorzio di Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, a chiusura di “Grandi Langhe” 2025 a Torino, organizzato insieme al Consorzio del Roero e con Piemonte Land. Un unico tetto per oltre 500 cantine di tutta la regione (in approfondimento i migliori assaggi WineNews di tante denominazioni, “oltre” Barolo e Barbaresco).
Approfondimento su WineNews.it
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Primo Piano
Lvmh, giù fatturato e redditività della divisione “Wine & Spirits” del gruppo del lusso
Pur in una fase di flessione anche per il mercato del lusso, a fine 2024 non sono poi così pesanti i conti del colosso Lvmh, nel complesso, e anche guardando al singolo settore dei grandi vini del gruppo della famiglia Arnault. Secondo i dati pubblicati nella tarda serata di ieri, il gruppo Lvmh ha totalizzato un giro d’affari di 84,7 miliardi di euro, +1% sul 2023. E se il profitto è sceso del -14%, il saldo è comunque di 19,6 miliardi di euro, con un margine operativo che si attesta al 23,1%. A contribuire di più alla crescita è stato il segmento del “selective retailing”, con 18,2 miliardi di euro ed una crescita organica del 6% nel 2024 sul 2023, seguito da quello di profumi e cosmetica, a 8,4 miliardi di euro, a +4%. Giù tutti gli atri settori, ma se “Moda e Pelletteria”, che valgono la metà del giro d’affari, con 41 miliardi di euro (-1%), e “Gioielli e Orologi” (10,5 miliardi di euro, -2%) sono in leggera flessione, va peggio al settore “Wine & Spirits”, nel complesso 5,8 miliardi di euro, con il calo più accentuato, a -8%. Che, però, è imputabile in larghissima parte al mondo degli spirits e dei Cognac, che vedono un calo organico del -14%, mentre regge meglio il segmento “Champagne & Wine”, che ferma le perdite a -3%, con un giro d’affari di 3,1 miliardi di euro (realizzati nel complesso con 123 milioni di bottiglie, la metà di Champagne), grazie a marchi come Moët & Chandon, Krug, Cheval Blanc, Château d’Yquem, Ruinart, Dom Pérignon, Domaine des Lambrays, Veuve Clicquot, Cloudy Bay, Bodega Numanthia, Terrazza de Los Andes ed Ao Yun, tra gli altri. Anche se, va detto, il settore “Wine & Spirits” è quello che è stato più penalizzato sul fronte del profitto, sceso del -36%, a 1,3 miliardi di euro, “in particolare a causa delle fluttuazioni dei tassi di cambio. Dopo tre anni eccezionali, la normalizzazione post-Covid della domanda di Champagne e Cognac, iniziata nel 2023, è proseguita in un contesto di un certo rallentamento dei consumi e di un mercato più difficile in Cina. Le maison di Champagne di Lvmh hanno mantenuto la loro quota di mercato di oltre il 22% di tutte le spedizioni della denominazione Champagne”, commenta Lvmh, che ricorda anche l’avvio della partnership con French Bloom, azienda leader nel mercato dei vini e degli spumanti “alcohol-free”.
Approfondimento su WineNews.it
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Iwb, 10 anni di “Borsa” e di crescita
Dal 2015, anno della quotazione in Borsa del gruppo Italian Wine Brands, esattamente il 29 gennaio di allora, e prima realtà del vino italiano a fare questo passo, il titolo è cresciuto del 130%, dai 10 ai 22 euro per azione, la capitalizzazione da 60 milioni di euro del giorno dell’Ipo a oltre 210 milioni attuali, ed il fatturato da 140 a 400 milioni attuali. “E l’Ebitda 2024 dovrebbe chiudersi sui 50 milioni di euro, rispetto ai 12 del 2015”, ha sottolineato Alessandro Mutinelli, presidente e Ceo Iwb, nel celebrare il primo decennio di quotazione in Borsa del gruppo, che, negli anni, ha messo insieme realtà come Giordano Vini e Provinco, e aggregato altre cinque aziende, Svinando, Raphael Dal Bo, Enoitalia, Enovation Brands e Barbanera. E che guarda anche a nuove acquisizioni, “purché siano coerenti con gli obiettivi di innovazione e creazione di valore del gruppo”.
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Focus
Il Premio Nonino secondo Giannola Nonino
“Il rispetto dell’uomo, della natura e della terra, e l’amore per il proprio lavoro, sottolineando come il rispetto per la civiltà contadina, intesa nel suo significato più ampio, consenta di mantenere valori fondanti da lasciare in eredità alle future generazioni, sapendo che la Terra è la casa di tutti e rappresenta le nostre radici e la nostra identità. I pericoli che la minacciano devono farci prendere coscienza della comunità di destino di tutti gli esseri umani ed esortarci alla fraternità. La civiltà contadina ci insegna tutte queste cose, ma purtroppo sta scomparendo, e stanno scomparendo i suoi usi, i costumi e le tradizioni. Il Premio Nonino è nato per valorizzarla e per salvare i più prestigiosi vitigni autoctoni friulani, Schioppettino, Pignolo e Tazzelenghe, facendoli ufficialmente riconoscere e autorizzandone la coltivazione ... Salvare la biodiversità di un territorio è importante, perché rappresenta la storia del luogo e di chi lo abita”. È l’eredita di Nonino alle nuove generazioni, nelle parole, a WineNews, di Giannola Nonino (l’intervista completa in approfondimento), alla guida delle storiche Distillerie con le figlie Cristina, Antonella ed Elisabetta, che hanno celebrato i 50 anni dell’istituzione del Premio Nonino, “anticipatore del Nobel”, dedicandolo a Benito Nonino, “padre” della grappa italiana. 
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Cronaca
Identità Golose e la migliore ristorazione
I Migliori Chef sono Cinzia De Lauri e Sara Nicolosi del Ristorante Altatto (Milano), Marco Ambrosino di Sustanza (Napoli) e Halvar Ellingsen di Kvitnes Gård (Vesterålen); i Sommelier, Chiara Graziani di Geranium (Copenhagen) e Gianluca Sanso del Ristorante Cracco (Milano), e il Maitre Matteo Lattanzi del Gourmetstube 1897 (Hotel Quellenhof, San Martino in Passiria); la Giovane Famiglia, i Sirk della Trattoria Al Cacciatore de La Subida (Cormons): sono alcuni dei Premi Speciali della “Guida ai Ristoranti d’Italia, Europa e mondo” 2025 di Identità Golose. 
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Wine & Food
L’asiatica Nuo Capital punta Bialetti. Ma Mokavit lancia l’appello: “difendiamo la moka”
Disegnata nel 1933 da Alfonso Bialetti, la moka è diventata un rito quotidiano, prima per le famiglie italiane, e poi per quelle del mondo. Un oggetto formidabile di design applicato al caffè, sulla cui “culla”, la Bialetti Industrie, avrebbe messo gli occhi la società asiatica (ma di diritto lussemburghese) Nuo Capital (e Bialetti ha confermato negoziati con potenziali investitori, precisando che, però, non è stato raggiunto o sottoscritto “nessun accordo vincolante”). Una prospettiva che a molti non piace. Tra cui Gianni Vittoni, fondatore di Mokavit, azienda piemontese che produce moke di alta qualità interamente realizzate in Italia, che lancia un appello: “la moka, un simbolo del made in Italy da difendere. Riteniamo fondamentale che questo simbolo rimanga legato alle sue radici italiane, espressione di qualità, autenticità e tradizione”.
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Masottina
Consorzio Vini di Romagna
WineNews.tv
“Vino e sostenibilità? Grandi aziende più avanti, ma settore capisca che non c’è alternativa”
“Tra sostenibilità e mondo del vino il percorso è in atto e le grandi aziende sono più avanti rispetto alle piccole. Importante è far passare il messaggio che la sfida esiste: se il settore non è attrezzato potrebbero esserci accorpamenti tra imprese che cambierebbero lo scenario del vino. Vogliamo mantenere la biodiversità e il legame con il territorio? Sì. Ma gli imprenditori devono dimostrare di essere veramente sostenibili. Non ci sono alternative.” A WineNews, da “Wine & Siena”, Angelo Riccaboni, presidente Fondazione Prima e coordinatore Osservatorio Divino 2025.
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