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WineNews
N. 4.264 - ore 17:00 - Venerdì 18 Luglio 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti,
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La News
Twe, 15 milioni di dollari sui vini No-Lo
Piaccia o meno, quello dei vini no e low alcol è un segmento che cresce, nel quadro di un mercato enoico complessivo. E i big del vino mondiale ci credono, come Treasury Wine Estates, il gigante australiano che possiede brand in tutto il mondo come Penfolds, 19 Crimes, Frank Family Vineyards, ma anche Castello di Gabbiano, in Chianti Classico, che ha appena inaugurato un impianto da 15 milioni di dollari nella Barossa Valley, in Australia, interamente dedicato alla produzione di vini dealcolizzati. Un investimento strategico, spiega l’azienda, e che punta a lavorare molto sul gusto del prodotto, fino ad oggi uno dei punti critici dei vino No-Lo ...
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Primo Piano
Mercati: dove il vino può crescere. A partire dal Canada, che “ha chiuso” ai vini Usa
Il “fardello” dei dazi Usa che ha colpito anche il vino è un duro colpo per il mondo produttivo, specie in Italia dove nel 2024 negli States, di gran lunga il primo mercato, le spedizioni di vino italiano hanno raggiunto la quota in valore di 1,9 miliardi di euro. Dazi che arrivano in un 2025 complicato per gli alcolici, dopo che, secondo Iwsr, nel 2024 si è registrato un calo dell’1% in volume, condizionato da due mercati fondamentali come quello degli Stati Uniti (-3%) e della Cina (-5%). La sfida per il mondo produttivo, quindi, è anche quella di guardare con più insistenza ad altri mercati. E se qualche segnale interessante, nonostante tutto, arriva dalla Cina per i vini premium e super-premium, ma anche dalla Spagna, per i vini bianchi, a mostrare spazi interessanti, anche per il vino italiano, è soprattutto il Canada. Qui, infatti, i consumatori, spiega Iwsr, stanno voltando le spalle ai prodotti statunitensi a causa delle turbolenze politiche ed economiche scatenate dagli annunci sui dazi del Presidente Trump e ciò potrebbe aprire nuove opportunità per i proprietari di marchi nazionali e per le importazioni non statunitensi. Secondo la ricerca sui consumatori dell’Iwsr, Bevtrac, condotta a maggio 2025 tra gli adulti Lda (in età legale per bere, ndr), in Canada, il 69% ha affermato di aver smesso di acquistare prodotti alcolici dagli Stati Uniti, mentre per il 67% è molto improbabile che lo farà in futuro. Le previsioni Iwsr indicano che i volumi di vino statunitense in Canada diminuiranno dell’82% nel 2025, per poi riprendersi gradualmente. Il crollo delle importazioni è testimoniato anche dal dato pubblicato dall’American Association of Wine Economists (Aawe) che mostra come le esportazioni di vino dagli Stati Uniti verso il Canada hanno continuato la loro forte discesa, praticamente azzerandosi. E questo “vuoto” lasciato dal vino americano, può essere colmato non solo dal vino canadese, su cui c’è un grande interesse, ma anche da quello straniero, Italia compresa, nonostante la concorrenza australiana e francese. Non a caso, secondo i dati Istat relativi all’export nel primo quadrimestre 2025, le esportazioni di vino italiano verso il Canada sono aumentate, raggiungendo un valore complessivo di 125,5 milioni di euro e una crescita del +8,4% sullo stesso periodo 2024 (in approfondimento).
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Un “Manifesto per la Dieta Mediterranea”
Al centro ci sono la dignità (il cibo come diritto umano universale); l’equilibrio, la mutualità tra cooperative, che rafforza i legami sociali ed economici; ed ancora, l’identità, l’alleanza per una filiera etica e cooperativa, e la consapevolezza alimentare, attraverso l’educazione; senza dimenticare l’inclusione che viene garantita combattendo il caporalato e integrando chi è ai margini, mentre il presidio dei territori difende l’agricoltura sostenibile e, infine, l’innovazione e la partecipazione democratica. Questo il “Manifesto Cooperativo della Dieta Mediterranea” di Legacoop che, presentato all’Università Federico II di Napoli, è un documento che mette nero su bianco la visione della filiera agroalimentare e il ruolo della cooperazione nel mondo agroalimentare e della pesca.
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Focus
“Il cibo è un’occasione formidabile per cambiare il mondo”
“Il mondo siamo noi”, e “non si può cambiare il mondo se non si cambia il modo in cui lo viviamo e lo pensiamo”, ma dobbiamo partire “da come percepiamo noi stessi e le cose con cui condividiamo l’esistenza: ogni forma di vita sulla terra”. È la riflessione di Nicola Perullo, Rettore dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, sul “Documento di Roma - Un’Altra Idea di Mondo” lanciato, nei giorni scorsi, da Slow Food. Per il filosofo, “il cibo è un’occasione formidabile per provare a cambiare il mondo”, perché “è il più evidente segno di compartecipazione al mondo: si produce, si elabora e si mangia nella continua collaborazione di tutti i viventi”. Ma “dobbiamo modificare una stortura a cui la mentalità più moderna e scientifica ci ha abituato: vederlo come un oggetto da misurare e di cui appropriarsi”. Perché “il cibo è una rete” e “dobbiamo tornare a percepire il gustare non come valutazione sensoriale, ma come una scoperta, punto di attenzione ed ascolto”. Ed “è relazione” perché “percepire con il cibo significa entrare in risonanza con la bellezza o la miseria che ci viene incontro e che richiede una capacità di rispondere che, a un certo punto dell’evoluzione umana, abbiamo cominciato a perdere e dimenticare. Occorre rieducarci a questa capacità”.
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Cronaca
Grandi vini & musica d’autore 
Da “Jazz & Wine”, tra i più longevi Festival musicali internazionali e il più storico “festival aziendale” del vino italiano firmato Banfi a Montalcino (22-27 luglio), con big come Kenny Barron, Enrico Pieranunzi, Malika Ayane, Nicola Piovani (in un concerto in collaborazione con WineNews), Fabrizio Bosso, Javier Girotto e Avishai Cohen, ad “Attraverso Festival” nelle Langhe, dai concerti dell’Accademia Chigiana di Siena nelle cantine del Chianti Classico, a “Vinitaly and The City - Calabria in Wine” a Sibari (da oggi al 20 luglio), tanti gli eventi nell’agenda WineNews.
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Wine & Food
Parmigiano Reggiano, il “re” della montagna: oltre il 21,7% della produzione è “di quota”
In un mondo sempre più globalizzato, dove i prodotti viaggiano veloci e spesso perdono il legame con le loro origini, l’agroalimentare rappresenta una delle ultime frontiere dell’identità territoriale. E nel 2024, il Parmigiano Reggiano si è confermato la più importante Dop prodotta in montagna, con oltre il 21,7% della produzione totale. Un risultato che testimonia il successo della strategia di valorizzazione avviata dal Consorzio, guidato da Nicola Bertinelli, e che trova il suo palcoscenico ideale nella “Fiera del Parmigiano Reggiano” n. 59 (Casina, 1-4 agosto). “Gli 84 caseifici di montagna (distribuiti tra le province di Parma, Reggio Emilia, Modena e Bologna, a sinistra del Reno), hanno prodotto oltre 884.000 forme nel 2024 - afferma il Consorzio - con un incremento del +2,6% sul 2023 e del +15,4% sul 2016, anno in cui è stata lanciata la politica di rilancio del comparto montano”.
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WineNews.tv
“Sui dazi Usa speriamo ancora in un buon accordo. Attenzione alta sul dossier vino e salute”
A WineNews, la visione di Gabriele Castelli, nuovo direttore Federvini (affiancato dalla vice Francesca Migliarucci). “Il momento è complesso, e, in una fase di mercato difficile, è arrivata anche la proposta di bozza di bilancio Ue che così come è metterebbe in discussione i meccanismi della Pac e, quindi, anche delle risorse sul vino. Ma speriamo, come ha detto il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, che si lavori in Consiglio e Parlamento Ue per delle modifiche. Al settore, in generale, servono ora più che mai nervi saldi, e nessuna decisione affrettata”.
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