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N. 4.045 - ore 17:00 - Mercoledì 11 Settembre 2024 - Tiratura: 31.289 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
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| | | La Spagna, tra i più grandi Paesi produttori, è alle prese con la crisi del vino rosso ed una produzione divenuta “extralarge” nel calo dei consumi. Anastasio Yébenes, presidente Piattaforma in difesa dell’agricoltura bio, prevede che il prezzo del rosso diminuirà del 20% nella prossima stagione, rendendo non redditizia la produzione. E gli agricoltori cercano alternative come produrre rosato o sfruttare l’uva rossa per i vini bianchi che stanno conquistando sempre più i consumatori (e il cui prezzo ad ettolitro è di 46 euro, mentre del rosso è 45 euro per il Ministero dell’Agricoltura). Il paradosso spagnolo è che c’è carenza sul mercato di bianco. | |
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| | Mantenere la centralità del settore vitivinicolo, continuando a considerarlo un prodotto agricolo unico anche nella Pac post 2027, quanto meno mantenendo le attuali risorse economiche (previste dall’Ocm vino, ma non solo) per il suo sostegno e la promozione, semplificando la burocrazia per accedere a questa misura; prevedere più flessibilità su ogni aspetto, compreso quello del controllo del potenziale produttivo, valutando con attenzione misure come la ristrutturazione differita e l’estirpazione delle vigne; coniugare le politiche fondamentali per la lotta al cambiamento climatico con la sostenibilità economica delle imprese del vino, in un ragionamento che vale anche sul fronte salute, per politiche legate alla sfera del benessere e della salute pubblica, che tengano conto del valore positivo della Dieta Mediterranea, che prevede anche un consumo moderato di vino. Sono le indicazioni delle filiere del vino di Italia, Francia e Spagna, riunite oggi a Bruxelles, nella prima riunione del “Gruppo di alto livello” voluto dalla Commissione Ue per tracciare il futuro di un settore che, tra viticoltura, industria e commercializzazione, vale 100,3 miliardi di euro, con le tre fasi che creano un contributo al Pil per 130 miliardi (lo 0,8% del totale Ue). A parlare, in questo primo incontro, le rappresentanze di filiera a livello europeo (Arev-Assemblea delle Regioni Vinicole Europei, Ceev-Comité Européen des Entreprises Vins, Cevi-Confederazione Europea dei Vignaioli Indipendenti, Copa-Cogeca, Ecvc-Coordinamento Europeo di Via Campesina, e Efow-European Federation of Origin Wines), e a cui, da quanto apprende WineNews, dovrebbe seguire un altro incontro, nelle prossime settimane, con le rappresentanze istituzionali dei Paesi Ue, per arrivare, entro inizio 2025, a finalizzare delle raccomandazioni a Bruxelles per affrontare le sfide del settore vitivinicolo dell’Unione. Che, in buona parte, sono già delineate dal documento firmato dalle rappresentanze della filiera dei tre principali Paesi produttori, Italia, Francia e Spagna, che insieme valgono oltre la metà della produzione enoica a livello mondiale (a firmarlo, per il Belpaese, Alleanza delle cooperative italiane agroalimentari, Assoenologi, Cia-Agricoltori Italiani, Coldiretti, Confagricoltura, Copagri, Federdoc, Federvini, Fivi e Unione Italiana Vini). | |
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| | Per la prima volta anche la pesca, settore tra i più strategici per l’Italia e per il sistema Paese, sarà uno degli argomenti affrontati in un G7 sull’Agricoltura. Il teatro sarà l’isola di Ortigia, a Siracusa, dal 21 al 29 settembre, con il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, alla visita inaugurale del primo giorno. Il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha presentato, oggi, il programma: “vogliamo mostrare un’Italia che sia in grado di contribuire sotto ogni punto di vista allo sviluppo del pianeta insieme alle Nazioni che compongono il G7, ma anche con i Paesi in via di sviluppo dell’Africa. Dialogheremo con organizzazioni agricole, il mondo della ricerca e dell’innovazione, con i giovani, con la nostra industria e i nostri produttori, non solo dell’agricoltura ma anche della pesca”. Previsti 150 incontri, 10 Ministri e 600 aziende. | |
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| | | Con le vendemmie già avviate, il settore del vino italiano guarda con fiducia alla voce “export”: al giro di boa dell’anno, e per il sesto mese consecutivo, l’andamento enoico delle esportazioni è positivo. Stando ai dati Istat sul primo semestre 2024, aggiornati oggi e analizzati da WineNews, nel periodo da gennaio a giugno di quest’anno, le esportazioni di vino italiano a livello globale hanno superato 3,8 miliardi di euro (+3,1 in valore sullo stesso periodo 2023, era +4,9% a maggio) e 1,064 miliardi di litri (+2,5 in volume sul primo semestre 2023, era +5% nella rilevazione del pentamestre 2024). Quasi tutti i principali partner commerciali hanno incrementato il flusso delle importazioni sullo stesso periodo di un anno fa, con qualche eccezione: Francia e Svizzera in primis. Gli Stati Uniti si confermano primo partner enoico dell’Italia: le esportazioni in valore hanno raggiunto 938,8 milioni di euro (+4,6% sul primo semestre 2023, in calo su maggio, quando era +5,5%), seguiti dalla Germania, primo mercato europeo per il nostro Paese, che ha importato per un valore di 583,9 milioni di euro (+1,1% sullo stesso periodo dell’anno scorso, pressoché in pari su maggio quando fu +1,2%). Terzo gradino del podio per il Regno Unito, che ha fruttato sinora 387,8 milioni di euro (+1,96% rispetto ad un anno fa, anche se a maggio era +6%). | |
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| | | “Per la grande e corretta opera di divulgazione del patrimonio enogastronomico italiano svolta negli anni con correttezza, creatività e rigore” all’enologo, presidente Assoenologi e co-presidente Union Internationale des Oenologues, docente di enologia applicata all’Università della Tuscia, Riccardo Cotarella, va il premio “AgriFood Future” by Unioncamere (Camere di Commercio italiane nel mondo), per le personalità che hanno dato un contributo rilevante per aumentare il valore aggiunto delle produzioni agroalimentari made in Italy. | |
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| | Usare una scala di dolcezza visiva sulle etichette del vino, con una freccia che indica il livello di zucchero (da dry a sweet), può aumentare l’intenzione di acquisto tra i consumatori alle prime armi, secondo un nuovo studio condotto dai ricercatori della Penn State School of Hospitality Management, in Pennsylvania. “Il posto migliore per descrivere il prodotto agli acquirenti è sull’etichetta, quando il consumatore ha la bottiglia in mano - ha affermato Donna Quadri-Felitti, professore associato e responsabile dello studio - la nostra ricerca mostra che l’etichetta è uno spazio piccolo e affollato, in cui certi accorgimenti, come una scala visiva, possono aiutare a vendere la bottiglia”. Ma attenzione: questo vale solo per i neofiti del vino: i consumatori più esperti preferiscono una descrizione testuale, perché la scala potrebbe far sembrare il prodotto di qualità inferiore. | |
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| | | Albino Russo, dg Ancc Coop e curatore del “Rapporto Coop” 2024, con il quale, da ben 25 anni, la Coop analizza i consumi e gli stili di vita degli italiani di oggi e di domani attraverso il loro rapporto con il cibo, spiega, ai microfoni WineNews, le tendenze rivelate da quest’ultima edizione: dal rapporto olistico che i cittadini del Belpaese intrattengono con il cibo, al tema della loro fedeltà all’identità alimentare dello Stivale, concludendo con una riflessione sull’evoluzione del rapporto degli italiani con il vino. | |
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