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N. 4.032 - ore 17:00 - Venerdì 23 Agosto 2024 - Tiratura: 31.289 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
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| | | Tra i tanti territori dove sta iniziando la vendemmia 2024 ci sono anche le due denominazioni “ferme” più grandi: il Chianti Docg, per i vini rossi, con i suoi 15.500 ettari di vigneto, una media di 100 milioni di bottiglie prodotte ogni anno, dove non ci si aspetta una vendemmia di grandi volumi, ma di qualità ottimale, con qualche pensiero, però, per la frenata dei consumi, e quella della Doc delle Venezie, con il suo Pinot Grigio (con le prime quotazioni delle uve che confermano un lieve ma significativo incremento di valore), che mette insieme 27.000 ettari, da cui nascono 230 milioni di bottiglie ogni anno (in approfondimento). | |
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| | Nel nostro pianeta c’è più vino di quanto serva per soddisfare i consumi. Uno dei temi che stanno più a cuore al mondo del vino riguarda proprio i consumi, che, di riflesso, hanno delle ripercussioni sulle giacenze in cantina, e, quindi, sui costi che queste devono sostenere. Difficile, se non impossibile, trovare il “pareggio” tra una produzione sempre più “over” - e su cui incidono anche fattori come il cambiamento dei consumi e, se vogliamo, pure il calo demografico - e la richiesta da parte del mercato. Ma questo vale soprattutto per i Paesi con un’importante produzione, mentre ce ne sono altri con una produzione che non basta per coprire le esigenze interne. Come riporta una tabella dell’American Association of Wine Economists (Aawe), che cita come fonte l’“Annual Database of Global Wine Markets, 1835 to 2022”, la produzione vinicola mondiale rappresenta il 113% del suo consumo. Ma, in ogni Paese, la situazione è molto diversa, e se c’è chi è costretto ad importare per soddisfare i propri consumi, c’è anche chi è più che indipendente (e, quindi, costretto ad esportare) dal punto di vista della “sovranità enologica”, per così dire. Ad iniziare dal Cile, uno dei principali produttori di vino, che guida questa speciale classifica con il 629%, e, quindi, con una forte disparità tra disponibilità di vino e consumi. Al secondo posto, la Moldavia, lo Stato con più ettari di vigneto pro-capite, che arriva al 443%; completa il podio la Spagna con il 374%. L’Italia è al sesto posto (204%), preceduta da Sud Africa (262%) e Nuova Zelanda (320%), mentre anche la Francia oltrepassa la propria “autosufficienza” con il 178%. Se, invece, si capovolge il ranking, spicca il dato del Regno Unito, non a caso uno dei principali importatori di vino del globo, che può contare su una produzione che copre soltanto l’1% del consumo interno. Una “carenza” che abbraccia tanti Paesi importanti per il mercato del vino, gli Stati Uniti (72%), principale partner per l’Italia enoica, ma anche Cina (52%), Russia (46%), Germania (45%), Svizzera (33%), Canada (16%), Giappone (8%). E dove la produzione è distante dai numeri restituiti dai consumi, c’è, pertanto, margine per le esportazioni da parte di quei Paesi con un quantitativo rilevante di prodotto, che possono così alleggerire le proprie scorte in cantina. | |
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| | Agricoltura come sinonimo di riscatto e reinserimento sociale: è la filosofia che guida il progetto “Ripartiamo dalla nostra Terra. L’Agricoltura Sociale”, ideato da Confagricoltura, JTI Italia e Caritas, presentato oggi al Meeting di Rimini. Sono 15 le persone, detenuti ed ex detenuti, che già partecipano attivamente a tutte le fasi della gestione di un’azienda agricola autosufficiente, nel “Casale del Melagrano” di Castrolibero (Cosenza), per reinserirsi, attraverso il lavoro, nella vita sociale. I destinatari dell’iniziativa si occupano di tutte le attività dell’azienda, dalla coltivazione di frutta e verdura all’allevamento di animali, per poi dedicarsi alla lavorazione e al confezionamento dei prodotti agroalimentari e, infine, alla loro commercializzazione. L’intero processo è agevolato dall’aiuto di un’equipe multidisciplinare. | |
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| | | Si sta per entrare nel vivo della stagione della vendemmia e, come tutti gli anni, una delle preoccupazioni per i produttori, dopo l’andamento climatico che resta la variabile principale, sarà legata al reclutamento della manodopera. Anche se, a livello generale, nelle professioni legate al vino, la carenza può dirsi strutturale, e non stagionale, nonostante opportunità che si possono cogliere per tutto l’anno. Ma perché tutte queste difficoltà a trovare un punto d’incontro ottimale tra domanda e offerta ? Il motivo principale non è legato al tipo di esperienza o ad uno scarso appeal del settore, ma, piuttosto, ad una ragione economica e quindi ai redditi troppo bassi. Emerge dalla rivista on line “Vitisphere” che ha dato voce a “Vitijob”, sito specializzato nella ricerca e nell’offerta di lavori nella filiera vitivinicola. Il punto è che per facilitare le assunzioni in vigna, la questione dello stipendio non deve più essere un “tabù” per i datori di lavoro che vogliono attirare i candidati. Una soluzione consigliata potrebbe essere quella di inserire delle “integrazioni”, come bonus economici o di altro tipo, come, tanto per fare un esempio, l’utilizzo di un mezzo aziendale. Un sondaggio rivela che “per oltre la metà dei leader aziendali, il reclutamento è sempre più difficile da effettuare anno dopo anno”. | |
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| | | Al rientro dalle ferie gli italiani rischiano di trovare una brutta sorpresa ordinando un caffè al solito bar: la tazzina di espresso, rito del Belpaese, il cui prezzo medio si aggira oggi su 1,50 euro, potrebbe raggiungere i 2 euro. La colpa è dei rincari delle materie prime e del cambiamento climatico . “Il caffè verde è interessato da un’elevata volatilità e da un trend rialzista senza precedenti - afferma Cristina Scocchia, ad illycaffè - oggi costa 245 cents per libbra, il 66% in più dell’anno scorso, oltre il doppio rispetto a 3 anni fa”. | |
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| | Dirigenti, imprenditori e liberi professionisti, magari laureati, sono i consumatori più affezionati di birra, secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat. Il turismo nei luoghi della birra sta diventando di tendenza, con l’abbinamento tra bionde e cibo che è l’attività preferita dal 65% degli intervistati. Le birre artigianali stanno trainando il fenomeno, attirando soprattutto i giovani. Due terzi dei consumi si concentrano su produzioni nazionali, sostenute dal Consorzio per promuovere l’eccellenza italiana. Qui si colloca “Luppoleti Aperti” n. 2, di scena il 25 agosto: un evento nei birrifici agricoli lungo il territorio nazionale, promosso proprio dal Consorzio Birra Italiana, insieme a Coldiretti, per avvicinare il pubblico alla birra da filiera agricola, facendo conoscere i processi di produzione e promuovendo un consumo responsabile. | |
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| | | A WineNews le riflessione di Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola e attento osservatore delle dinamiche del made in Italy. “Il turismo nei piccoli borghi è una risorsa, ma servono i servizi per chi quelle comunità le vive sempre, che devono essere comunità in cui la gente sta bene ed è felice. Il rischio di standardizzazione dell’offerta enogastronomica, anche dove nascono le tipicità, è reale. Per arginarlo servono cultura e orgoglio dell’identità”. | |
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