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WineNews
N. 3.943 - ore 17:00 - Mercoledì 17 Aprile 2024 - Tiratura: 31.211 enonauti,
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La News
Export, partenza sprint nel 2024
Il settore del vino ha bisogno di segnali positivi, ed è netto quello che arriva dai dati Istat pubblicati oggi, in pieno Vinitaly 2024, e analizzati da WineNews sulle esportazioni di gennaio 2024, a 539 milioni di euro a livello mondiale, con un promettente +13,5% sullo stesso mese del 2023 (chiuso poi a -0,8% in valore, a 7,8 miliardi di euro), supportato da un bel +11,2% in volume, a 150,5 milioni di litri (in linea con il sentiment che abbiamo raccolto tra i produttori italiani, prima e durante l’evento mondiale di riferimento del settore, a Verona). Un dato che fa sperare in una ripresa della corsa delle esportazioni tricolore nel mondo.
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Primo Piano
L’inarrestabile avanzata dei vini bianchi e la frenata dei rossi, sotto i riflettori a Vinitaly
Negli ultimi decenni il vino mondiale ha registrato una tendenza positiva nella produzione e nel consumo di bianchi e rosati, fortemente influenzata dall’ascesa degli spumanti, e una diminuzione nei rossi. Secondo i dati Ismea, nel 2014 le quote export di rossi e bianchi erano equivalenti, poi l’inversione di tendenza con l’aumento dei bianchi fino al 62% nel 2023, a fronte del 35,52% dei rossi e del 2,8% dei rosé. Impressionante la crescita degli spumanti in 10 anni: se nelle Dop i primi 20 prodotti sommano il 77% di valore e il 70% di volume, il Prosecco da solo copre, rispettivamente, il 23% e il 27%, e questo ben descrive lo spostamento sui bianchi. Negli ultimi 10 anni l’export è cresciuto a valore (+56% in 10 anni), mentre i volumi sono rimasti sostanzialmente costanti. Tuttavia le esportazioni in volume di rossi fermi sono in calo (-9%) a favore soprattutto degli spumanti che sono più che raddoppiati. La polarizzazione dei consumi sui vini di fascia bassa e alta di prezzo fa sì che pur a fronte di cali di volumi i prezzi dei rossi Dop tengano, ma tuttavia ogni denominazione fa storia a sé. Tendenza su cui a Vinitaly 2024, che si chiude oggi a Verona, ha acceso i riflettori Confagricoltura, con Consorzi come quello dei Vini della Valpolicella che, ha spiegato il presidente Christian Marchesini, pensa “ad “alleggerire” i vini in una sorta di “ritorno al futuro” per l’Amarone”, e promuovendo il Valpolicella “servito più freddo in estate in nuovi abbinamenti anche inconsueti”. “Dalla nascita della Doc Prosecco, il Friuli si è ancora di più caratterizzato in bianco, colore in cui già primeggiava anche per il Pinot Grigio delle Venezie e le sue Doc storiche”, ha detto Michelangelo Tambacco, vicepresidente Doc Friuli. “La percezione del valore dei bianchi è in aumento - per Michele Bernetti, presidente Istituto Marchigiano di Tutela Vini - con la ricerca di vini agé e un prezzo medio cresciuto del 10%, grazie alla scelta di creare tipologie più elevate quali la Riserva e il Superiore per il Verdicchio”. Ma anche la Maremma, nata come denominazione rossista, si è orientata sui bianchi, “oggi al 41% di superficie - ha detto Francesco Mazzei, presidente Consorzio Doc Maremma - di cui il 31% a Vermentino. E, nel 2023, i vini di questa Dop sono gli unici con un segno positivo (+2%)”.
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Vigneti, 2,3 miliardi di polizze
Il lavoro in vigna è sempre più complesso e imprevedibile, a causa del cambiamento climatico, che può mettere a dura prova il lavoro svolto. Le cantine corrono ai ripari per proteggersi, anche se le assicurazioni, in Italia, sono in calo: delle oltre 241.000 imprese vitivinicole italiane, 27.000 (l’11%) sono assicurate contro i rischi meteoclimatici, il 30% degli ettari complessivamente vitati (673.000). Un comparto che concentra oltre un terzo del mercato assicurativo agricolo, con polizze che cumulano un valore di 2,3 miliardi di euro, pari ad oltre il 50% della Plv (produzione lorda vendibile). Numeri, illustrati ieri da Ismea, a Vinitaly, nel convegno “Misure attive e passive di gestione del rischio nella filiera uva da vino”, che confermano l’importanza del comparto vitivinicolo in termini di adesione agli strumenti di risk management.
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Focus
L’enoturismo è in crescita, e punta sui giovani
Ben 13,4 milioni di enoturisti nella popolazione italiana (64,5% del totale), un’importante partecipazione alle esperienze nelle cantine, una trend che si sta spostando da “short break” a vacanza vera e propria (il 38% si ferma oltre 4 giorni) e una curiosità sempre più stimolante nella visita. L’enoturismo in Italia sta crescendo, ma non mancano gli aspetti su cui migliorare, dalle infrastrutture e trasporti ad un’offerta da ricalibrare sempre di più sul giovane wine lover, sul target “digital” e meno tradizionalista. Le potenzialità ci sono, anche come veicolo per “raccontare” gli aspetti più nobili del vino, la sua cultura ed il legame con i territori, che spinge in tanti a lasciare la città per una pausa di relax a contatto con la natura. A dirlo, da Vinitaly 2024, è la prima indagine sull’enoturismo di Ismea e Aite, l’Associazione italiana turismo enogastronomico, guidata da Roberta Garibaldi. Per la quale, il livello di soddisfazione degli enoturisti italiani è molto alto: 3 su 4 si dichiarano soddisfatti soprattutto per la qualità del servizio nelle visite in cantina e altre iniziative, per i rapporti con la comunità locale e per le modalità di prenotazione delle esperienze. Ma gli under 24 vorrebbero un miglioramento di tutti questi aspetti, influenzati da un utilizzo più spinto di Internet e dei social.
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Cronaca
Calo per Wines & Spirits di Lvmh
Se da più parti arrivano segnali di risveglio del mercato enoico, il segmento del lusso continua a marcare il passo, a guardare i dati relativi al primo trimestre 2024 del colosso francese Lvmh. La divisione Wines & Spirits del gruppo di Bernard Arnault (con marchi da Moet & Chandon a Krug, da Cheval Blanc a Chateau d’Yquem, da Ruinart a Dom Pérignon, da Domaine del Lambrays, da Veuve Cliquot a Cloudy Bay, e altri) fa segnare il -12%. Champagne e vini, che valgono 680 milioni di dollari, sono in calo del -8%, mentre cognac & spirits addirittura -16%.
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Wine & Food
I giovani legano il vino alla socialità (67,7%), gli over 65 lo bevono ai pasti (79,1%)
Il vino è per gli italiani identità e tradizione, ma anche convivialità e bellezza di stare insieme: insomma, nel Belpaese un bicchiere di vino mette tutti d’accordo. Tra le maggiori differenze generazionali troviamo le occasioni di consumo, che nei giovani tra i 18 ed i 34 anni sono solitamente legate alla socialità (67,7%), mentre negli anziani over 65 il vino è bevuto principalmente durante i pasti (79,1%), con gli adulti a bilanciare questa statistica (il 55% circa, in entrambi i casi). Per il 54,8% degli italiani, comunque, la scelta di un buon vino emoziona. A dirlo è l’Osservatorio del mondo agricolo Enpaia-Censis nello studio “Il consumo di vino per generazioni. Analogie e differenze dei modelli di consumo per età”, che fotografa l’evoluzione nel tempo del rapporto tra italiani e vino, un prodotto che li accompagna nel ciclo di vita come presenza permanente degli stili di consumo.
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WineNews.tv
La “dolce vita” torna a viaggiare in carrozza, tra città d’arte, territori del vino e alta cucina
WineNews, a Vinitaly 2024, sale sulla lounge del “Dolce Vita Orient Express”, insieme all’ad del Gruppo Arsenale, Paolo Barletta. Che racconta un progetto tra vintage e futuro, lusso e bellezza, che metterà insieme il vino, anche grazie a Vinitaly, l’alta ristorazione, con la regia dello chef tristellato Heinz Beck, e porterà i viaggiatori a visitare le città più belle del Belpaese, ma anche i territori più prestigiosi del vino tricolore.
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