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N. 3.374 - ore 17:00 - Martedì 15 Marzo 2022 - Tiratura: 31.116 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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“Le ricadute della mancata esportazione del grano ucraino a causa della guerra non si ripercuotono solo a casa nostra, ma in maniera molto, molto più forte in Africa, in paesi come il Libano, che ne è particolarmente dipendente. Per noi c’è un riflesso indubbio, ma va sottolineato che il discorso fondamentale della sovranità alimentare, nella sostanza, non è passato in molte parti del mondo, compresa la nostra Italia”. A dirlo Carlo Petrini, fondatore di Solw Food, ribadendo un concetto espresso in passato anche a WineNews, che nasce dalle pagine di “Terra Madre - Come non farci mangiare dal cibo” (2009), che affrontava le sfide di un mondo in cui “è il cibo che mangia l’uomo, e non il contrario”. |
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La Commissione Europea ha confermato oggi il via libera alla nuova ondata di sanzioni economiche verso Mosca, che, oltre a bloccare le transazioni con imprese statali russe in diversi settori, compreso quello militare ed industriale, e lo stop all’import di prodotti siderurgici dalla Russia per un valore di 3,3 miliari di euro, stoppa anche l’export di beni di lusso, vino incluso, verso il paese di Putin, “per colpire direttamente le élite russe”, spiega una nota della Commissione. Prodotti di lusso che, come riportato ieri da WineNews, coinvolgono anche il vino. Il testo che normerà le sanzioni non è ancora pubblicato, e con ogni probabilità lo sarà nella Gazzetta Ufficiale Ue domani 16 marzo, diventando immediatamente operativo. Ma, da quanto si apprende da fonti di Bruxelles riportate da Federvini, per il comparto enoico (e non solo) sarebbe stata approvata la soglia dei 300 euro ad “item”, ovvero unità (che potrà essere bottiglia, cassa o altro) che, di fatto, “salva” dalla misura restrittiva gran parte delle esportazioni di vino italiano in Russia (mercato che, secondo i dati Istat, nel 2021 ha portato nelle cantine italiane 149 milioni di euro, a +18,4% sul 2020). Ma in ogni caso, è un quadro che preoccupa il settore e soprattutto alcune aziende ed alcuni territori più esposti in Russia, come quello dell’Asti, come sottolineato, ieri, a WineNews, dai vertici Federvini ed Unione Italiana Vini (Uiv). Con un situazione critica, anche sul fronte logistico e finanziario, in una Russia in cui “l’Italia è il primo fornitore di vini davanti alla Francia”, ricorda Confagricoltura. Che aggiunge: “secondo i dati di Nomisma Wine Monitor, che tengono conto delle “triangolazioni”, le esportazioni italiane sono ammontate lo scorso anno a 345 milioni di euro. Gli spumanti, Asti e Prosecco in testa, inciderebbero per quasi la metà sul valore totale. Gli operatori interessati devono essere indennizzati per le perdite economiche provocate dalle decisioni del Consiglio Ue”, sottolinea il presidente Confagricoltura, Massimiliano Giansanti. Il divieto, ricorda Confagricoltura, si aggiunge a quello deciso da Mosca sui prodotti agroalimentari Ue deciso nel 2014 come risposta delle sanzioni europee per l’invasione della Crimea. Che è tuttora in vigore e riguarda ortofrutticoli, prodotti lattiero-caseari, carni e salumi. |
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Non solo per le aziende, ma anche per i Consorzi del vino, la comunicazione digitale, è sempre più importante. Ed il Consorzio del vino italiano più bravo a farla sarà eletto dal Premio Gavi - La Buona Italia n. 8, quest’anno dedicato all’“Italian Wine Worldwide”, promosso dal Consorzio Tutela del Gavi. Il vincitore, che sarà annunciato il 21 marzo a Milano sarà scelto da una giuria qualificata di giornalisti ed esperti (di cui fa parte anche WineNews), da una “short list” che, grazie all’originalità e all’efficacia di una comunicazione online sempre attuale e ricca di contenuti social, li vede in gara a partire dal Consorzio del Brunello di Montalcino, della Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, di Bolgheri, del Barolo e del Barbaresco, ed ancora del Soave, del Collio, del Lugana, del Chianti, della Valpolicella, dell’Alta Langa e non solo. |
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Basi di vini fermi nel calice, per raccontare microclimi e diversità del territorio. È la curiosa degustazione mandata in scena ieri dal Consorzio del Franciacorta, a tutela di uno dei territori più importanti della spumantistica italiana. “Il numero zero di una degustazione che ci aiuta a comprendere le differenze espressive delle varie microzone del nostro territorio per approfondire sempre meglio il suo potenziale qualitativo che si traduce nella qualità dei nostri vini”, ha sottolineato il presidente del Consorzio, Silvano Brescianini. E che ha acceso nuova luce su un’area di 200km, che comprende 19 comuni della provincia di Brescia, di origine morenica, che ha creato un anfiteatro attorno al Lago d’Iseo, dove si coltivano per l’80% Chardonnay, 16% di Pinot Nero, 3% di Pinot Bianco e 1% di Erbamat (vitigno dimenticato reintrodotto in disciplinare nel 2017 per via della sua maturazione tardiva ed elevata acidità) dove sono state individuate 6 “Unità Vocazionali”, “Fluvio glaciale”, “Depositi fini”, “Morenico profondo”, “Morenico sottile”, “Colluvi distali” e “Colluvi gradonati”. Primo passo di un percorso che, come ha dichiarato Brescianini, è solo all’inizio. Per un territorio che sta investendo tanto in sostenibilità, ed è premiato dal mercato, con un 2021 da record per le vendite, oltre i 20 milioni di bottiglie (il 10,3% all’estero). |
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L’export dei formaggi made in Italy nel 2021 ha raggiunto quota 3,6 miliardi di euro, facendo registrare una crescita del +12,3% in valore e del +10,6% in volume sul 2020, grazie soprattutto alle performance di Usa, Francia e Cina. Il formaggio, però, resta nel mirino del famigerato Nutri-Score, che rischia di far sparire dalle tavole piatti iconici della cucina italiana, protagonisti della campagna di comunicazione “SENZA”, con cui le Dop del Belpaese caseario si schierano contro l’etichetta a semaforo. |
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Il mondo del vino si dimostra, ancora una volta, particolarmente vivace e capace di attrarre investimenti. Questa volta, protagonista è il territorio del Nobile di Montepulciano, dove Bindella, realtà nata nel 1983, quando Rudi Bindella - imprenditore svizzero alla guida di un gruppo da 200 milioni di euro di fatturato tra ristorazione e distribuzione di grandi vini - decise di investire nei pochi ettari vitati dell’allora Tenuta Vallocaia, nella zona di Argiano (Acquaviva), oggi diventati 53, ma pronti, come racconta “Il Sole 24 Ore”, a superare i 65. Con un investimento complessivo di 17 milioni di euro, infatti, il gruppo svizzero ha rilevato Le Casalte, 13 ettari di vigneto a Sant’Albino, sul versante sud, di proprietà dal 1975 della famiglia di Chiara Barioffi, che ha guidato l’azienda dal 1999, collaborando, tra gli altri, con il maestro del Sangiovese Giulio Gambelli. |
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A WineNews le prime parole della nuova guida della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti: “nel 2021 la ripresa c’è stata, ma non per tutti. I problemi dei vignaioli, oggi, sono quelli di tutti: aumenti dei costi e mancanza di materie prime, ma più di tutto pesa l’incertezza. Ma su tutto, come abbiamo visto nelle settimane scorse, la cosa più importante è affermare che il vino non è un prodotto alcolico, ma un elemento culturale”. |
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