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N. 3.167 - ore 17:00 - Venerdì 28 Maggio 2021 - Tiratura: 31.116 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Nei grandi territori del vino, come le Langhe, la valorizzazione dei cru è un percorso in atto, e si riflette anche sul mercato dei vigneti, con valori altissimi, e dove ormai si ragiona non più per ettari, ma per metri quadrati. Lo sa bene la famiglia Ceretto (170 ettari di vigne tra Langhe, Roero e non solo), che, oltre che sul Barolo (5 cru in 5 comuni diversi), ha investito ancora nel Barbaresco, con l’acquisizione dei 3.000 metri nel vigneto Gallina (valore stimabile ad ettaro di 1,5/2 milioni di euro, ndr), tra i più prestigiosi, che si aggiunge a quelli già di proprietà di Bernardot e Asili. E che debutta sul mercato con il Barbaresco Gallina 2018. |
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Il primo week-end tutto in zona gialla d’Italia, aspettando le prime zone bianche, vedrà gli appassionati di vino del Belpaese brindare tra i vigneti e le cantine che disegnano il Paese, motori di quell’enoturismo indicato da molti come uno dei motori principali della ripartenza. Il 29 e 30 maggio (e poi il 19-20 giugno), tocca a “Cantine Aperte”, evento storico (che, negli ultimi anni, sembra aver perso un po’ di appeal e importanza, ndr), che ha rivoluzionato il mondo del vino portando le persone nelle aziende, e oggi diventa a suo modo simbolo del ritorno progressivo alla normalità. E se saranno meno (280) dei tempi (oltre 1.000) le cantine aderenti, non mancheranno le opportunità da cogliere per tornare a brindare, in sicurezza, a partire proprio da luoghi simbolici, nella storia d’Italia e in quella dello stesso turismo del vino. Come Marsala, dove la griffe siciliana Donnafugata il 30 maggio torna ad accogliere i wine lovers aprendo le cantine storiche, e, in simultanea, la Tenuta dell’Etna a Randazzo e, in prima assoluta, la Tenuta di Vittoria ad Acate. Si passa dai grandi territori di Toscana, dalla Vernaccia di San Gimignano al Nobile di Montepulciano, dal Brunello di Montalcino (le “Cantine Aperte” sono solo tre, ndr) al Chianti Classico, dal Chianti al Carmignano, dalle grandi etichette di Bolgheri ai vini di Maremma, con il fil rouge “Dante in Vigna” nei settecento anni dalla morte del Sommo Poeta, in cantine come Villa Le Corti, Barone Ricasoli, Badia a Coltibuono, Capezzana, Cesani, Rocca delle Macìe, La Braccesca, Lamole di Lamole, Col d’Orcia, Fattoria del Colle, Franco Pacenti, Fertuna, Bibbiano, e non solo. Ma oltre alle cantine, saranno accessibili anche i “Vigneti Aperti”, con Marche e Umbria in prima linea, con tante iniziativa in cantine come Caprai Caprai e Lungarotti, passando per la Tenuta Castelbuono della famiglia Lunelli. E se in Friuli Venezia Giulia si punta sui “Piatti Cantine Aperte”, con abbinamenti speciali, in Franciacorta, come da Contadi Castaldi, si guarda alla musica in vigna. Ma si va dal Piemonte al Trentino Alto Adige, tra Ferrari a Cantina Mezzacorona-Rotari, passando per Cantina di La-Vis, ed ancora per il Veneto, tra apericene e agrimerende in cantine come Maeli, Bortolomiol, Villa Sandi, Maculan e MonteZovo, da Val d’Oca a Pizzolato, per citarne solo alcune.
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Dopo tanto parlare dello strumento del pegno rotativo e degli accordi stipulati tra le banche, i Consorzi ed i territori più importanti del vino italiano, iniziano ad arrivare le prime notizie di applicazioni concrete di una delle misure più apprezzate tra quelle varate a sostegno del vino nella pandemia. Come quella della cantina Ricci Curbastro, una delle realtà più conosciute ella Franciacorta, che, grazie all’accordo firmato dal Consorzio del Franciacorta e da Intesa San Paolo, come comunica la stessa Banca, ha ottenuto oltre 600.000 euro di nuovo credito, grazie alla “conversione in garanzia” di migliaia di bottiglie di Franciacorta Satèn Brut 2019 e 2020, che l’azienda continuerà comunque a custodire ed a curare in ogni fase della lavorazione. |
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Una boccata di ossigeno per il settore della ristorazione, tra i più colpiti in assoluto dagli effetti della pandemia. Il Decreto Sostegni bis, pubblicato in Gazzetta Ufficiale e quindi pienamente operativo, è un aiuto importante alle imprese, un segnale positivo anche in vista della piena ripresa delle attività. In dettaglio, ha spiegato l’Ufficio Studi di Fipe/Confcommercio, la Federazione italiana dei Pubblici Esercizi, questo nuovo provvedimento integrativo, il settimo dall’inizio della pandemia, consentirà agli imprenditori di coprire una quota dei ricavi perduti nel corso degli ultimi 14 mesi, in una forbice che va dal 17 al 26%. Fipe/Confcommercio ha anche effettuato alcune simulazioni sulla base del nuovo provvedimento: ad esempio un ristorante che nel 2019 ha fatturato 443.000 euro e l’anno successivo 309.000 euro, ovvero il 30,2% in meno, calcolato su base mensile, riceverà un contributo di 5.600 che si andrà ad aggiungere ai 29.000 euro dei precedenti ristori per una copertura delle perdite del 25,7%. Un passo avanti, ma “È evidente - sottolinea la Fipe - che dalla crisi si esce solo con la piena riapertura delle attività perché nessun ristoro sarà mai in grado di compensare le ingenti perdite subite dalle imprese”. |
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Che i vini rosati siano di gran moda, non è una novità: tra il 2000 ed il 2019, la crescita dei consumi è stata del 15,8%, sul +2,5% del vino nel suo complesso (dati di Wine Monitor per Pasqua Vigneti e Cantine). L’Italia ne produce il 7%. E i migliori sono il Cerasuolo d’Abruzzo 2019 di Valentini, tra i vini fermi, e l’“Annamaria Clementi” Franciacorta Rosé Riserva Extra Brut 2011 di Ca’ del Bosco, tra gli spumanti, secondo la classifica “50 Top Italy Rosé”. Premi speciali per Leone De Castris, San Salvatore, Barone Pizzini, Donnafugata, Ca’ di Rajo e Letrari. |
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Ancora niente di fatto: in Europa non si trova l’accordo tra Commissione, Consiglio e Parlamento Ue sulla Pac 2023-2027, una delle misure più importanti dell’Unione, che vede a bilancio una somma di 386 miliardi di euro, di cui 50 in quota italiana. E un nuovo round di trattative è previsto a giugno. “L’agricoltura deve dare un contributo alla sostenibilità ambientale e sociale, ma la sostenibilità economica del settore primario è dominante. Per questo - aveva commentato ieri il Ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli - a livello Unione Europea diciamo di fissare obiettivi sfidanti, ma diamo la flessibilità agli Stati membri, perché non partiamo tutti dalla stessa condizione. Non abbiamo le grandi campagne francesi, né i terreni tedeschi: abbiamo le nostre peculiarità e ciascuno Stato membro deve poter attuare interventi che consentano di raggiungere gli obiettivi”.
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La storia di uno dei più grandi vini bianchi e prima Doc d’Italia, espressione di natura e progettualità sotto le torri della “Manhattan del Medioevo”. Unico vino citato nella “Divina Commedia”, ma anche dal Boccaccio, oggi è un grande vino diviso tra la sua città ed il mondo, nella visione del Consorzio, guidato da Irina Guicciardini Strozzi, e da produttori storici e giovani, in un territorio che attira investimenti e guarda al domani, tra vino e cultura. |
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