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N. 4.278 - ore 17:00 - Giovedì 7 Agosto 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
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| | | “Stimiamo che un dazio del 15% su vini e liquori dell’Ue potrebbe comportare la perdita di oltre 25.000 posti di lavoro negli Stati Uniti e quasi 2 miliardi di dollari di mancate vendite”. È l’allarme contro l’applicazione dei dazi per vino e alcolici arrivato, oggi, dalla “Toasts Not Tariffs Coalition”, realtà di oltre 50 associazioni statunitensi coinvolte nel business del wine & spirit, che rappresentano l’intera filiera delle bevande alcoliche. E che, in una lettera al Presidente Usa, Donald Trump, chiedono “che gli Stati Uniti e l’Unione Europea raggiungano un accordo per garantire un commercio equo e reciproco per alcolici e vino”.
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| | Se da oggi saranno formalmente in vigore i dazi degli Stati Uniti al 15% su tutti i prodotti Ue, vino incluso, il vino made in Usa, invece, come sta andando? Lo stato dell’arte attuale mostra alcune “crepe” su cui sembrano incidere, particolarmente, le tensioni commerciali. In primis quelle con il Canada, di cui WineNews ha già parlato a più riprese, che nel 2024 è stato il mercato più importante per gli Usa (423 milioni di dollari il valore del vino confezionato esportato). Secondo i dati pubblicati dall’American Association of Wine Economists (Aawe), a giugno 2025, nel confronto con lo stesso mese 2024, le esportazioni di vino statunitense verso il Canada hanno subito, infatti, una contrazione del 96,8%, pari a -31,1 milioni di dollari. Cali, nel medesimo arco temporale, si sono registrati anche nel Regno Unito (-35,9%, con 6,2 milioni di dollari persi) e Cina (-6,1% pari a 286.000 dollari). Nonostante la crescita in Paesi come Giappone (+12,6%, l’equivalente di 910.000 dollari) e Corea del Sud (+43,4% pari a 1,8 milioni di dollari), complessivamente a giugno 2025 le esportazioni di vino statunitensi sono diminuite di 38,8 milioni di dollari (-37%) su giugno 2024. E anche la bilancia commerciale scende sempre di più in territorio negativo. Sempre secondo i dati Aawe, se nel 1992 il saldo tra import ed export era negativo di 915 milioni di dollari, fino ad arrivare ai -5,8 miliardi di dollari nel 2024 (in aumento sui -5,4 miliardi del 2023), nel 2014, il dato ammontava a -3,9 miliardi di dollari, a dimostrazione di un calo negativo costante, in linea generale, ad eccezione di alcune annate che hanno migliorato sensibilmente la performance dell’anno precedente. Cambiamenti che hanno interessato anche il “mosaico” del consumo del vino Usa: come riporta Aawe, se nel 1960, oltre tre quarti dei consumi riguardava vini da dessert o liquorosi (75,6%), nel 2023 questa categoria assorbe, invece, soltanto il 2,2%. Al contrario, il vino fermo è passato dal 19,2% all’88,2% del consumo totale. Una trasformazione radicale, avvenuta tra il 1960 e il 1980, e che continua ad evolversi. Nel 1960, Champagne e spumanti coprivano, infatti, l’1,4% del totale, nel 2023 il 7,6%. E mentre si affacciano i “wine coolers”, bevande a base di vino e ready to drink (pur restando marginali, l’1,7% del totale nel 2023), “spariscono” in percentuale i vermouth.
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| | Sono 335.000 le assunzioni previste dalle imprese italiane ad agosto, con l’obiettivo di raggiungere quota 1,4 milioni nel trimestre agosto-ottobre 2025. A dirlo è Unioncamere. Nello specifico, per il settore primario la difficoltà di reperimento supera il 50% delle ricerche di personale per le aziende di coltivazione e allevamento, rispetto a quelle di allevamento e coltivazioni ad albero. Tra le figure professionali più richieste, il personale non qualificato in agricoltura e manutenzione del verde (20.000 contratti in programma, difficili da reperire nel 53,3% dei casi). Seguono agricoltori e operai agricoli (7.000 entrate, un terzo delle quali con difficoltà nella ricerca), e conduttori di macchine (2.000 assunzioni e il 46,7% di difficoltà). Le imprese, inoltre, cercano lavoratori immigrati per coprire circa 75.000 ingressi programmati.
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| | | Il vino italiano di qualità è il fil rouge che, anche in estate, lega cantine e località di mare e montagna, le più belle città e i piccoli borghi di tutta Italia, dalle vette di Cortina con i migliori vini veneti, al lungomare di Grado con le eccellenze del Friuli, dalla Certosa di Cantù nel cuore dell’Oltrepò Pavese, al Castello dei Paleologi ad Acquiterme sfondo di un concerto “candlelight”, da Vinci, città di Leonardo, a Certaldo, città del Boccaccio, dal Chianti Classico dove i vini di Folonari si abbinano alla “ciccia” del macellaio-poeta che canta Dante, Dario Cecchini, alla rinascimentale Montepulciano, città del Poliziano e del Vino Nobile, dal Muvit, il più importante Museo del Vino d’Italia della Fondazione Lungarotti a Torgiano, al Castello Marchionale di Taurasi in Campania dove il vino sposa la pizza napoletana, dal “Gran Ballo” di Donnafugata dedicato a “Il Gattopardo”, a Gibellina, prima “Capitale dell’Arte Contemporanea d’Italia” nel 2026, dove ammirare con un calice di vino di Tenute Orestiadi il “Cretto” di Burri in mongolfiera. L’occasione è “Calici di Stelle” 2025, l’evento del Movimento Turismo del Vino nella bella stagione (fino al 24 agosto, il clou il 10 agosto, notte di San Lorenzo), con l’osservazione delle stelle con l’Unione Astrofili Italiani e i pizzaioli Avpn-Associazione Verace Pizza Napoletana.
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| | | Il mercato globale del vino biologico è destinato a raggiungere un valore di 21,48 miliardi di dollari entro il 2030, con una crescita annua composta (Cagr) del 10,4% tra il 2025 e il 2030, secondo quanto riportato nel nuovo studio “Organic Wine Market Size, Share & Trends Analysis Report 2025–2030” di Grand View Research. A trainare questa espansione, sono la crescente attenzione dei consumatori verso la salute, la sostenibilità ambientale e la qualità dei prodotti alimentari. Tra i segmenti più dinamici, secondo il report, spicca quello del vino biologico in lattina.
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| | Il cibo è sempre più protagonista nella pianificazione dei viaggi degli italiani. Lo conferma lo studio “Viaggio nel gusto” dell’Osservatorio Telepass: nel 2024, oltre 6,5 milioni di ricerche online hanno riguardato ristoranti tipici, sagre e food tour, con un +10% sull’anno precedente. Nel 2025, l’interesse per le sagre è è cresciuto del +27% e per i food tour del +8%, segno che la gastronomia è sempre più legata al territorio. La pizza, tra le ricette, domina con oltre 1 milione di ricerche mensili, seguita da carbonara e piadina. Cresce anche la curiosità per i piatti regionali come i vincisgrassi marchigiani (+134%) e le zeppole di San Giuseppe (+85%). “Il turismo gastronomico è ormai una vera motivazione di viaggio - afferma Aldo Agostinelli, chief consumer revenues officer Telepass - e, grazie alla mobilità smart, una ricetta scoperta online può diventare la meta del prossimo weekend”. | |
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| | | WineNews è con Giovanni Gennai, ricercatore di Fondazione Qualivita che, insieme ad Origin Italia, ha realizzato e presentato il primo Rapporto sul turismo Dop, un modello “che genera valore economico e rientra nell’ambito della multifunzionalità aziendale. Oltre ad essere una leva strategica per le imprese, ha valore per i territori perché attrae visitatori e ne spinge la qualificazione”. Il turismo Dop conta sulla governance territoriale dei consorzi di tutela, coadiuvati dalle aziende, e sull’offerta di “esperienze autentiche dei prodotti e dei loro territori”. | |
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