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WineNews
N. 3.624 - ore 17:00 - Lunedì 6 Marzo 2023 - Tiratura: 31.183 enonauti,
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La News
Cresce in Ue il no/low alcohol
Negli ultimi anni è cresciuta nel mondo l’offerta di bevande senza alcol o con ridotto tenore alcolico: dalla birra analcolica al vino dealcolato, fino alle alternative a gin e whisky. Per chi non può o non vuole la versione alcolica “classica” rappresentano un mercato in evoluzione che, secondo lo studio di Areté - azienda italiana specializzata in politiche per il settore agroalimentare - condotto per la Commissione Agricoltura Ue, è stimato in circa 2,5 miliardi di litri e 7,5 miliardi di euro, in gran parte coperto dalla birra. Ma si fa strada l’esigenza di una normativa comunitaria che faccia chiarezza, soprattutto per l’etichettatura.
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Primo Piano
Francia, gli influencer del vino contrari alla legge Evin: via 37 post da Facebook ed Instagram
In Francia la pubblicità degli alcolici, e quindi del vino, è regolamentata dalla legge Evin, relativa alla lotta contro il tabagismo e l’alcolismo, che risale al lontano 1991, per la quale è vietata la pubblicità televisiva e cinematografica, diretta o indiretta, delle bevande alcoliche. Una legge che ha fatto molto discutere, specie in ambito europeo. Almeno fino alla sentenza del 2004 con cui la Corte di Giustizia Ue ribadì la legittimità della norma francese, stabilendo che la tutela della salute prevale sul mercato. La stessa legge, poi, autorizza altre forme di pubblicità: a mezzo stampa, per radio (tranne in determinate ore) e mediante manifesti e insegne, ma solamente informativa e senza che evochi feste e socializzazione. Così come i media, anche la legge Evin si è adeguata al cambiamento, e se fino al 2009 la pubblicità degli alcolici su internet è stata vietata, oggi, come per la pubblicità a mezzo stampa, anche quella online deve riportare il warning: “L’abuso di alcol è dannoso, consumare solo con moderazione”. Tra le pieghe della legge Evin - ma il problema, anche visto dall’Italia, sarebbe ancora più ampio - c’è una zona grigia: gli influencer. che si muovono in un ambito estremamente sfumato, difficile da regolamentare ed inquadrare. Fanno comunicazione, ma anche promozione, e spesso e volentieri pubblicità. Ne è convinta l’associazione francese Addictions France, che attraverso la sua entità giuridica, l’Association Nationale de Prévention en Alcoologie et Addictologie, qualche mese fa ha denunciato al tribunale di Parigi la sponsorizzazione degli alcolici sui social, segnalando 37 contenuti postati da 20 influencer, che insieme sommano 5 milioni di follower. Nonostante le maglie un po’ più larghe della legge Evin, gli alcolici non si possono comunque pubblicizzare sui siti destinati ai minori, e non si può promuoverne il consumo in un contesto attrattivo e festoso. Il quadro legale, perciò, è piuttosto definito, e difatti a gennaio di quest’anno il Tribunale di Parigi ha costretto il gruppo Meta (Facebook e Instagram) a ritirare i post ritenuti non conformi alla legge. Per Addictions France è una vittoria storica, ma vista da qui è la conferma di una distanza abissale - almeno nell’approccio - sul fronte della comunicazione e promozione del vino, tra Italia e Francia.
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Commodities agricole tra clima e guerra
I prezzi delle commodities agricole sono tornati sui valori precedenti lo scoppio del conflitto russo-ucraino, ma si attestano comunque su livelli superiori a quelli del 2021, e lo stesso andamento si riscontra per i prodotti energetici, con i prezzi del gas crollati dai picchi della scorsa estate, pur rimanendo tre volte superiori rispetto alle medie di lungo termine, come emerge dal “Forum Agrifood Monitor” n. 7 di Nomisma sulle possibili evoluzioni della filiera agroalimentare. L’analisi mostra dinamiche sui mercati internazionali profondamente mutate, con il Brasile che scala posizioni nello scacchiere mondiale dei produttori di prodotti cerealicoli, e l’Italia che, da Paese trasformatore, paga invece il conto della corsa dei prezzi e delle difficoltà climatiche, con cui deve fare i conti l’agricoltura di tutto il mondo (in approfondimento).
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Focus
Il made in Italy agroalimentare più forte delle crisi
Nei primi 11 mesi 2022 l’export agroalimentare italiano è aumentato del 16% (sul 2021), ad oltre 54 miliardi di euro (tanto che il superamento dei 60 miliardi attende solo le cifre ufficiali dell’Istat, ma è praticamente realtà, ndr); in particolare, i prodotti alimentari segnano +20%, vini e bevande +11%. Risultati, come noto su cui incide il tasso di inflazione a doppia cifra. Ma, comunque, importanti, che testimoniano ancora una volta la forza del made in Italy del wine & food, che, negli anni, è stato capace di superare più di una crisi, ed i uscirne spesso più forte di prima. Risultati che, inoltre, sono il punto di arrivo di un percorso che, dal 2000 al 2022, ha visto le esportazioni crescere del 300%. Numeri di Ice Agenzia e Federalimentare, nel lancio di Cibus Connecting Italy 2023, a Parma, dal 29 al 30 marzo. “L’industria alimentare - ha osservato Paolo Mascarino, presidente Federalimentare - rappresenta uno dei principali motori dell’economia del Paese”. Intanto, a livello di scenario fieristico, sembra prossima la nascita di una piattaforma di respiro europeo, tra la Fiere di Parma, guidata dall’ad Antonio Cellie, e Fiera Milano, che in una nota ha ricordato come ogni decisione sul perfezionamento dell’operazione è rimessa all’assemblea dei soci di Fiere di Parma.
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Cronaca
Risorse contro la flavescenza dorata
Più sostegno agli agricoltori contro la flavescenza dorata. Interventi coordinati a livello nazionale, investimenti in ricerca scientifica e risorse economiche a sostegno delle imprese vitivinicole, sono le richieste che il presidente Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, fa al Governo e al Ministro dell’Agricoltura e Sovranità Alimentare, Francesco Lollobrigida, per il contrasto alla diffusione della flavescenza Dorata, una delle malattie epidemiche più gravi che interessano il comparto vitivinicolo.
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Wine & Food
La prima degustazione in simultanea in 19 Università italiane è firmata Assoenologi
Se c’è un luogo dove, per antonomasia, si fa cultura, quello è l’Università. E vale anche per il vino, che con Assoenologi ha dato il via ad un’esperienza originale, ovvero una degustazione, focalizzata sui vini vulcanici, in simultanea in tutti i 19 atenei italiani che rilasciano il titolo di enologo, ovvero le Università degli Studi di Torino, Milano, Verona, Padova, Udine, Trento, Bolzano, Bologna, Firenze, Pisa, Palermo, Sassari, Teramo, Napoli, Perugia, Università della Tuscia, Università del Salento, Università Politecnica delle Marche e Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza. Un evento promosso da Amorim Cork e dai giovani di Assoenologi, e trasmesso anche su Facebook (sulla pagina di Assoenologi), la “prima volta” di un percorso di lungo raggio.
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Se l’attenzione alla salute cambia anche l’alta cucina italiana: parola di grandi chef
A WineNews Chicco Cerea (Da Vittorio), Davide Oldani (D’O), Andrea Aprea (Ristorante Andrea Aprea), Guido Paternollo (Pellico 3). Meno grassi e più leggerezza, più vegetali e meno carni, per una cucina che è prima di tutto nutrimento e benessere, prima che esperienza gastronomica. E che aiuta la lotta al comportamento dei disturbi alimentari, di cui soffrono 3 milioni di persone in Italia, insieme alla Fondazione Cotarella.
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