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N. 4.174 - ore 17:00 - Domenica 16 Marzo 2025 - Speciale ProWein - Tiratura: 31.289 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
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| | | Con Vinitaly a Verona che resta punto fermo come evento principe per il racconto ed il business del vino italiano, e Wine Paris in grande ascesa guardando al mondo - nell’edizione 2025 oltre 600 le cantine italiane volate a Parigi, e molte altre in lista d’attesa - in molti vedono la ProWein un po’ in declino. Ma la Germania, però, resta un grande ed imprescindibile mercato del vino, soprattutto per l’Italia. Per questo, almeno in questa edizione 2025, restano tanti (sebbene in calo sul passato), gli italiani, oltre 800, protagonisti alla ProWein 2025, di scena dal 16 al 18 marzo a Düsseldorf (con WineNews a raccontarla). | |
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| | Arriva in un momento delicato, in cui la guerra commerciale e dei dazi tra Usa e Unione Europea sta prendendo corpo, e che mette ancora più al centro il fondamentale mercato continentale del vino, la ProWein 2025 a Düsseldorf. Dove l’Italia è il Paese con più espositori in assoluto, alla fiera tedesca: da Albino Armani ad Allegrini Wines, da Altesino, Borgo Scopeto e Caparzo ad Angelini Wines & Estates, da Argea ad Argentiera, da Caprai ad Astoria, da Poliziano a Farina, da Umani Ronchi a Planeta, da Baglio di Pianetto a Barone Pizzini, da Basilica Cafaggio a Bisol, da Bottega a Cadis 1898, da La Vis a Valpolicella Negrar, da Ceci a Settesoli, da Torrevento a Carpineto, da Morando a Zonin1821, da Casanova di Neri a Citra, da Cusumano a Dei, da Donnafugata a Cecchi, da Fantini a Ferrari, da Feudi di San Gregorio a Fontanafredda e Fontodi, da Gruppo Italiano Vini a San Michele Appiano, da Kettmeir a Tramin, da Le Monde a Leonardo da Vinci, da Tenute del Leone Alato a Librandi, da Livio Felluga a Lungarotti, da Frescobaldi a Mazzei, da Marilisa Allegrini a Masciarelli, da Masi a Masottina, da Medici Ermete a Michele Chiarlo, da Monchiero Carbone a Nonino, da Ornellaia a Paladin, da Pasqua a Piccini, da Rocca delle Macìe a Ruggeri, da Schenk a Serena Wines, da Bellavista a Tedeschi, da Montalbera a Speri, da Tenuta Casenuove a Tenuta di Artimino, da Tinazzi a Tolaini, da Val d’Oca a Varvaglione, da Velenosi a Venica, da Vignaioli del Morellino di Scansano a Villa Sandi, da Zenato a Zorzettig, sono solo alcune delle tantissime aziende, che, da sole o nelle collettive, da quelle dell’Ice ai raggruppamenti di imprese come Iswa - Italian Signature Wine Academy e Italia del Vino Consorzio, da quelle gestite da gruppi come Area 39 a Fieramente, a quelle di tanti Consorzi di territori importanti del vino italiano, da quello del Brunello di Montalcino a quello del Vino Nobile di Montepulciano, dal Prosecco Doc alla Valpolicella, dalla Franciacorta al Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, da quello Delle Venezie a quello dei Vini d’Abruzzo, dal Soave all’Asolo, dal Chianti al Custoza, dal Chianti Classico all’Alto Adige, dal Friuli Venezia Giulia a Piemonte Land, dall’Istituto Marchigiano Vini ad Assovini Sicilia ed alla Regione Calabria (i commenti dei loro vertici sull’importanza del mercato tedesco). | |
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| | ProWein, ovviamente, avrà il business al centro, ma anche le grandi sfide che il vino mondiale sta affrontando, da anni: dal cambiamento climatico alla sostenibilità, ai mutamenti dei consumi, a partire dai vini no e low alcol, su cui ProWein investe da anni, con tante aree tematiche, come la Masterclass Forum, la Champagne Lounge, ProWein Zero, Packaging & Design, l’Organic World e molto altro. E non manca il “fuori salone”, anche questo, con tanta Italia protagonista, come successo ieri, 15 marzo, prima dell’apertura, con “ProWein Goes City”, la Meininger’s Wine Conference, seguita dalla consegna dei Meininger Award - Excellence in Wine & Spirit (con la Regione Calabria tra gli sponsor), il tasting “Tre Bicchieri Dusseldorf”, firmato Gambero Rosso, ed il “Falstaff Big Bottle Party 2025”, della rivista Falsaff (le cantine in approfondimento). | |
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| | | Il Veneto, patria del “fenomeno” Prosecco, ma ovviamente anche dei vini della Valpolicella, del Soave e del Pinot Grigio delle Venezie, e non solo, si conferma la locomotiva del vino italiano e delle esportazioni, con 3 miliardi di euro di valore, cifra che vale una crescita del 7,3%, un tasso superiore alla media nazionale del 5,5%, sempre nel confronto annuale tra 2024 e 2023. A dirlo sono i dati Istat, analizzati da WineNews, nel “borsino” delle regioni del vino, che evidenziano un peso sempre più evidente della regione veneta sul totale nazionale (ben il 36,8%). Al secondo posto, ma molto distaccata, c’è la Toscana, a 1,2 miliardi di euro, con una crescita che resta rilevante a +8,7%, a dimostrazione dell’appeal sempre solido dei grandi vini rossi, per la terra del Chianti Classico e di Bolgheri, dell’Igt Toscana e del Chianti, della Maremma e del Brunello di Montalcino, del Vino Nobile di Montepulciano, ma anche della “regina bianca”, la Vernaccia di San Gimignano. Toscana che ha superato il Piemonte, la terra del Barolo e del Barbaresco, della Barbera d’Asti e dell’Alta Langa, del Gavi e dell’Asti, tra gli altri, che si ferma a 1,18 miliardi di euro nei 12 mesi 2024 (+0,1%). Veneto, Toscana e Piemonte rappresentano il 66,7% del vino italiano esportato nel 2024 confermandosi le regioni leader del comparto. | |
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| | | Gli oltre 2,1 miliardi di contrassegni per vini Docg, Doc e Igt realizzati dalla Zecca di Stato a tutela e valorizzazione del prodotto, come oggetto del report di Nomisma. Per il 31% delle imprese intervistate il contrassegno è garanzia dell’origine italiana del vino all’estero, mentre per il 27% lo strumento fa da garante per l’anticontraffazione e per la rintracciabilità del prodotto. Inoltre, il 22% degli statunitensi intervistati sul tema sostiene come la fascetta sia la soluzione migliore per combattere l’Italian Sounding. | |
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| | La base d’asta è 20.000 euro e il lotto prevede due magnum di Cros Parantoux 1996 di Henry Jayer, ma ci sono anche due lotti - composti da una singola magnum ciascuno - sempre di Cros Parantoux 1996 di Henry Jayer con base d’asta 11.000 euro e il Richebourg Grand Cru 1985, sempre del “re” del vino di Borgogna, per cui il martelletto parte da 7.500 euro. Ma oltre alle icone francesi, c’è anche tanta Italia nell’asta Finarte “Importanti Vini e Distillati” che si terrà online il 2-3 aprile, dove saranno battuti in totale 1.579 lotti. Lo Stivale si presenta con al top una magnum di Amarone di Valpolicella Classico 2001 di Aneri con base d’asta 3.000 euro, tre bottiglie di Barolo Monfortino Riserva 2015 di Giacomo Conterno a 2.700 euro e una bottiglia di 5 litri di Barolo Ester Canale Rosso 2019 di Poderi dell’Antica Vigna Rionda a 2.200 euro | |
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| | | Con 3,2 milioni di bottiglie prodotte in 480 ettari vitati, l’Alta Langa vuole essere la “chicca” della spumantistica per i palati più esigenti. Con la promessa di arrivare a 6 milioni nel 2030, per le “Alte Bollicine Piemontesi” è arrivato l’ok della Regione Piemonte all’estensione degli ettari (altri 20). WineNews ne parla con Mariacristina Castelletta (presidente Consorzio), Antonio Massucco (Banfi), Nicolò Omento (Bosca), Giulio Bava (Cocchi), Luca Cigliuti (Contratto), Maria e Elia Germano (Ettore Germano), Andrea Farinetti (Fontanafredda) e Davide Benaglia (Mascarello Michele e Figli). | |
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