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WineNews
N. 2.963 - ore 17:00 - Mercoledì 12 Agosto 2020 - Tiratura: 31.087 enonauti,
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La News
Vino on-line in Uk, Italia forte con le denominazioni
Nel Regno Unito come altrove, il lockdown ha spinto la crescita dell’e-commerce enoico per il consumo domestico. Un canale da coltivare anche in questo mercato che per l’Italia rappresenta il n. 3 in volume e valore, e dove il Belpaese deve lavorare ancora molto, visto che, secondo l’analisi di MiBD Wine Analytics sulle referenze dei 50 più visitati store on-line di Oltremanica, l’Italia enoica è discretamente piazzata a livello di denominazioni, almeno tra i vini rossi, con il Barolo presente nel 70% delle carte dei vini, il Chianti nel 64% e la Sicilia (con l’Igt) nel 58%, in una top 15 guidata da Rioja, Mendoza e Cotes du Rhone, manca, almeno nei vertici, tra i brand.
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Primo Piano
Usa, ancora il mercato più “attrattivo” per il vino, al netto di dazi e Covid
A guidare la ripresa dei consumi di vino post pandemia, più che le pur importanti dinamiche interne al comparto, sarà, ovviamente, la ripartenza delle economie dei diversi Paesi del mondo. Anche perché il nettare di Bacco, che per molti è elemento importante del proprio stile di vita, e che in altre realtà, soprattutto ad Oriente, lo sta diventando, è e resta un prodotto voluttuario e non necessario. Nonostante questo, ora più che mai, con una crisi di liquidità che tocca molte cantine d’Italia e del mondo, è fondamentale capire su quali mercati investire. E se è naturale che ogni azienda e ogni denominazione abbia i suoi sbocchi di riferimento, un orientamento generale può servire, ed è quello che arriva dal “Global Compass Wine Market Attractiveness Report” by Wine Intelligence, che mette in ordine i mercati più “attrattivi” per il vino, guardando a parametri economici, (popolazione adulta, Pil pro capite, reddito pro-capite, percentuale disoccupazione, indice di corruzione, livello di globalizzazione) e dati relativi al mercato del vino (volumi e tendenze del mercato del vino, volumi e trend del vino importato, consumi pro capite, trend e potenziali, valore del mercato del vino, trend e prezzo unitario) dei 50 Paesi che muovono le economie mondiali. Ebbene, in questa tempesta pandemica che ha lasciato agli operatori pochissime certezze, una di queste sono gli Stati Uniti, che restano il mercato principale su cui investire, al netto, soprattutto, delle decisioni sui possibili nuovi dazi sui vini Ue che dovrebbero arrivare nelle prossime ore. Al secondo posto sale un mercato piccolo ma orientato ai vini di alta gamma come la Corea del Sud, seguito sul podio dalla Germania, uno dei mercati più importanti in assoluto, soprattutto per i volumi assorbiti. A seguire, ancora, tra i primi 10 mercati, la Cina, la Polonia, la Svizzera, la Danimarca, il Regno Unito, la Francia e, a pari merito, il Canada e la Russia. Paese, quest’ultimo, che torna in “top 10” grazie al balzo in avanti maggiore, scalando ben 23 posizioni rispetto al 2019.  Male l’Italia, che vede peggiorare i suoi indicatori, e scende di 7 posizioni, alla n. 24. Tutto questo, ovviamente, da prendere con le molle, in quadro difficilissimo, visto che secondo gli indicatori di Wine Intelligence, 32 Paesi su 50 hanno visto peggiorare la loro performance.
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Usa, attesa per i dazi sul vino Ue
Sono ore cruciali per il vino d’Europa: ad ore è attesa la decisione degli Usa, sull’introduzione o meno di nuovi dazi sulle produzione europee. E se, come sottolineato nei giorni scorsi dall’Unione Italiana Vini (Uiv), nulla di nuovo dovrebbe arrivare per l’Italia, anche grazie al lavoro della diplomazia italiana nel suo mercato enoico più importante (e dove, secondo l’Osservatorio Uiv, la prima metà del 2020 è stata comunque in crescita dell’1,8% in valore sul 2019, a 980 milioni di dollari), la speranza è che, in un quadro economico già fortemente penalizzato dal Covid, i dazi al 25% su vino e alcolici (ed in questo caso ad essere colpita è stata anche l’Italia) introdotti da ottobre 2019 vengano addirittura rimossi, come avrebbero chiesto 160 membri del Congresso Usa in una lettera al Dipartimento per il Commercio degli Stati Uniti (Ustr), riporta la Federvini.
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Focus
Pasquale Forte investe nel Brunello di Montalcino
Da “sognatore pragmatico”, come ama definirsi, Pasquale Forte, inventore, imprenditore alla guida di un gruppo leader nella tecnologia per l’automotive come Eldor Corporation (3.000 dipendenti in tutto il mondo), è anche agricoltore, e in pochi anni, la sua Podere Forte, azienda agricola e vinicola incastonata nelle colline della Val d’Orcia Patrimonio Unesco, è diventata una delle cantine di riferimento della Toscana e d’Italia. Ma gli investimenti nel territorio di Pasquale Forte (proprietario anche del ristorante stellato Osteria Perillà, a Rocca d’Orcia) non si fermano: dopo aver acquisito a Montalcino la residenza storica del Vescovo, fatta costruire dal Papa nel Cinquecento, ora sarebbe vicino all’acquisto di un ettaro a Brunello di Montalcino ad altissima vocazione, per un progetto enoico e di accoglienza di altissimo livello e di grande artigianato enoico. Una produzione “sartoriale”, intorno alle 4.000 bottiglie, per un Brunello di Montalcino che sarà prodotto e vinificato nelle antiche cantine del palazzo vescovile, ricreando così una “cantina urbana” unica nel cuore della città del Brunello. Nei prossimi giorni, Forte sarà tra i vigneti di Montalcino per valutare alcuni appezzamenti insieme ai due consulenti di caratura mondiale, Lydia e Claude Bourguignon, due tra i più qualificati ingegneri agronomi al mondo.
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Cronaca
Se il vino è questione “di spazio”
Se spesso, giustamente, le ricerche si concentrano su quanta acqua serva per produrre un bene, c’è anche chi ha indagato la produzione di cibo in termini “di spazio”. Ed il vigneto, in questo senso, si dimostra assai virtuoso: per produrre un chilo di vino bastano 1,8 metri quadrati di terreno, nel complesso. Meglio fanno solo orzo, patate, agrumi, pomodori, mele, cavoli, cipolle verdure e radici varie. È una curiosità evidenziata dalla American Assosciation of Wine Economics, che ha analizzato uno studio dei ricercatori Poore e Nemecek, pubblicato su “Science”. 
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Wine & Food
A scuola in campagna, con gli agriturismi e fattorie didattiche che diventano aule
Pensare alla scuole in campagna è qualcosa che riporta indietro nel tempo, con la mente, agli anni a cavallo della seconda guerra mondiale. Eppure, in questo 2020 di pandemia, in Italia, è qualcosa che potrebbe tornare di attualità. Perché mentre si fa rovente il dibattito sulle modalità di rientro a scuola tra poco più di un mese dalla riapertura prevista, l’Associazione Nazionale Comuni Italiani (Anci) lamenta la mancanza di 20.000 aule su tutto il territorio nazionale, luoghi che servirebbero per consentire agli studenti italiani di stare in classe mantenendo il distanziamento sociale necessario per arginare i contagi. In ogni caso, a candidarsi a diventare aule scolastiche sono agriturismi e fattori didattiche di tutto il Paese, come spiegano i giovani imprenditori della Cia-Agricoltori Italiani, che hanno risposto all’appello Anci.
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Valpolicella: equilibrio nella filiera, e ancora più attenzione a sostenibilità e accoglienza
Il futuro di uno dei territori più importanti del vino italiano secondo il presidente del Consorzio della Valpolicella, Christian Marchesini, che torna alla guida di un territorio fatto da tante piccole aziende e grandi realtà cooperative, che tra Amarone, Valpolicella, Ripasso e Recioto muove un giro di affare da 600 milioni di euro all’anno. “Fondamentale che riparta la ristorazione del mondo per tanti dei nostri produttori. È un territorio in cui le grandi e le piccole aziende sono strettamente legate, ora più che mai serve sintesi e unità nella denominazione”.
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