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WineNews
N. 3.551 - ore 17:00 - Venerdì 18 Novembre 2022 - Tiratura: 31.183 enonauti,
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La News
Il podio dei Paesi esportatori di vino
Ad Usa, Gran Bretagna e Germania, i tre mercati principali per le importazioni di vino, fanno da contrappunto Italia, Francia e Spagna, nel ruolo di Paesi esportatori, confermato dagli ultimi dati Oemv. L’Italia consolida la propria posizione in termini di volumi, con 22,2 milioni di ettolitri spediti nel periodo che va da giugno 2021 a giugno 2022 (+3,8%), davanti a Spagna (21,95 milioni di ettolitri, -3%) e Francia (14,4 milioni di ettolitri, -0,6%), che ha però un giro di affari di gran lunga superiore ai suoi due competitor. Nei 12 mesi le cantine francesi hanno fatturato dall’export 11,75 miliardi di euro (+14,7%), l’Italia 7,56 miliardi di euro e la Spagna 2,96 miliardi di euro.
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Primo Piano
Il ruolo della cucina e dell’agroalimentare nell’economia italiana, tra export e turismo
“Il prodotto italiano enogastronomico è percepito come migliore all’estero, in grado di garantire la salute; nel tessuto nazionale - ha osservato - ancora prevale la filiera corta e l’utilizzo di prodotti stagionali, con proprietà tramandate da secoli, dove la tutela della salute è elevata”. Così, dalla presentazione della “Settimana della Cucina Italiana nel Mondo” n. 7 (di scena in tutto il mondo da oggi al 20 novembre), dal titolo “Convivialità, sostenibilità e innovazione: gli ingredienti della cucina italiana per la salute delle persone e la tutela del pianeta”, il Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare e forestale Francesco Lollobrigida, che ha poi ricordato come “l’export ha toccato i 50 miliardi nel 2021 e quest’anno arriverà a 60 miliardi: c’è attenzione per i nostri prodotti e dobbiamo continuare con un’azione offensiva positiva e comunicativa e un’altra difensiva rispetto a modelli che non si sposano con la valorizzazione dei nostri prodotti. Uno è il Nutriscore: non possiamo lasciare che sia una semaforino a fermare le potenzialità benefiche di un modello come quello che abbiamo conosciuto”. Altro argomento nell’intervento del Ministro dell’Agricoltura è stato l’Italian Sounding, “una criticità che chiediamo di contrastare anche a livello internazionale. Dai prodotti italiani, del resto, passa la cultura gastronomica stessa del Belpaese, troppo spesso, più o meno consciamente, vituperata all’estero. Come ricorda la Coldiretti, sempre nella cornice del lancio della “Settimana della Cucina Italiana nel Mondo”, quasi tre italiani su quattro (73%) in viaggio all’estero per lavoro o in vacanza si sono imbattuti almeno una volta in un piatto o una specialità made in Italy taroccati. L’agroalimentare, in questo senso, è anche il motore di un altro settore fondamentale per l’economia del Belpaese, quello del turismo, come ha sottolineato l’intervento della Ministra del Turismo Daniela Santanchè: “nelle politiche del turismo la strada è segnata, è quella dell’investimento nell’enogastronomia. Il nostro Paese ha un’eccellenza nel mondo: il cibo, e sono gli stessi turisti a ricordarcelo. Ogni euro investito nel turismo si moltiplica per tre” (tutti gli interventi in approfondimento).
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Cibi sintetici, il no degli italiani
La carne in provetta adesso è realtà. Per la prima volta negli Stati Uniti è stata autorizzata per il consumo umano. A darne notizia sono Coldiretti e Filiera Italia, dopo l’annuncio della Food & Drug Administration (Fda) di aver approvato un prodotto a base di carne ottenuto da cellule animali proposto dalla Upside Foods, azienda americana che produce pollo sintetico raccogliendo cellule da animali vivi che vengono moltiplicate in un bioreattore. La news sta ovviamente infiammando il dibattito, anche in Italia, dove Coldiretti, Filiera Italia e Campagna Amica, fermamente contrarie al cibo sintetico, hanno promosso una raccolta firme su tutto il territorio nazionale, con l’obiettivo di arrivare ad una legge che vieti la produzione, l’uso e la commercializzazione del cibo sintetico in Italia.
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Focus
Scandinavia, il vino italiano tra monopoli e sostenibilità
Più di 520 milioni di euro nel 2021: è il valore dell’export del vino italiano in Danimarca, Norvegia, Svezia e Finlandia. Un dato che ne racconta l’importanza, a fronte di un accesso che - Danimarca a parte - è fortemente influenzato dai Monopoli di Stato. A raccontare i quattro Paesi del Nord Europa, quattro importatori. Per Buhl, CEO di Laudrup Vin (Danimarca), “se in passato i vini di Cile e Francia la facevano da padrone, negli ultimi anni quelli italiani sono cresciuti, anche se in valore quelli francesi sono ancora al primo posto”. Secondo Marius Odland, portfolio manager di Nordic Wine, Beer & Spirits (Norvegia) “il vino italiano in Norvegia va bene, è il più venduto, con in testa Piemonte, Veneto e Toscana. La tendenza è a preferire vini secchi, più fruttati e freschi, facili da bere e da abbinare”. Margareta Lundeber, fondatrice Handpicked Wines (Svezia), vede “margini di crescita per i vini di Basilicata, Friuli e Alto Adige, come per i vini naturali”. Infine, in Finlandia, per Nina Witikka “il vino è in ascesa nella ristorazione e nell’ecommerce. I vini bianchi italiani hanno avuto un boom prima del Covid, come pure il Prosecco, che si è fatto strada sui social tra i giovani che seguono influencer di altri Paesi” (gli interventi completi in approfondimento).
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Cronaca
Ernst & Young premia Lunelli e Cotarella
Se il vino italiano è un’eccellenza mondiale, il merito è anche di tanti imprenditori che guidano aziende di riferimento. Come Matteo Bruno Lunelli, ad del gruppo Lunelli, vincitore nazionale del Premio Ey (Ernst & Young) “L’Imprenditore dell’Anno” n. 25, “ “per l’impegno nel portare l’eccellenza italiana in tutto il mondo”, e Dominga Cotarella, ai vertici di Famiglia Cotarella insieme a Marta ed Enrica Cotarella, che ha ricevuto il “Premio Speciale made in Italy” per il progetto Intrecci.
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Wine & Food
“I Vini di Veronelli 2023”: Letrari, Vie di Romans, Duemani, Bruno Giacosa e Manincor al top
l Trento Brut Riserva del Fondatore 976 2011 dell’azienda Letrari come “miglior spumante”; il Dut’Un Venezia Giulia Bianco 2019 di Vie di Romans come “miglior vino bianco”; il Sì Costa Toscana Rosato 2021 di Duemani come “miglior rosato”; il Barolo Riserva Falletto Vigna Le Rocche 2016 di Bruno Giacosa come “miglior vino rosso” e il sudtirolese Le Petit 2018 di Manincor come “miglior vino dolce o da meditazione”: sono i “top five” della “Guida Oro I Vini di Veronelli 2023”, presentata oggi e pubblicata dal Seminario Permamente Luigi Veronelli, curata da Andrea Alpi, Gigi Brozzoni, Marco Magnoli e Alessandra Piubello. Sono le eccellenze assolute tra le 436 “Tre Stelle Oro”, attribuite esclusivamente ai vini che hanno conseguito una valutazione di almeno 94/100.
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Piccolo nei numeri, grande ambasciatore del made in Italy nel mondo: la magia del Brunello
A WineNews, le parole ed i racconti di alcuni dei protagonisti dell’epopea del Brunello di Montalcino: Fabrizio Bindocci (Presidente Consorzio del Brunello di Montalcino), Stefano Cinelli Colombini (Fattoria dei Barbi), Giampiero Bertolini (Tenuta Greppo Biondi-Santi), Giacomo Neri (Casanova di Neri), Enrico Viglierchio (Castello Banfi), Alessandro Mori (Il Marroneto), Francesco Marone Cinzano (Col d’Orcia) e Hayo Loaker (Loaker Wine Estates - Corte Pavone).
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