Se questo messaggio non è visualizzato correttamente clicca qui
|
N. 2.852 - ore 17:00 - Giovedì 5 Marzo 2020 - Tiratura: 31.183 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
|
|
|
|
|
|
La notizia ha del clamoroso, ma dopo i rumors arriva anche la conferma ufficiale: la ProWein 2020 è stata annullata, come conferma la Messe di Düsseldorf, con la fiera di riferimento di tutto il mondo enoico che tornerà solo nel 2021, dal 21 al 23 marzo. E non è la sola novità, perché in Francia hanno subito la stessa sorte - ossia la cancellazione - “Les Grands Jours de Bourgogne”, in calendario dal 9 al 13 marzo, con cui i Vins de Bourgogne si presentano al mondo. Rischia anche la settimana dell’en primeur di Bordeaux: sarebbe la prima volta dalla Seconda Guerra Mondiale, ma alle condizioni attuali, è possibile si arrivi ad uno slittamento in autunno. |
|
|
|
|
L’Italia chiude i battenti. Con il decreto del Governo varato ieri, contenente le misure per cercare di contenere l’epidemia di coronavirus, scuole ed Università sospendono le attività fino al 15 marzo, il campionato di calcio si giocherà a porte chiuse per un mese intero, sospesi gli eventi affollati, limitazioni a cinema e teatri, per tutti distanza di sicurezza di un metro. Insomma, dovremo mettere da parte per un po’ le nostre abitudini, la nostra socialità, la nostra voglia di stare insieme. Ma senza perdere il lume della ragione, come sembra invece stia accadendo fuori dal Belpaese, tra l’ironia pecoreccia della tv francese ed il solito uragano di fake news, che dal web - e non solo - si abbatte sulla realtà ogni volta che il mondo vive un momento di crisi o difficoltà, portando con sé una narrazione sbagliata e dannosa sui rischi legati alle produzioni dell’agroalimentare made in Italy. La verità, ribadita dal Ministero della Salute e da uno dei massimi esperti di virologia al mondo, il professore Roberto Burioni, è che il contagio “avviene sempre per via respiratoria e mai attraverso il cibo, anche se crudo”. Il danno, però, è fatto, e adesso il Belpaese, per restituire la dignità che merita al suo wine & food - messo in difficoltà da braccianti stranieri che tornano a casa e autotrasportatori impauriti - dovrà lavorare forte sulla comunicazione, come auspica la Regione Veneto, che ha istituito un tavolo per “liberare le merci e i prodotti agricoli dalla paura surreale e irrazionale del coronavirus rilanciando la sicurezza e la qualità dell’intera filiera agroalimentare del made in Veneto”. E ci vorrà lo sforzo di tutti, “dalla classe dirigente politica a quella imprenditoriale - spiega a WineNews Alberto Mattiacci, docente di Marketing e Business Management all’Università La Sapienza - affinché si capisca finalmente che la comunicazione non è forma, ma sostanza. Questa crisi ci dimostra che una comunicazione mancante, o sbagliata, come quella che è stata fatta fino ad ora nel Paese e dal Paese all’esterno, ha un impatto profondo sull’economia. Impariamo da questa situazione, con umiltà, che la comunicazione è un mestiere, è tecnica, non si improvvisa, ed ha un impatto diretto sui valori economici”. |
|
|
|
|
Il 5 marzo 1990 a Colombaro di Corte Franca un piccolo gruppo di produttori della Franciacorta, fondò il Consorzio di Tutela, con Paolo Rabotti come primo presidente. Era una Franciacorta assai diversa: in termini di produzione di metodo classico altri territori erano leader, ma questo gruppo di visionari aveva compreso il suo potenziale ed immaginava una capacità di distinguersi ed eccellere anche al di fuori dei confini italiani. “Allora - ricorda il presidente del Consorzio del Franciacorta - si immaginava una Franciacorta leader nazionale in qualità, volumi e prezzo, ciò che oggi diamo per scontato ma che allora sembrava utopistico. E non ci sentiamo appagati, sappiamo che il bello deve ancora venire: le nuove generazioni stanno raccogliendo il testimone, con la stessa passione, determinazione ed entusiasmo dei loro padri”. |
|
|
|
|
|
Arrivano ancora dalla Borgogna le bottiglie su cui investire: lo dicono i numeri - almeno quelli a lungo termine - del Liv-ex, con l’indice dedicato ai vini di Beaune e dintorni che fa segnare una crescita dell’81,4% negli ultimi 5 anni. Così, in testa alla classifica dei vini più costosi del mondo di “Wine Searcher”, basata sui prezzi medi online delle diverse annate, dominano le grandi etichette della Côte de Nuits e della Côte de Beaune, con i campioni del Belpaese ancora lontanissimi dalla top 50. Al primo posto, Romanée-Conti di Domaine de la Romanée-Conti, a 20.287 dollari a bottiglia, seguito sul podio dal Musigny Grand Cru di Maison Leroy (17.948 dollari) e dal più prezioso dei Riesling della Mosella, l’Egon Muller Scharzhofberger Riesling Trockenbeerenauslese (14.662 dollari). Italia ben distante dalle prime posizioni, nonostante le ottime performance delle etichette del Belpaese scambiate sull’Italy 100 del Liv-ex, cresciuto del 38,35% negli ultimi 5 anni, ed in territorio positivo anche negli ultimi 12 mesi (+4,94%). Mettendo in fila le bottiglie più care, al top troviamo il Barolo Monfortino di Giacomo Conterno, a 1.115 euro a bottiglia, seguito dal Barbaresco Pajé di Roagna (751 euro) e dal Masseto (717 euro). |
|
|
|
|
|
Il cibo ed il vino, quelli veri e certificati, patrimonio culturale italiano a tutti gli effetti, sono motore non solo dell’economia, ma anche dell’immagine dell’Italia nel mondo, con il sostegno della massima carica dello Stato italiano: il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ieri, nell’incontro al Quirinale con Fondazione Qualivita, ha testimoniato ancora una volta la sua vicinanza al sistema made in Italy, in un incontro, programmato da mesi, ma che nello scenario attuale assume un valore particolare. |
|
|
|
|
Scendono le giacenze di vino in Italia: nelle cantine del Belpaese sono presenti al 29 febbraio 2020 57 milioni di ettolitri di vino, 6,6 milioni di ettolitri di mosti e 400.000 ettolitri di vino nuovo ancora in fermentazione, come rivela l’ultimo report del Ministero delle Politiche Agricole “Cantina Italia”. Oltre il 57% del vino in Italia è fisicamente detenuto nelle regioni del Nord, e nel solo Veneto è presente circa un quarto del vino nazionale; il 51,1% del vino nelle cantine è a Dop, il 26,6% del vino è a Igp, i varietali detenuti costituiscono l’1,3% del totale, ed il restante 21% è costituito da vini da tavola. I vini da Agricoltura Biologica rappresentano il 6,8% del totale, con 10 denominazioni che costituiscono il 40,7% di tutti i vini Dop, Prosecco in testa, con 4,1 milioni di ettolitri. |
|
|
|
|
|
Dall’incontro tra la griffe del Brunello di Montalcino e Microsoft, l’esperienza enogastronomica si rinnova e la degustazione diventa virtuale ed interattiva. Il tasting, restando in azienda, è in condivisione con qualunque parte del mondo: una nuova era per i rapporti commerciali del mondo enoico? A WineNews le parole di Alex Bianchini, alla guida di Ciacci Piccolomini d’Aragona, al fianco del padre Paolo, e Sofia D’Esposito, responsabile Comunicazione e Marketing di Si-Net. Con la “regia” del Gruppo Meregalli. |
|
|
|
|