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WineNews
N. 4.329 - ore 17:00 - Lunedì 20 Ottobre 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti,
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La News
Il Prosecco Dop re dell’export
Se i dati Istat, analizzati da WineNews, sulle esportazioni di vino italiano, aggiornati a luglio 2025, mostrano un segno negativo, l’export di spumanti ha generato, invece, nei primi 7 mesi 2025, 1,3 miliardi di euro (+0,4% nel confronto con gennaio-luglio 2024). Il Prosecco Dop, con oltre un miliardo di euro di esportazioni da gennaio a luglio 2025, copre il 77,7% di export delle bollicine italiane (e il 21,7% del totale del vino italiano), migliorando il dato dell’anno record, il 2024 (+1,9%). Prosecco Dop che, negli Stati Uniti, presenta un valore dell’export sui 7 mesi a 288,2 milioni di euro (+10,2%), nonostante una frenata nel mese di luglio.
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Primo Piano
Vino e mercato globale: il 13% è fatto da riesportazioni, anche da Paesi che non producono
Ci sono Paesi che non hanno mezzo ettaro di vigna, che non producono un litro di vino, ma che, insieme, esportano vino per valori di poco inferiori a quello dell’export di regioni come Veneto e Toscana (intorno a 1,2 miliardi di euro nel 2024, secondo i dati Istat, ndr). O meglio “ri-esportano”. Perché il vino, che da sempre è prodotto “globale”, a volte per arrivare dalla vigna in cui è prodotto al calice di chi lo beve, fa viaggi non solo molto lunghi, ma anche “non lineari”. E così, viene fuori che in un quadro di commercio del vino mondiale che nel 2024 ha mosso 99,1 milioni di ettolitri per 35,9 miliardi di euro, in linea con gli ultimi anni, le riesportazioni, in media, tra il 2018 ed il 2023, hanno pesato per il 13% delle esportazioni totali, pari a 14 milioni di ettolitri per 4,6 miliardi di euro. Emerge dal rapporto approfondito sul tema realizzato dall’Oiv - Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino, “The Global Trade in Wine: Role and Relevance of Re-exportation Hubs”, come aveva anticipato, a WineNews, Giorgio Delgrosso (in un video). Secondo i dati Oiv, infatti, il commercio mondiale di vino rappresenta, oggi, il 47% del consumo globale. Tra il 2018 e il 2023, le riesportazioni hanno costituito circa il 13% delle esportazioni totali di vino, pari a 14 milioni di ettolitri per un valore di 4,6 miliardi di euro. Il rapporto individua diversi tipi di hub di riesportazione: dai tradizionali centri commerciali europei, come il Regno Unito, che resta una piattaforma fondamentale per la redistribuzione, ai gateway premium dell’Asia, come Singapore, dove i vini di alto valore vengono canalizzati verso i mercati regionali. Ma si evidenziano anche nuovi attori regionali emergenti, come Canada e Angola, che contribuiscono a collegare i mercati vicini e a diversificare le rotte commerciali. Uno studio (in approfondimento) basato sui dati di 98 Paesi con volumi di esportazione sopra i 100 ettolitri, e divisi, in base al rapporto tra produzione ed esportazione, in un gruppo che esporta vino ma non ne produce, in uno di  Paesi che esportano più vino di quanto producono, e in uno di Paesi le cui esportazioni sono inferiori alla produzione, di cui fanno parte tutti i principali produttori ...
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“L’epoca dei vini leggeri”
“Essere o non essere” era il dubbio esistenziale declamato da Amleto nell’opera di William Shakespeare. E ora, “cambiare o aspettare”, più prosaicamente parlando, è quello che si chiede il mondo del vino, che, come tanti altri prodotti, si trova davanti ad una società e ad uno scenario mondiale che cambiano a ritmi mai visti prima. In una fase in cui, tra mille dubbi, è sempre più chiara la ricerca di “leggerezza”, quando ci si riferisce al vino. Dal punto di vista del grado alcolico, certamente, ma anche dal punto di vista del prezzo, così come dell’approccio e del linguaggio. Come emerge, tra le altre cose, dalla riflessione (in approfondimento) del professor Gianni Moriani, storico della cucina e del paesaggio agrario italiani, con il quale WineNews si confronta spesso su molti temi, secondo il quale “siamo entrati nell’epoca dei vini leggeri”.
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Focus
“Slow Wine” 2026 e il futuro dei vini buoni, puliti e giusti
Dal “Premio alla Carriera” a Graziano Prà della cantina veneta Prà, al “Giovane Vignaiolo” Pilar Gritti alla guida con il fratello Andrea della cantina umbra Andrea Pilar; dalla “Novità dell’anno”, il Fiano che Bruno De Conciliis produce a Morigerati nel Parco Nazionale del Cilento, alla migliore “Accoglienza in cantina” di Isabella e Paolo Carpineti alla Marco Carpineti a Cori, nel Lazio, dal “Premio per la Viticoltura Sostenibile” a Ferdinando Principiano nelle Langhe, a quello per la “Vitalità del Suolo” ad Andrea Dibenedetto de L’Archetipo a Castellaneta, ed al “Premio Slow Wine Coalition alla Solidarietà” a Marco Bechini della cooperativa Calafata a Lucca che salva dall’incuria i terreni e ridà dignità alle persone fragili: ecco i “Premi Speciali” di “Slow Wine” 2026, la guida di Slow Food ai vini buoni, puliti e giusti (7.972 vini e 1.172 cantine, di cui 133 novità e 242 “Chiocciole” - in testa Piemonte, Toscana e Veneto - i “Vini Slow” che rispondono alla filosofia di Slow Food, una selezione di “Top Wine” e “Best Buy”, e l’inserimento della grammatura del vetro delle bottiglie). Tre i fronti per il futuro del vino italiano, per il curatore della guida Giancarlo Gariglio: intervenire su reimpianti, estirpi, rese e disciplinari; favorire aggregazioni tra realtà troppo piccole; investire in formazione e comunicazione di qualità.
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Cronaca
La vendemmia del Vigneto Pusterla
Tra le tante vendemmie d’Italia, ce ne sono alcune davvero peculiari, per la storia dei luoghi in cui avvengono. Come quella del Vigneto Pusterla, nel cuore di Brescia, ritenuto il vigneto urbano più grande d’Europa, di Emanuele Rabotti, proprietario della vigna, patron di Monte Rossa (e presidente Consorzio Franciacorta). Un vigneto particolare, dove, nei giorni scorsi, si è celebrato il rito della raccolta dell’uva Invernenga, varietà a bacca bianca tardiva coltivata a pergola. Un vigneto dalla storia antica, che inizia nel 1037, con il Monastero regio di Santa Giulia ...
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Wine & Food
Guida “Ristoranti d’Italia” 2026 by Gambero Rosso, 55 le “Tre Forchette”
Sono 55 i ristoranti che rappresentano l’eccellenza della gastronomia italiana ottenendo le “Tre Forchette”, ovvero il massimo rating per le cucine d’autore, secondo la Guida “Ristoranti d’Italia” 2026 by Gambero Rosso, presentata ufficialmente oggi: in testa alla classifica ci sono l’Osteria Francescana a Modena dello chef Massimo Bottura, il Piazza Duomo di Alba con Enrico Crippa e Ristorante Reale di Castel di Sangro dello chef Niko Romito, che svettano nell’Olimpo con 97/100. Cinque sono le nuove “Tre Forchette”: Contrada Bricconi, Il Luogo Aimo e Nadia, Villa Maiella, Zia e Marotta. E, per la prima volta, il premio “Ristorante dell’Anno” è andato ad una trattoria, La Madia a Brione (Brescia). Ma la Guida, una delle più importanti in Italia, giunta all’edizione n. 37, presenta un racconto unico del sapore italiano, accompagnando il lettore in 2.600 indirizzi in tutto lo Stivale.
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Castello del Terriccio
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Masottina
WineNews.tv
Il Sulcis, uno dei cuori della Sardegna, dove il vino racconta una storia di rinascita
Alla scoperta della culla del “Carignano del Sulcis” ma non solo, tra cantine come Santadi, Mesa (Herita Marzotto Wine Estates), La Sabbiosa e Piede Franco, e progetti di territorio che narrano la riscoperta di un territorio che viveva “sotto terra”, incentrato sulla durissima attvità mineraria, e che oggi vive una nuova vita e guarda al futuro grazie alla voglia di un sistema vinicolo e sociale che vuole mostrare al mondo, con orgoglio, l’autenticità e la qualità della sua produzione vinicola, dei suoi paesaggi e della sua gente.
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