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WineNews
N. 2.817 - ore 17:00 - Giovedì 16 Gennaio 2020 - Tiratura: 31.110 enonauti,
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La News
Le quotazioni delle uve in altalena
L’ampia produzione di uve - e le cospicue giacenze di vino in cantina - spiegano l’assenza di aumenti per i prezzi delle uve da vino che si è registrata in molti areali produttivi del Paese, con i listini che mostrano cali importanti per i prezzi delle uve venete, dall’Amarone (-21%) al Prosecco (-14%), ma anche delle uve Sangiovese del Chianti (-21,5%). Tengono le quotazioni delle uve atte a Brunello di Montalcino e Nobile di Montepulciano, secondo il report “I prezzi delle uve da vino rilevati dalle Camere di Commercio Vendemmia 2019”. Boom dei prezzi delle uve del Montepulciano in Abruzzo (+22,6%) e delle uve atte a Lambrusco in Emilia Romagna (+48,3%).
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Primo Piano
L’industria del vino Usa guarda al futuro tra paure e speranze
Quando pensiamo agli Stati Uniti, dal nostro punto di vista, italiano ed europeo, immaginiamo essenzialmente il più grande mercato del mondo. Eppure, dalla California all’Oregon, passando per lo Stato di Washington, gli Usa sono da decenni uno dei principali produttori del mondo, e vive dinamiche, anche in questo senso, da tenere ben presenti per capire, al netto di eventuali dazi sulle produzioni europee, come si evolve e verso dove guarda il mercato dei consumi. Raccontato, come ogni anno, dallo “State of the US Wine Industry 2020” firmato da Rob McMillan, fondatore della Silicon Valley Bank Wine Division, che tratteggia un quadro ricco di sfumature e di contraddizioni. Dopo 25 anni di crescita ininterrotta dei consumi, infatti, il mercato Usa sembra affrontare per la prima volta una saturazione dell’offerta, anche se nel 2019 il settore enoico ha toccato un nuovo record a valore, con i Baby Boomers che bevono sempre meno ed i Millennials ancora lontani dal prendere il loro posto. Tutti motivi che portano i produttori americani a mostrare un certo pessimismo (nel complesso il 49% dei vignaioli ha una visione negativa del futuro), nonostante il giudizio ampiamente positivo per l’anno appena concluso: per il 24% dei produttori è stato il miglior anno di sempre, per oltre il 20% uno dei migliori di sempre, per il 24% comunque un anno positivo, e per il 14% un anno né positivo né negativo, giudizio che accomuna appena il 18% dei vignaioli americani. Una dicotomia, tra ciò che è stato e ciò che sarà, con tutte le sue preoccupazioni, ben riassunte nello “State of the US Wine Industry 2020” dai sette trend di cui preoccuparsi ed i sette trend da cui ripartire che, a ben guardare, sono uno il negativo - o il positivo - dell’altro. Il ritardo dei Millennials, ad esempio, può essere letto come una possibilità - la più grande - di crescita, con l’eccesso di offerta che potrebbe tradursi in una maggiore qualità media, mentre i Baby Boomers mostrano una certa resilienza nei loro consumi, e nonostante la concorrenza dei vini importati, l’industria enoica cresce in Oregon nello Stato di Washington, con i modelli di business dei retail capaci di rispondere alle necessità e agli stimoli del mercato, tanto che in Usa non ci sono mai state tante enoteche come oggi ...
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Caviro e Antinori da “Top Job”
Antinori, Caviro e Martini & Rossi: sono le cantine italiane in cui si lavora meglio, soprattutto dal punto di vista del welfare aziendale, come racconta la classifica “Top Job 2020” stilata dall’Istituto Tedesco Qualità e Finanza (Itqf) e basata sullo studio delle eccellenze di welfare aziendale e carriera in Italia tra le 2.000 aziende con il maggior numero di dipendenti. Nel settore bevande, ai pedi del podio c’è la Marchesi Antinori, top player, per storia, fatturati e blasone, del settore vitivinicolo italiano, con il punteggio di 71,8%, davanti al Gruppo Caviro, uno dei giganti della cooperazione del vino italiano, e proprietario di tanti marchi, come il Tavernello, al quinto posto con il 68,2%, e alla Martini & Rossi, al sesto posto, icona degli alcolici e delle bollicine, dal 1993 inclusa nel gruppo Bacardi, con il 65,6%.
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Focus
Tenuta Greppo di Biondi Santi tra zonazione e storia
Nella cantina della Tenuta Greppo, dove alla fine dell’Ottocento è nato il Brunello di Montalcino, si iniziano a vedere i primi cambiamenti, portati dalla nuova proprietà, il gruppo francese Epi della famiglia Descours, tutti mirati, ovviamente, a mantenere inalterata la cifra dei vini a marchio Biondi Santi. In cantina fanno capolino tini in cemento grezzo accanto ai tronco conici di rovere, in vigna è partito da poco il progetto di zonazione aziendale, un lavoro accurato di analisi, studio e scannerizzazione dei suoli che mette insieme agronomia, geologia e climatologia. Il Greppo, del resto, è “condannato” a valorizzarsi, sia attraverso il consolidamento del patrimonio vigneti, con i 6 ettari di vigneto a Brunello acquisiti dalla confinante Poggio Landi, con l’obbiettivo di passare da una media di 90.000 bottiglie all’anno ad un potenziale produttivo complessivo di 110.000, sia prestando attenzione e cura al proprio patrimonio storico, come racconta il lancio del Brunello di Montalcino Riserva 2012 della Tenuta Greppo, l’ultimo vino firmato da Franco Biondi Santi, il “custode del Brunello”, a cui è stata dedicata l’etichetta: la sobria aggiunta di una strip sottile con la dizione “dedicato a Franco Biondi Santi”.
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Cronaca
Come corre il fuori casa
Il giro d’affari dei consumi fuori casa, nel 2020, toccherà i 65,48 miliardi di euro, con una crescita della spesa complessiva del +2,2%, della spesa media del +0,7% e delle visite nei locali del Belpaese del +1,5%: a dirlo, le previsioni del report “Destinazione Fuori Casa” firmato da Npd Group. La spesa media pro capite tocca i 940 euro l’anno, ma aumenta anche il numero dei pasti (180 in media) e dei piatti ordinati al ristorante, mentre il fatturato del food delivery tocca i 2,5 miliardi di euro.
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Wine & Food
Miele italiano, una grande campagna mediatica a sostegno dei consumi
Clima impazzito, da un lato, con il maltempo ed il susseguirsi di eventi meteorologici estremi, e, dall’altro, un mix tra gli effetti del cambiamento climatico e l’inquinamento ambientale, patologie delle api e aggressori dell’alveare: ecco lo scenario di un 2019 che per il miele italiano è stato un’apocalisse, con una produzione diminuita mediamente del 50% con punte del 70% in alcune regioni, per un giro di affari che non supera i 150 milioni di euro. A dirlo è un report straordinario dell’Osservatorio Nazionale Miele, analizzato da WineNews per il Congresso dell’Apicoltura Professionale Italiana Aapi (Grosseto, 29 gennaio-2 febbraio), dal quale gli apicoltori italiani lanceranno un nuovo allarme per la gravità della crisi del settore, pensando ad una grande campagna mediatica a sostegno e per la promozione del prodotto nazionale.
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WineNews.tv
Igor Boccardo (Genagricola): il settore vinicolo ha ancora tanto potenziale da esprimere
“Di progetti, per il settore vino, ce ne sono tanti, ma è ancora presto per parlare di nuove acquisizioni. Adesso il punto fondamentale è che abbiamo 900 ettari vitati, il che ci mette ai vertici nel Belpaese per estensione, ma se guardo alle performance commerciali siamo nella parte bassa del ranking. C’è un mismatch da bilanciare, puntando essenzialmente sulla qualità e sulla tecnologia del comparto vitivinicolo, specie su alcune cantine. Ci saranno brand che entreranno nella fascia alta del mercato ed altri che andranno nel mainstream”.
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