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N. 3.566 - ore 17:00 - Lunedì 12 Dicembre 2022 - Tiratura: 31.127 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Lo Champagne alza l’asticella degli obiettivi di sostenibilità ambientale: il Comité Champagne, ha annunciato il lancio del piano “Net-O Carbone”, che mira alla neutralità carbonica di un’azienda o di un settore entro il 2050, rispettando i requisiti fissati nell’accordo di Parigi nel 2015. La filiera dello Champagne mira così a ridurre le proprie emissioni del 75% tra il 2003 e il 2050, con il rimanente 25% che potrebbe essere compensato da un fondo “Carbone Champagne”, con il settore che acquisterebbe crediti di carbonio fino al saldo delle sue emissioni attraverso progetti locali a sostegno di azioni in campo agricolo, energetico e forestale. |
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Nonostante un 2023 che, a detta di molti, si annuncia ancora più incerto del 2022 per il mercato del vino mondiale, tra la recessione attesa in diversi Paesi europei, e caro materie prime e trasporti che in parte ha attenuato i suoi effetti, almeno sul fronte della logistica, ma che resta fonte di preoccupazione, la cronaca “parziale” dell’anno delle esportazioni continua a raccontare di una crescita a doppia cifra nei primi 9 mesi 2022 sul 2021, con il record di 8 miliardi di euro a fine anno profetizzato dalla Federvini che pare davvero alla portata. I dati Istat, appena aggiornati a settembre, analizzati da WineNews, parlano di esportazioni per 5,8 miliardi di euro in crescita del +12,2%, con dati più o meno positivi, ma comunque in crescita, dai principali mercati. Negli Stati Uniti, per esempio, che continuano a pesare per quasi un quarto di tutto l’export enoico tricolore in valore, il saldo nei primi 9 mesi è di 1,4 miliardi di euro, anche se la crescita percentuale è inferiore alla media complessiva, e si attesta al +9%. Bene anche la Germania, con un +6% che si traduce in esportazioni pari a 855,3 milioni di euro, e continua a crescere in maniera sostenuta anche il Regno Unito, nonostante qualche complicazione legata alla Brexit e ad un quadro economico non esaltante in Uk, dove sono arrivati vini italiani per 582 milioni di euro, con un aumento del +14,9% sullo stesso periodo del 2021. Tra i mercati più importanti per le cantine tricolore, vola il Canada, che con un +23,3% si attesta a 347 milioni di euro, mentre cresce in modo molto più moderato la Svizzera, a quota 302 milioni di euro, con una variazione del +3,5%. Continua a volare, invece, la Francia, dove l’export del vino italiano è rappresenta in larghissima parte dal Prosecco: Oltralpe, le esportazioni tricolore hanno fruttato 208,2 milioni di euro ai produttori del Belpaese, con una crescita del 30%. Dati che, in un quadro a tinte scure, regalano più di un sorriso al sistema produttivo del vino tricolore, in vista dell’anno che verrà. |
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In fondo lo sapevamo già, ma adesso arriva la conferma ufficiale della scienza: un piatto di pasta ci rende felici. Lo rivela lo studio del “Behavior & Brain Lab” dell’Università Iulm di Milano, realizzato per i pastai italiani di Unione Italiana Food (Uif), che, per la prima volta, ha indagato la sfera emotivo-gratificatoria per capire come, quanto e perché siamo felici quando mangiamo un piatto di pasta. Esiste un meccanismo emozionale e neurofisiologico alla base del benessere psicofisico che si prova mangiando spaghetti & Co, che per la prima volta è stato misurato scientificamente. I quattro parametri di analisi esaminati ci dicono che l’esperienza emotiva vissuta durante la degustazione della pasta preferita è pari a quella generata dalla rievocazione di ricordi felici, in particolare quelli legati alla famiglia. |
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Gli italiani, oggi, acquistano fine wines soprattutto in enoteca (19,8%), o direttamente dal produttore (17,5%), anche se cresce il peso della distribuzione moderna, dove si acquistano vini di pregio nel 16,4% dei casi se si parla di punti vendita fisici, e del 9,3% delle occasioni di acquisto se si parla dell’on line delle catene della Gdo. Ma è proprio il mercato digitale a diventare sempre più grande, tra gli acquisti tramite app (8,8%), siti specializzati (9,3%), e siti generalisti (6,6%). Anche se, va detto, tra chi acquista vino nella Grande Distribuzione (lo fa il 73% degli italiani), ben il 75% non sa cosa siano i fine wines. È uno degli aspetti che emergono dall’indagine di Nomisma Wine Monitor per l’Istituto Grandi Marchi, compagine che riunisce 18 delle più prestigiose realtà del vino italiano. Fine wines che, secondo gli italiani, sono tali quando esprimono qualità eccellente (affermazione con cui è d’accordo il 64% del campione), hanno un prezzo elevato (61%), sono contraddistinti da proprietà sensoriali eccezionali e sono prodotti da brand e cantine prestigiose o storiche (57%), non perdono le loro caratteristiche o le migliorano nel tempo (53%) e non solo. La Toscana è la regione più associata ai fine wine, Barolo la prima denominazione che viene in mente (continua in approfondimento). |
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Il vino più “estremo”? Il Passito di Pantelleria Doc Shamira di Basile, campione italiano con il “Gran Premio Cervim” per il miglior punteggio in assoluto, e incoronato anche con il “Premio Cervim Piccole Isole”, al “Mondial des Vins Extrêmes” del Cervim - Centro di Ricerca, Studi, Salvaguardia, Coordinamento e Valorizzazione per la Viticoltura Montana, all’edizione n. 30 di scena a Torino. E per il quale la regione con il maggior numero di vini eroici al mondo è la Valle d’Aosta, incoronata con il “Premio Mondial Vins Extremes”. |
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L’olio extravergine di oliva italiano, uno dei fiori all’occhiello del Belpaese, è ancora una volta al vertice a livello internazionale. A certificarlo è “Flos Olei 2023”, edizione n.14 della più importante guida mondiale, curata da Marco Oreggia e Laura Marinelli. Un derby italo-spagnolo quello per il “Migliore Olio Extravergine di Oliva dell’Anno”, che ha visto trionfare il Frantoio Giovanni Batta (Umbria), con il Dop Umbria Colli del Trasimeno da agricoltura biologica. Resta invariata la lista dei magnifici otto oli, da 100/100, della “Hall of Fame”, con ben cinque aziende tricolori: Azienda Agricola Comincioli (Lombardia), Frantoio Bonamini (Veneto), Frantoio Franci (Toscana), Azienda Agraria Viola (Umbria) e Americo Quattrociocchi (Lazio) e tre iberiche con Casas de Hualdo (Castilla-La Mancha), Castillo de Canena e Aceites Finca la Torre (Andalucía).
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Le riflessioni del produttore (in Puglia) e anchorman n. 1 d’Italia, Bruno Vespa, dall’“Oscar del Vino”della Fondazione Italiana Sommelier e Bibenda. “Fare squadra è quello che ci manca, dobbiamo smettere di vendere a prezzi bassi, perchè meritiamo i prezzi più alti, per la nostra qualità. Quando avremo fatto questo, non ci saranno più problemi e timori nel comunicare marchi e territorio anche in tv, dove oggi non avviene. In 15 anni nelle mie trasmissioni ho invitato solo due produttori, Angelo Gaja e Piero Antinori”.
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