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N. 2.478 - ore 17:00 - Lunedì 3 Settembre 2018 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Se i 100/100 di Robert Parker, il guru americano della critica enologica mondiale e creatore di “The Wine Advocate”, sono una sorta di Sacro Graal per il Belpaese, fuori da Piemonte e Toscana sono da sempre una chimera. A spezzare l’incanto è un vino dell’Alto Adige, bianco e prodotto da una cantina cooperativa: il Gewürztraminer Epokale 2009 di Cantina Tramin, capace di conquistare il palato di Monica Larner. “Oggi i 100/100 italiani sono 15 - ricorda a WineNews la corrispondente di “The Wine Advocate” - quando sono arrivata io, 5 anni fa, erano 5 e per la prima volta a riuscirci è un vino bianco prodotto fuori da Piemonte e Toscana”. |
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Il futuro del vino italiano all’estero si “tinge” di bianco: lo dicono i dati, e lo conferma Denis Pantini, responsabile di Nomisma - Wine Monitor, che a WineNews ha ricordato come il vino bianco fermo tricolore “in Italia si beve ormai come il rosso, con le esportazioni che sono cresciute del 26% negli ultimi 5 anni, tanto che oggi l’Italia è il primo esportatore al mondo della categoria”. Merito non solo di varietà popolari come il Pinot Grigio, ma anche di vitigni autoctoni e territori emergenti, specie in Paesi come gli Usa, in cui l’autoctono è una leva competitiva. E se i vitigni autoctoni saranno una tendenza su cui puntare, comunicarli nel modo giusto è la vera sfida che ci aspetta da qui ai prossimi anni. “Gli autoctoni possono avere un grande successo, pensiamo al Prosecco, che nasce dalla Glera - spiega Ian D’Agata, a capo del Progetto Vino di Collisioni - ma ci vuole del tempo: fino al 2000 nessuno parlava di Nerello Mascalese o Pecorino, li stiamo riscoprendo oggi. Gli autoctoni devono farsi conoscere, con un lavoro che va fatto da zero”. Autoctono è bello, ma biologico e longevo è ancora meglio, come racconta, ancora a WineNews, Ampelio Bucci, tra i viticoltori storici delle Marche. “Autoctono, biologico e longevo: ecco - riassume il vigneron - la formula per il successo del Verdicchio. È importante capire che la bottiglia dell’annata in commercio, lasciata qualche anno in cantina, la ritroviamo ancora più buona”. Un grande bianco, in un territorio ricco di storia ma poco conosciuto, con i fondamentali economici che sorridono al Verdicchio, “più conosciuto all’estero che in Italia: è una presenza solida, ma non trainante né di moda”, come ricorda Michele Bernetti, alla guida di Umani Ronchi. Insomma, il primo mezzo secolo del Verdicchio lascia dietro di sé tante conquiste, ma anche possibilità di crescita enormi. “I 50 anni della Doc sono il punto di partenza per un nuovo percorso - commenta Alberto Mazzoni, direttore dell’Istituto Marchigiano Tutela Vini - che poggia su pilastri solidi, 18 milioni di bottiglie prodotte ogni anno ed un business di 50 milioni di euro, ma che ora deve imparare a valorizzare un grande vitigno autoctono, la coltivazione sempre più bio e la longevità dei vini che produce”. |
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Il numero degli enoturisti nel mondo è in aumento, e in aumento sono anche le mete tra cui districarsi: la rivista statunitense Forbes ha selezionato i sei territori del vino imperdibili per ogni food & wine lover, e non stupisce affatto che siano tre in Italia e tre in Francia. Regina indiscussa è la Toscana, che vanta i gioielli di Montepulciano, patria del famoso Nobile, e Montalcino, col celebre Brunello, in cui visitare l’azienda che gli ha dato vita, la Tenuta Greppo della famiglia Biondi Santi. Poi, in Umbria, c’è Montefalco, fiore all’occhiello della Regione con le sue opere architettoniche e artistiche e il suo amato Sagrantino, riportato alla vita dall’azienda Arnaldo Caprai. Per i cugini d’Oltralpe, Forbes segnala tre luoghi simbolo dell’eccellenza enoica francese: Sant-Émilion, a Bordeaux, Sancerre nella Loira e Cassis in Provenza. |
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La forza del Soave? La capacità di attraversare periodi con fortuna alterna grazie alla costanza dell’indotto economico, e quindi dei redditi, che garantisce da decenni, a un territorio a densità viticola elevatissima, al di là delle variazioni dei valori di uve, vino e vigneti. Così ha attraversato 50 anni di mutamenti continui, in un viaggio che si chiude, almeno per ora, e solo simbolicamente, con le 33 unità geografiche aggiuntive della denominazione. Mezzo secolo festeggiato a Soave Versus, nella cornice del Palazzo della Gran Guardia a Verona, dove WineNews ha fatto il punto con il neo presidente del Consorzio, Sandro Gini, tra i produttori più importanti del territorio. “Dopo il picco di notorietà degli anni Settanta, negli anni Ottanta il Soave in Usa non si vendeva, è grazie a chi non ha mollato - ricorda Gini - che la qualità ed il vero Soave sono tornati in auge”. Del resto, come ricorda Aldo Lorenzoni, direttore del Consorzio, “il Soave è stato uno dei primi fenomeni enologici italiani: ha aperto le vie dell’esportazione verso gli Stati Uniti indicando la strada ad altri vini”. Oggi, la coerenza e la stabilità di un tessuto produttivo in cui la cooperazione la fa da padrone, ne fanno una delle denominazioni più stabili e solide sui mercati internazionali. |
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“I danni sono ingenti, una bomba d’acqua che ha letteralmente devastato molti Comuni veronesi, il nubifragio ha martoriato un distretto produttivo strategico per l’economia del Veneto come la Valpolicella, proprio nel momento clou della raccolta dell’uva”. A lanciare l’allarme è il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, ma è cauto il Consorzio della Valpolicella, che crede ancora in “un’annata 2018 per il nostro territorio, al momento, molto buona, anche se dipenderà molto dall’andamento del mese di settembre”. |
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“Erano le 11.40 del 29 agosto, quando La Cité du Vin ha raggiunto la simbolica soglia di 1 milione di visitatori. A poco più di due anni dall’apertura, il 1 giugno 2016, il milionesimo a vacarne le porte, accolto con gli onori del caso, è stato un visitatore inglese”: è così che, con semplicità, orgoglio ed un velo di ironia, La Cité du Vin di Bordeaux racconta il suo successo, consacrandosi un’attrazione imperdibile per Bordeaux per i visitatori curiosi di scoprire la cultura del vino e le sue civiltà nei secoli, raccontate e documentate in un’architettura evocativa ed con metodi educativi innovativi, immersivi e sensoriali. Provenienti da 176 diversi Paesi del mondo, il 74% è francese, il restante straniero, in testa inglesi, americani, spagnoli, svizzeri, tedeschi ed italiani, più del 90% è soddisfatto della sua visita. |
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Il mondo del vino saluta uno dei produttori più amati di Barolo, voce critica e costruttiva per un intero territorio, le Langhe, che ha contribuito a rendere grande con il suo lavoro e la sua passione: se n’è andato, dopo una dura malattia, Beppe Rinaldi. WineNews, nel corso degli anni, ha avuto il piacere di incontrarlo ed intervistarlo più di una volta, in momenti capaci di arricchire non solo il palato, con indimenticabili declinazioni del Nebbiolo, rigorosamente tradizionali, ma anche approfondendo aspetti delicati della contemporaneità, come il rapporto tra mondo produttivo e territorio. |
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