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WineNews
N. 3.366 - ore 17:00 - Mercoledì 3 Marzo 2022 - Tiratura: 31.116 enonauti,
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La News
La resistenza dei viticoltori ucraini
Sin dal primo istante, dalla prima bomba caduta sull’Ucraina, le ragioni e i torti sono apparsi ben chiari, e allora diventa importante non solo stringersi intorno al popolo ucraino, ma anche provare a raccontarne, per quel poco che riusciamo a fare, la piccola comunità del vino. Le cui vicende si intrecciano con quelle di un conflitto drammatico, e arrivato ieri a Kherson, vicino ad una delle regioni enoiche più interessanti del Paese. Da dove, appena qualche giorno fa, Eugene Shneyderis, proprietario di Beykush Winery, assicurava di non avere alcuna intenzione di abbandonare le proprie vigne e la propria terra, decisa a resistere. Per quanto possibile.
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Primo Piano
Fine wines e ristoranti, la ripresa si sente, ed il 35% consumatori pronto a spendere di più
Il 2021 ha portato ad un buon recupero delle vendite di food e wine nella ristorazione italiana, un rimbalzo del +22,3% sul 2020, sopra i 66 miliardi di euro, che fa ben sperare per le prospettive dei fine wines, per i quali la ristorazione rappresenta un canale di importanza strategica. Non solo commerciale, ma anche culturale, una spinta a quell’“upgrading” degli enoappassionati tricolori, che oggi dimostrano di essere più consapevoli e autonomi nelle scelte. Tanto che l’88% nel 2021 ha ritenuto importante la presenza dei marchi a denominazione sul vino da ordinare fuori casa (contro l’86% del 2019), così come la marca-cantina nota che resta importante per l’82%, la provenienza locale (80% contro il 78% precedente) e i vitigni autoctoni (79% contro il 77% del 2019). E anche se nel 2021 siamo rimasti lontani dai livelli di fatturato del 2019, in cui il “food service” in Italia si attestava a 85,5 miliardi (-22,4%), le prospettive dei vini di pregio nel mercato nazionale sono promettenti, visto che le quantità totale del vino consumato fuori casa è salito nel 2021 al 9%, dal precedente 6%, la differenza tra chi ha aumentato e diminuito la spesa di vino nel fuori casa è passata dal -27% del 2020 al -19% del 2021. E, soprattutto, il 35% dei consumatori prevede che, nel 2022, la spesa di vino fuori casa crescerà, in primis perché si andrà più ristoranti. Sono i dati principali che emergono dal Rapporto “Vino e ristorazione tra Covid e dintorni, posizionamento e prospettive per i fine wines nel mercato italiano”, curata da Nomisma-Wine Monitor per conto di Istituto Grandi Marchi (che mette insieme 18 dei più prestigiosi nomi del vino italiano, Alois Lageder, Folonari Tenute, Antinori, Argiolas, Ca’ del Bosco, Carpenè Malvolti, Col d’Orcia, Donnafugata, Jermann, Lungarotti, Masi, Mastroberardino, Michele Chiarlo, Pio Cesare, Rivera, Tasca d’Almerita, Tenuta San Guido e Umani Ronchi) e presentata nel salone della Stampa Estera a Roma. Secondo il presidente Piero Mastroberardino, sul 2022, nonostante tutto, si può essere moderatamente fiduciosi e ottimisti: “c’è voglia di tornare a recuperare posizioni sui canali classici come l’horeca”, e sui mercati internazionali, “stiamo ripopolando le agende dei viaggi, degli eventi all’estero, quindi siamo contenti, la sensazione è che ci sia voglia di riaprire”.
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SMS
Il “ritorno” dell’economia domestica
Dici economia domestica e pensi alle immagini in bianco e nero di quelle scuole per sole donne per diventare perfette “regine di casa”. Ma a ben guardare oggi anche gli uomini, e tanti giovani, si sono messi ai fornelli ed hanno iniziato ad occuparsene. Senza le difficoltà e le problematiche che per secoli le donne sono state costrette ad affrontare, ma facendola diventare nevralgica per la parità di genere. Tanto che c’è chi auspica il ritorno di corsi specialistici nelle Università dedicati ad una pratica solo apparentemente d’antan, che ha contribuito al progresso mondiale sotto tantissimi aspetti, come spiega il volume “The Secret History of Home Economics: How Trailblazing Women Harnessed the Power of Home and Changed the Way We Live” della giornalista americana Danielle Dreilinger. Ed il tutto partendo spesso da un semplice gesto: cucinare.
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Focus
Castiglion del Bosco, a Montalcino, passa di mano
Castiglion del Bosco, una delle più grandi e storiche tenute del territorio di Montalcino, proprietà di Massimo e Chiara Ferragamo dal 2003, inizia un nuovo capitolo della sua storia con il passaggio ad un importante family office internazionale (che resta riservato, così come la cifra dell’affare, ndr). La notizia era nell’aria da qualche giorno (ma le conferme erano difficili da trovare, ndr), con tanti rumors, ed ora arriva una nota stampa ufficiale a confermarlo, che Winenews è in grado di anticipare. “La decisione di questo avvicendamento nasce con l’obiettivo di garantire lo sviluppo futuro sia della parte ospitalità che di quella agricola dell’intera proprietà, e avviene nel segno della continuità. Massimo e Chiara Ferragamo rimangono infatti coinvolti nell’azienda, e viene confermato anche il management, a partire dal Ceo Simone Pallesi”, si legge nel comunicato che Winenews è in grado di anticipare. Ennesimo passaggio di mano in questo avvio di 2022, e che in questo caso coinvolge una delle tenute più grandi e storiche del territorio, cantina che è tra i soci fondatori del Consorzio del Brunello di Montalcino, nel 1967: 2.000 ettari nel cuore della Val D’Orcia, con 62 ettari di vigneti. La produzione di Brunello di Montalcino Docg raggiunge un totale di 250.000 bottiglie l’anno.
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Cronaca
“La Voce di Biondi-Santi”, e del Brunello
Per la prima volta ad accompagnare l’uscita delle nuove annate del Brunello di Montalcino 2016 e Riserva 2015 di Biondi-Santi, la storica griffe dove è nato a fine Ottocento, oggi icona mondiale di proprietà del Gruppo Epi della famiglia Descours, è “La Voce di Biondi-Santi”, operazione culturale che sarà realizzata per ogni nuova annata, dedicata all’“Equilibrio” alla base della loro eccezionale longevità, con l’audiolibro “Grappoli di note” di Elena Dallorso con le voci di Neri Marcorè e Tomas Arana, dell’ad Giampiero Bertolini, del direttore Federico Radi, e non solo. 
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Wine & Food
Coltivati in fazzoletti di terra da vignaioli di “frontiera”, ecco i “Vitigni, vini rari e antichi”
Oltre 290 vitigni del ricco e ancora poco conosciuto giacimento viticolo del nostro Paese, alcuni coltivati in piccolissimi fazzoletti di terra e che una nicchia di coltivatori “di frontiera” sta coraggiosamente tentando di salvaguardare e proporre all’attenzione di una nuova economia sempre più attenta alla tutela dei prodotti identitari. A raccoglierli, è “Vitigni, vini rari e antichi. Le unicità dell’Italia enoica”, volume di Ivano Asperti, Premio Speciale ai “Gourmand World Cookbook Award 2021” nella sezione “Drink Culture” (tra oltre 1.500 pubblicazioni provenienti da più di 200 Paesi e regioni del mondo), dedicato a soddisfare la curiosità degli appassionati ed approfondire la conoscenza degli operatori, ma che vuole anche stimolare altri vignaioli a proporsi in termini più riconosciuti e visibili.
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Consorzio Vini di Romagna
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WineNews.tv
Il giro del mondo del vino italiano firmato Iem riparte dagli Usa, e fa tappa a Miami
Per il vino italiano il mercato degli Stati Uniti (dove l'export, nei primi 11 mesi del 2021, ha superato il miliardo e 600 milioni di euro) è fatto di mille mercati, molti dei quali ancora tutti da scoprire, capire e costruire. Tra i più solidi, c'è la Florida, il quarto in valore, con oltre 126 milioni di dollari di vino italiano importato nel primo semestre 2021, secondo i dati Ice, e in netta crescita sul 2019, ultimo anno prima della pandemia. 
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