Se questo messaggio non è visualizzato correttamente clicca qui |
N. 4.320 - ore 17:00 - Martedì 7 Ottobre 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
|
|
| | | “Grandi manovre” tra i big dell’e-commerce enoico mondiale, un settore in cui il fatturato mondiale nel 2025 secondo Statista raggiungerà i 6,73 miliardi di dollari: dopo Decántalo che ha comprato Bodeboca in Spagna, il Gruppo Castel - autentica istituzione in Francia e uno dei più grandi player del vino al mondo con sede a Bordeaux - ha acquisito Tannico, leader nel commercio online di vino, Champagne e liquori con 7.000 referenze e un fatturato 2023 (ultimo dato disponibile) di 64 milioni di euro. Il colosso transalpino ha infatti rilevato le azioni di Campari Group e Moët Hennessey che dal 2021 controllavano il 100% della piattaforma nata in Italia. | |
|
| | Uno dei temi più “spinosi”, per quanto riguarda il vino italiano, e non solo, perché si può estendere la questione a tutti i più grandi produttori europei, Francia e Spagna in particolar modo, è l’eccesso di produzione che crea, di conseguenza, problemi di stoccaggio e quindi anche economici. Un trend che si porta dietro il calo dei consumi, soprattutto per quanto riguarda i vini rossi, tanto che crescono sempre di più le denominazioni che scelgono di ridurre le rese, con i volumi che sono già “minati” dagli effetti climatici sempre più aggressivi. Ma questo fenomeno è qualcosa di tangibile solo negli ultimi tempi o è qualcosa di strutturale? La sovraproduzione, in realtà, intesa come produzione annuale in eccesso rispetto al consumo, sembra qualcosa che c’è sempre stata, in queste dimensioni, anche negli anni in cui se ne parlava meno. Come dimostra una statistica dell’American Association of Wine Economists (Aawe), che cita come fonte, i dati della Commissione Europea nel 2025, nel 2024-2025, il tasso di autosufficienza vinicola, nell’Unione Europea, è stato del 113,6%, e, quindi, significa che la produzione interna ha superato il consumo interno del 13%. Si tratta, però, fa notare l’Aawe, della stessa media, all’incirca, che ha accompagnato gli ultimi venti anni. Il rapporto tra produzione e consumo era del 103,5% nel 2005/2006, del 107% nel 2006/2007, del 110,9% nel 2007/2008, del 111,4% nel 2008/2009, del 106,6% nel 2009/2010, del 106,4% nel 2010/20119, del 111,1% nel 2011/2012, del 111,3% nel 2012/2013, del 120,9% nel 2013/2014, del 114,9% nel 2014/2015, del 117,5% nel 2015/2016, del 124,6% nel 2016/2017, del 104,1% nel 2017/2018, del 134,7% nel 2018/2019, del 115,3% nel 2019/2020, del 120,8% nel 2020/2021, del 115,8% nel 2021/2022, del 126,4% nel 2022/2023 e del 106,8% nel 2023/2024. E se, rispetto allo scorso anno, i consumi sono diminuiti, in rapporto alla produzione, si tratta, comunque, del risultato migliore dal 2017/2018. Una statistica da accogliere positivamente, ma anche da analizzare nel suo complesso: la produzione, infatti, continua a calare e i consumi sono più stagnanti. Sfide e interrogativi che continueranno ad accompagnare il mondo del vino, probabilmente, anche negli anni a venire. | |
|
| | A volte, come si dice, il “diavolo non è così brutto di come lo si dipinge”. O, in ogni caso, per chi fa impresa, avere fiducia nel futuro, è quasi una necessità. Fatto sta che da quegli Usa che, in verità, fino a luglio, hanno registrato una sostanziale tenuta delle importazioni di vino italiano, e dove è andato in scena Vinitaly.Usa, a Chicago, il settore sembra tornato con qualche preoccupazione in meno. Anzi, “si torna a respirare un’aria positiva con un sentiment diffuso di una reazione concreta di produttori, importatori e distributori alle turbolenze di questi ultimi mesi. È unanime la percezione espressa dalle 250 aziende espositrici (20% in più dello scorso anno): i dazi non sono più il tema dominante, e importatori e distributori sono stati più ottimisti e disposti a discutere programmi di vendita, degustare e parlare di nuovi progetti”, spiega Veronafiere ... | |
|
| | | Se è vero che esistono vitigni che identificano specifici territori e territori che attorno all’unicità del legame con uno o più vitigni in essi coltivati costruiscono un racconto avvincente e una comunicazione efficace, il Marzemino della Vallagarina, in Trentino, ne è un esempio. Tant’è che questo territorio, da quasi un quarto di secolo, celebra ogni anno il suo “vitigno bandiera” - e tra le varietà simbolo della viticoltura trentina - con “La Vigna Eccellente”, il premio al miglior vigneto di Marzemino di Isera. Tuttavia, il rosso decantato nel “Don Giovanni” di Mozart grazie al librettista Lorenzo Da Ponte, non sta vivendo un periodo particolarmente felice, tanto che, per garantire il suo futuro, i produttori della Vallagarina e le istituzioni del territorio si riuniranno in un’associazione entro fine 2025 per rilanciarlo e sottrarlo all’oblio. Grazie al lavoro congiunto di Casa del Vino di Isera (che riunisce 35 aziende e anche soci istituzionali come 8 Comuni e l’Apt Rovereto e Vallagarina), Provincia di Trento (con Trentino Marketing) e il Consorzio Vini Trentino, e che riunirà oltre 20 produttori di Marzemino, tra cui player importanti come Cavit, il più grande imbottigliatore, con 7-800.000 bottiglie di Marzemino su un totale di 2 milioni, Vivallis, Cantina di Isera e Cantina di Trento (il progetto in approfondimento). | |
|
| | | Un’opera d’arte permanente per Montalcino, territorio che, da sempre, crea legami tra arte, cultura, identità e vino: il 18 ottobre, il grande artista iraniano Bizhan Bassiri inaugurerà “Vene d’oro del Pensiero Magmatico”, nel palazzo di proprietà e rappresentanza della WineNews, primo atto di “Venti di ottobre”, evento annuale della Fondazione Bassiri, creata da Bassiri con la moglie Camilla Cionini Visani, per gestire, conservare e diffondere la conoscenza della sua opera, e promuovere l’arte e la cultura attraverso iniziative multidisciplinari. | |
|
| | Vertice qualitativo del mondo della Barbera d’Asti e del Monferrato, il Nizza Docg è una denominazione giovane, ma già riconosciuta e apprezzata a livello nazionale e internazionale, con una produzione in costante crescita dal 2014 (anno del riconoscimento della Docg) con 1.093.892 bottiglie vendute nel 2024 (+5% sul 2023) per un giro d’affari arrivato a 30 milioni di euro, di cui il 55% all’export ed esclusivamente in fascia Horeca, e con una presenza in oltre 40 mercati differenti. E che, a partire dal 2026, si appresta ad avere un Consorzio tutto suo. “Un momento storico per tutti noi - ha commentato Stefano Chiarlo, presidente dell’Associazione Produttori del Nizza e alla guida della storica cantina Michele Chiarlo - in poco più di vent’anni siamo passati dall’essere un piccolo gruppo di pionieri a quasi cento produttori”. | |
|
| | | A WineNews, le riflessioni del giornalista, tra le voci più importanti del vino del Belpaese nel “Sol Levante”, premiato da Istituto Grandi Marchi. “I giapponesi amano essere informati, conoscere bene quello che bevono. Guardano al marchio, ma anche al territorio, vogliono vini non solo buoni, ma che abbiano qualcosa da raccontare. Il vino italiano deve continuare a fare comunicazione, a raccontare le storie di aziende, famiglie e paesaggi, un mix che per i giapponesi è di grande interesse”. | |
|
|
|