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N. 2.671 - ore 17:00 - Martedì 18 Giugno 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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I grandi colossi del vino vanno sempre più a caccia di chicche, vini sartoriali e piccole griffe, in Italia e nel mondo. E, così, la storica maison di Champagne Henri Abelé (300.000 bottiglie vendute ogni anno, e fornitrice ufficiale delle corti reali d’Europa e delle più prestigiose istituzioni di tutto il mondo, tra cui il Palazzo dell’Eliseo, la residenza del Presidente francese, l’Unesco e il Senato francese), dal 1985 parte del gigante spagnolo Freixenet, ora passa sotto l’egida della più grande realtà della champagne, Nicolas Feuillatte. A comunicarlo la stessa Feuillatte. Riservate le cifre dell’affare.
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Nonostante la non facile congiuntura continentale, i vini rossi Dop della Toscana restano leader nei principali mercati europei. Lo afferma lo studio Wine Monitor Nomisma, commissionato dal Consorzio Vino Chianti, presentato oggi a Milano. Nel 2018 il valore complessivo delle esportazioni di vini rossi Dop della Regione del Chianti e del Brunello di Montalcino, del Chianti Classico e di Bolgheri, del Nobile di Montepulciano e del Morellino di Scansano, della Maremma e del Montecucco, per citare alcuni delle denominazioni del “Granducato” è stato pari a 518,6 milioni di euro, contro i 273,7 del Veneto e i 242 del Piemonte. In particolare, in Germania l’export di rossi Dop della Toscana nel 2018 è risultato pari a 63 milioni di euro contro i 36 del Veneto, mentre nel Regno Unito è risultato di poco superiore ai 28 milioni di euro, contro i 21 milioni dei rossi del Piemonte. Un primato che, però, è frutto di un consolidamento di quanto fatto in passato, più che della crescita recente. Tra il 2013 ed il 2018, infatti, i vini di Toscana sono cresciuti solo del +3%, rispetto ad una media nazionale del +11%, con l’Italia a 2,3 miliardi di euro, (per l’Australia si parla di un +52%, 1,1 miliardi di euro, e per la Francia di un +14%, a 4,2 miliardi di euro, mentre la Spagna ha fatto +9%, a 1,3 miliardi di euro). Ad incidere su questo modesto tasso di crescita delle Dop di Toscana, c’è stata soprattutto la difficile situazione sul mercato tedesco (-30% a valore), inglese (-5%) e di un po’ tutti i mercati europei, ad eccezione della Francia (+49%) e della Repubblica Ceca (+16%). “Riscontriamo sempre maggiori opportunità di vendita da Paesi non tradizionali importatori. In Europa è esemplare a questo proposito il caso della Francia - afferma Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino Chianti - che sta crescendo a ritmi interessanti”. Certo, sui prezzi c’è da lavorare: guardando ai soli vini rossi, se Bordeaux domina con un prezzo medio di 15,8 euro a bottiglia, la Toscana segue, ma a distanza, a 9,1 euro, e dietro anche al Piemonte, con 12,1 euro a bottiglia, ma meglio del Veneto, a 7,8. In ogni caso, i nuovi mercati di sbocco per i vini rossi Dop della Toscana (e non solo) saranno sempre più dai Paesi extra Ue, che tra il 2013 e il 2018 hanno fatto registrare importazioni complessive in crescita del 33%, contro un +9% dei Paesi Ue. |
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Fu per secoli il vino amato e ricercato in tutte le corti italiane ed europee, da re e personaggi illustri. Nobile ed elegante, non mancava mai nei menù dei Savoia, accanto al Barolo o allo Champagne: il Grignolino, grande vino piemontese da invecchiamento, è stato dimenticato. Ma un gruppo di vignaioli tra Asti e Alessandria, torna a crederci, con il progetto Monferace, antico nome del Monferrato aleramico. 10 i produttori, riuniti nell'associazione guidata da Giulio Carlo Alleva, preciso il disciplinare: Grignolino al 100%, da vigneti di collina, con almeno 4.000 ceppi per ettaro. La resa massima di uva non dovrà essere superiore alle 70 quintali per ettaro. Vino che affina per almeno 40 mesi, di cui 24 in botte di legno. Piccoli, ancora, i numeri: attorno alle 15.000 bottiglie, “ma cresceremo” promettono i produttori. Che già pensano ad una mappatura dei “cru” ... |
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La crisi dei consumi è ormai alle spalle, la Russia torna a crescere, ed a beneficiarne sono anche le importazioni enoiche, che, a livello globale, nel primo trimestre 2019 arrivano a 193 milioni di euro per i vini fermi e 28,6 milioni di euro per le bollicine, con l’Italia che si conferma primo partner commerciale, con 14,4 milioni di euro in bollicine e 48,7 milioni di euro di vini fermi. Come spiega Pier Paolo Celeste, direttore Ice per la Federazione Russa, intercettato da WineNews a Mosca per “Solo Italiano”, l’evento del Simply Italian Great Wines targato Iem (ieri nella capitale, domani a San Pietroburgo), “dall’Italia arrivano sul territorio russo 220.000 bottiglie ogni giorno, di cui 51.000 di spumante, di cui abbiamo una quota del 65%: due bottiglie su tre, tra quelle importate, sono italiane. Per quanto riguarda l’imbottigliato fermo la quota scende al 25%, e se in volume siamo secondi dietro alla Spagna, quando guardiamo al prezzo medio la distanza è abissale, non possiamo neanche considerarlo un nostro competitor”. Certo, nonostante le sanzioni dell’Ue e l’instabilità del Rublo, dopo la crisi del 2014, la Russia sembra aver ritrovato smalto e stabilità, ma le difficoltà non mancano. A partire dalla crescita della contraffazione, come sottolinea Giorgio Bosticco, direttore del Consorzio dell’Asti Docg. |
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Un vino dedicato, il Tellus Syrah, per sostenere l’Istituto dei trapianti e dei tumori infantili, ed un un percorso inclusivo per l’inserimento e l’integrazione di disabili nell’attività ludica: così la Fattoria Tellus, progetto di Dominga, Marta ed Enrica Cotarella, dedicato ai bambini, tra vino e solidarietà, concretizza la sua partnership ufficiale con l’Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù” di Roma, che celebra 150 anni. Che prenderà corpo anche nella scuola di alta formazione di sala “Intrecci”, con una borsa di studio per un giovane uscito da un impegnativo percorso di cura presso l’Ospedale.
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È il cibo il vero valore aggiunto delle vacanze made in Italy, non le opere d’arte e né le incantevoli città: tra le principali attrazioni del Belpaese agli occhi degli stranieri c’è l’offerta gastronomica. A dirlo, un’indagine di Banca d’Italia che evidenzia come un quarto della spesa dei visitatori esteri in vacanza in Italia, pari cioè al 22% della spesa totale, sia destinata a pagare il conto dei ristoranti, per una spesa, nel 2018, di 9,23 miliardi di euro, a +7% sul 2017. In realtà, sottolinea la Coldiretti, la spesa alimentare in vacanza non riguarda solo i ristoranti ma si estende ad altre “occasioni”, con la possibilità di consumare pasti in pizzerie, tavole calde, bar, agriturismi ma anche cibo di strada o specialità enogastronomiche in mercati, feste e sagre di Paese. |
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A WineNews, nel Forum della Cultura del Vino della Fondazione Italiana Sommelier, nominato Sommelier ad Honorem: “vino simbolo di un’Italia che funziona, molto importante anche a livello occupazionale. Il mio vino preferito? Confesso che ho un debole per l’Amarone, ma mi piacciono anche vini meno strutturati”. |
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