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WineNews
N. 3.505 - ore 17:00 - Mercoledì 14 Settembre 2022 - Tiratura: 31.183 enonauti,
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La News
Gli italiani candidati ai “Wine Star Awards”
L’Abruzzo tra le “Wine Region of the Year”, Pasqua Vigneti e Cantine, la griffe dell’Amarone guidata da Riccardo Pasqua, e Vigneti Massa, la cantina di Walter Massa, l’iconico vignaiolo che ha salvato dall’oblio il Timorasso, per la categoria “European winery of the Year”, e Alessandro Angelini, alla guida di “Ethica Wines”, in corsa come “Wine Executive of the Year”: ecco gli italiani candidati ai “Wine Star Awards” n. 23 by Wine Enthusiast, tra i più ambiti riconoscimenti del vino in Usa, assegnati ogni anno dalla celebre rivista americana, di scena il 30 gennaio 2023 a San Francisco (ma i vincitori saranno annunciati già il 3 novembre).
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Primo Piano
Assoenologi, Uiv e Ismea: un’annata soddisfacente per quantità e sorprendente per qualità
Un’annata soddisfacente per quantità e sorprendente per qualità: così, in estrema sintesi, le previsioni vendemmiali dell’Osservatorio Assoenologi, Ismea e Unione Italiana Vini (Uiv), presentate oggi a Roma al Ministero delle Politiche Agricole. La siccità e il caldo record di quest’anno non hanno compromesso il vigneto Italia che, all’inizio della campagna vendemmiale, promette uve di qualità dal buono all’ottimo, con una quantità in linea con la media delle ultime annate. A garantire la tenuta del prodotto finale, oltre alle provvidenziali piogge di agosto, il lavoro straordinario di ricerca e applicazione dei produttori, su una vite sempre più resiliente alle avversità climatiche e meteorologiche. La produzione 2022 dovrebbe attestarsi intorno ai 50,27 milioni di ettolitri di vino, la stessa quantità del 2021 (50,23 milioni di ettolitri, dato Agea 2021) ed a +3% sulla media del quinquennio 2017-2021, anche se rimane cruciale l’andamento meteorologico delle prossime settimane. Condizioni climatiche favorevoli alla maturazione delle uve potrebbero far virare le previsioni in segno positivo, mentre un clima inadatto per le varietà tardive influirebbe negativamente sul prodotto vendemmiale. Resta stabile anche la classifica delle Regioni italiane, capeggiata dal Veneto che, con 11,5 milioni di ettolitri, produce da solo oltre 1/5 del vino italiano. Seguono Puglia ed Emilia-Romagna, con rispettivamente 10,6 e 7,4 milioni di ettolitri, per un prodotto complessivo delle tre Regioni pari al 59% dell’intero vigneto italiano. Per la qualità, in linea generale si aspettano vini eccellenti in Trentino Alto Adige e Sicilia, mentre puntano l’asticella sull’“ottimo” Piemonte, Val d’Aosta, Friuli Venezia-Giulia, Toscana, Lazio, Umbria, Abruzzo, Molise, Puglia e Sardegna, con Liguria, Emilia-Romagna, Marche, Campania, Basilicata e Calabria più caute su previsioni “buone/ottime”. “Buone”, invece, le attese per le etichette lombarde e venete. Con la vendemmia 2022 l’Italia del vino mantiene il primato produttivo mentre quello del fatturato rimane in casa francese. Sul fronte del mercato, secondo gli ultimi dati Istat, l’Italia ha chiuso il primo semestre con il record in valore di 3,8 miliardi di euro (+13,5% sul 2021), mentre è piatto il trend dei volumi esportati (commenti e dati regionali in approfondimento).
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L’Italia candidata per i “50 Best 2024”
Dopo aver ospitato in Italia l’“Eurovision” a Torino e aspettando il “Forum Mondiale dell’Enoturismo” dell’Unwto ad Alba, nelle Langhe Unesco, dal 19 al 21 settembre, il Ministero del Turismo e l’Enit puntano all’evento mondiale più atteso nel panorama gatronomico, la “The World’s 50 Best Restaurants”, la classifica dei migliori 50 ristoranti al mondo. Proprio durante la presentazione del Forum, nei giorni scorsi ad Alba, come riportato da WineNews, è stata annunciata la candidatura del nostro Paese ad ospitare per la prima volta i “50 Best” dal Ministro del Turismo Massimo Garavaglia, dal Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e dall’ad Enit Roberta Garibaldi, con l’avvio dei contatti a Londra con gli organizzatori dell’evento. Per l’edizione 2024 l’Italia, spiega oggi l’Enit, è in pole position, con il Piemonte e Torino.
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Focus
Greve, la più grande delle Uga del Chianti Classico
“Le Uga si legano alla storia, alla geografia, alla tradizione, è così oggi e sarà ancora così tra 100 anni. Rappresentano un passo importante per una denominazione come quella del Chianti Classico, che non ha tradizione di cru, a differenza del Barolo, ma ha invece grandi proprietà. Da qui nascono le differenze tra questi due territori, ed è per questo che, nel Chianti Classico, troviamo confini naturali chiarissimi”. Così, Alessandro Masnaghetti, autore della mappatura del Chianti Classico, uno dei territori del vino più belli del mondo, tra la Siena del Medioevo e la Firenze del Rinascimento, e delle sue Unità Geografiche Aggiuntive (Uga), che raccontano le differenze e le caratteristiche geologiche e pedoclimatiche dei 6.800 ettari vitati del Chianti Classico (su 75.000 ettari complessivi del territorio). La sottozona più estesa, con 17.000 ettari, è quella di Greve, che accoglie le Uga Greve, Panzano, Lamole e Montefioralle, cui l’Associazione Viticoltori di Greve in Chianti ha dedicato una masterclass guidata proprio da Alessandro Masnaghetti, con un focus di 7 etichette provenienti da sette zone del Comune di Greve: partendo da Nord, Strada, Chiocchio, Greti, Montefioralle, Destragreve, Dudda e Lucolena e Panzano (continua in approfondimento).
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Cronaca
7,75 milioni per la filiera apistica
Dopo anni di difficoltà e perdite produttive, finalmente un segnale di speranza che viene accolto con grande soddisfazione dagli apicoltori italiani: è stato pubblicato il Decreto del Ministero delle Politiche Agricole che ripartisce i fondi a sostegno della filiera apistica, per un totale di 7,75 milioni di euro. Misura attesa da tempo, e per la quale si è particolarmente spesa la Federazione Apicoltori Italiani (Fai), che sottolinea il proprio ruolo nell’aver “scongiurato il rischio di esclusione dagli aiuti per migliaia di aziende a rischio di chiusura”.
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Wine & Food
La pizza più buona del mondo? A Caserta e New York. Lo stile napoletano è il migliore
Trionfano “I Masanielli” di Francesco Martucci, a Caserta, e “Una Pizza Napoletana” di Anthony Mangieri, a New York, elette ex aequo le migliori pizzerie del mondo. Al terzo posto “Peppe Pizzeria” di Giuseppe Cutraro, a Parigi. Questo il verdetto di “50 Top Pizza World”, la classifica che raccoglie le migliori 100 pizzerie del mondo, andata in scena nei giorni scorsi al Palazzo Reale di Napoli. Nella classifica ci sono ben quaranta pizzerie italiane (a conferma di come il Belpaese sia la “casa” di uno degli alimenti più amati al mondo), venticinque in Europa, quindici negli Stati Uniti d’America, quindici dell’area Asia-Pacifico, quattro del Sud America e una dell’Africa, che vanno a comporre un quadro, per il 2022, che rappresenta tutti i Continenti.
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WineNews.tv
“Questa crisi ci pone davanti ad una scelta: cambiamo modo di produrre e consumare”
A WineNews l’imprenditore, mercante, produttore di vino e scrittore, Oscar Farinetti. “C’è una voglia di Italia pazzesca nel mondo, non sprechiamola”. La lettura del momento che stiamo vivendo secondo uno degli imprenditori di maggior successo e ascoltati del wine & food. “Abbiamo tante cose da raccontare sul vino e sul cibo. Ma in Italia si legge troppo poco, c’è un problema culturale che si riflette su tutto. Per rilanciare l’impresa la prima cosa è sburocratizzare”.
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