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WineNews
N. 4.297 - ore 17:00 - Giovedì 4 Settembre 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti,
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La News
Addio a “Re Giorgio” Armani
L’Italia dice addio ad uno dei più grandi alfieri del made in Italy, nella moda prima, nel campo della ristorazione poi: a 91 anni si è spento Giorgio Armani, “Re Giorgio” per tutti, stilista tra i più amati e celebrati a livello mondiale. Imprenditore a tutto tondo (il ritratto in approfondimento), con gli Armani Restaurants e gli Armani Caffè - oggi 26 locali in tutto il mondo, di cui il primo nel 1998 a Parigi (che WineNews ha recentemente visitato e recensito) - è stato pioniere tra le tante griffe della moda mondiale che hanno investito nella ristorazione. Oltre che piccolo produttore di vino, con il suo Passito di Pantelleria “Oasi”.
Approfondimento su WineNews.it
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Primo Piano
AAA “vino da tavola” cercasi. Riflessioni sul ruolo di una categoria di prodotto “estinta”
AAA “vino da tavola” cercasi. Perché se è vero, come dicono tutti i dati di consumo, che il vino sta sparendo, lentamente, dalla tavola quotidiana di molte persone, per i motivi più diversi (questioni economiche, salutismo, cambiamento degli stili di vita e così via) - con solo un italiano adulto su due che consuma vino, per 29,3 milioni di persone, di cui solo 1 su 3 beve almeno un bicchiere ogni giorno, secondo i dati Istat analizzati da WineNews - forse è anche perché è sparito il “vino da tavola”. Di cui di fatto non si fa più menzione nel sistema del vino italiano, neanche a livello statistico, visto che, per citare le parole di “Cantina Italia”, il bollettino che monitora le giacenze, “il 56,3% del vino detenuto è a Dop, il 25,2% a Igp, i vini varietali costituiscono appena l’1,5% del totale. Il 17,0% è rappresentato da altri vini”. Con l’espressione “vino da tavola”, o “vino generico”, che in Italia, tra gli addetti ai lavori, ma non solo, è diventata quasi dispregiativa, quasi sinonimo di vino scadente, nel sentire comune. Eppure, quella del vino da tavola, o generico, è una categoria che, in primis, dovrebbe rappresentare la base della piramide qualitativa italiana, se valorizzata ed anche normata meglio di quanto non sia oggi, potrebbe essere una tipologia di vini di qualità accessibile a tutti, utile a presidiare la quotidianità, appunto, e che servirebbe ai produttori anche per esprimere la propria creatività, potendo, però, comunicare bene quello che fanno. Perché ad oggi, oltre alla comunicazione, anche la normativa di etichettatura sembra penalizzare e non poco il vino da tavola. Una riflessione che abbiamo raccolto, in questi mesi, dalla voce di tanti produttori di vino italiano, piccoli e grandi, artigiani e “industriali”, che compongono il variegato mosaico del vino italiano. E che fa i conti, ora che il mercato non tira più come un tempo, con il “governo del limite produttivo”, che diventa un tema centrale, perché se Doc e Docg, e anche le Igp, hanno dei limiti circoscritti e fissati dai disciplinari di produzione (anche questi, secondo molti, da rivedere strutturalmente al ribasso in tanti casi, ndr), per i vini senza Indicazione geografica, il massimale è enorme, di 300 quintali per ettaro, che può, con deroghe regionali, arrivare fino a 400 (continua in approfondimento).
Approfondimento su WineNews.it
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Usa, i dazi in Corte Suprema
Ed infine i dazi di Trump finirono alla Corte Suprema degli Stati Uniti. Dopo la sentenza di fine agosto con cui la Corte d’Appello Usa per il Circuito Federale ha, di fatto, confermato l’illegittimità dei dazi - a seguito di un ricorso presentato da diverse realtà tra cui, dal mondo del vino, la newyorkese Vos Selections - sottolineando che il Presidente americano è andato oltre i poteri concessi dall’International Emergency Economic Powers Act (Ieepa) - il Dipartimento di Giustizia del Governo degli Stati Uniti ha chiesto alla Corte Suprema di esaminare rapidamente la questione, chiedendo al massimo tribunale americano di decidere se e come affrontare il caso entro il 10 settembre, con l’eventuale discussione a novembre. Intanto, come già noto, i dazi restano in vigore, compresi quelli al 15% sui prodotti europei, vino compreso.
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Focus
Tommasi investe in Puglia, con Tenuta Eméra e Cantina Moros
Il presente per il mercato del vino non è dei migliori, ma una “bevanda culturale” che accompagna l’umanità da millenni ha un lungo futuro davanti, e c’è chi ci crede e ci investe ancora, guardando in particolare anche all’enoturismo. Come Tommasi Familiy Estates, gruppo vinicolo della famiglia Tommasi, una delle realtà più rilevanti d’Italia, con un patrimonio di oltre 800 ettari vitati ed un fatturato 2024 di 31,9 milioni di euro, di cui l’86% realizzato all’estero, con il cuore in Valpolicella, ma con otto tenute vitivinicole in sette regioni - Tommasi in Veneto, anche con il gioiello Villa De Buris, Tenuta di Caseo in Lombardia, Casisano a Montalcino e Poggio al Tufo in Maremma Toscana, Masseria Surani in Puglia, Paternoster in Basilicata, un progetto in Umbria ad Orvieto, l’acquisizione di Ammura, tenuta sull’Etna in Sicilia nel 2022 e partnership nel Chianti Classico con La Massa e in Friuli Venezia Giulia nel Collio con Marco Felluga Russiz Superiore. E che ora si allarga anche in Puglia, con l’acquisizione di due tenute di pregio del Salento, ovvero Tenuta Eméra a Lizzano e Cantina Moros a Guagnano, in provincia di Lecce, create dal vignaiolo Claudio Quarta, che, spiega una nota, “dopo una lunga e prestigiosa carriera, annuncia il proprio ritiro”, affidando le due tenute alla famiglia Tommasi.
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Cronaca
“Vai Italia”, un inno alla cucina Unesco
Un inno alla cucina italiana, alla sua varietà, qualità e a ciò che rappresenta nel mondo. È “Vai Italia”, la canzone firmata da due fuoriclasse della musica italiana, Al Bano e Mogol, su musica di Oscar Prudente, con i 50 bambini del Coro di Caivano e dell’Antoniano di Bologna, anche per sostenere la candidatura della Cucina Italiana a Patrimonio Unesco (iniziativa promossa dai Ministeri di Cultura e Agricoltura, con l’Antoniano di Bologna). La canzone sarà presentata il 21 settembre a “Domenica In” su Rai 1, nella giornata del “Pranzo della Domenica”, con tavolate nelle piazze.
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Wine & Food
Vino, sequestrati 1.500 quintali di falso “Primitivo Igp”, per un valore di 1,5 milioni di euro
Un’operazione congiunta tra l’Ufficio territoriale Icqrf di Puglia e Basilicata e i Carabinieri Forestali ha portato al sequestro di circa 1.500 quintali di vino sfuso etichettato come “Primitivo Salento Igp” e “Primitivo Puglia Igp”. Il valore complessivo della merce sequestrata ha una stima che supera 1,5 milioni di euro. Il blitz è scattato in provincia di Lecce, in un sopralluogo mirato che ha fatto emergere violazioni ai disciplinari di produzione. “L’operazione, parte della campagna di controlli avviata per la stagione vendemmiale in corso - ha dichiarato il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida - conferma l’efficacia del sistema di tutela del made in Italy messo in campo dal Governo Meloni. Difendere le nostre eccellenze significa salvaguardare le imprese oneste e rafforzare la trasparenza delle nostre filiere agroalimentari”.
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Masottina
WineNews.tv
“I beni comuni devono restare tali, usati in modo libero ed ampio, ma privatizzati con misura”
Come si costruisce un futuro in cui bellezza e valore paesaggistico, umano ed identitario dei territori del cibo e del vino continuino ad essere vissuti in primo luogo dalle comunità, e che sono alla base, in alcuni casi, del loro riconoscimento Unesco (con case history pioniere, come la Val d’Orcia, 20 anni fa): WineNews ne ha parlato con lo studioso di storia agraria Alfio Cortonesi, già professore di Storia Medievale all’Università della Tuscia, tra rischio turistificazione e necessità che i “beni comuni restino tali, usati in modo libero ed ampio, ma privatizzati con misura”.
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