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N. 4.162 - ore 17:00 - Venerdì 28 Febbraio 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
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| | | Un blend che unisce gli emisferi del mondo, frutto dell’intuizione di due delle icone vinicole più importanti del pianeta. Ecco il Grange La Chapelle 2021, l’unione di forze (e uve) della cantina australiana Penfolds e della francese Domaine de la Chapelle, nella valle del Rodano. Un vino unico, e un’autentica rarità per collezionisti e appassionati, che mette insieme il 50% del vigneto australiano Shiraz con l’altra metà composta dal Syrah francese. Gli enologi delle due cantine hanno dato vita a un “ibrido” che infrange tutti i codici, convenzioni e regole delle denominazioni: un’unione inaspettata pensata per mostrare ciò che questo varietale può raggiungere. | |
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| | La private label cresce, anche in Italia. E in questo trend si inserisce anche il vino, seppur a piccoli passi, nel Belpaese, rispetto alla media dei principali mercati Ue, dove la quota di mercato dei vini private label è intorno al 30% sia in volume che in valore. Ebbene, in Italia, dove molte insegne importanti hanno investito con progetti strutturati, come Coop Italia, in partnership con tante aziende top (dichiarate in etichetta, in una sorta di cobranding) di territori importanti, per esempio, dai dati NielsenIQ elaborati da WineNews, emerge che su 2,2 miliardi di euro di vino venduti tra iper e supermercati, libero servizio piccolo e discount, 273,8 milioni di euro sono imputabili al vino private label, con una crescita del +2,1%, mentre in volume si parla di 106,9 milioni di litri su un totale di 628 venduti nel complesso dalla gdo, con una crescita del +1,6%. Anche se, in media, si parla di un prezzo medio decisamente inferiore, con il vino private label a 2,56 euro al litro (+0,5% sul 2023), contro il 3,6 euro (+2,9%) di quello dei marchi aziendali. Stringendo il focus sulla categoria delle bollicine, gli spumanti private label valgono 65,8 milioni di euro su 745,5 milioni totali venduti nel 2024, con una crescita del +1,3%, per 11,3 milioni di litri su 105,2 totali (+4,4%), anche qui con un prezzo medio più basso della media: 5,78 euro per le bollicine a marchio del distributore (-3%) contro i 7 di quelli aziendali (-0,5%). Una differenza di prezzo legata sia alla tipologia dell’offerta, con la marca del distributore che, generalmente, in ogni settore merceologico, punta proprio sulla convenienza economica rispetto ai prodotti a marchio privato dello stesso segmento, ma anche alla grande incidenza del canale discount, come spiega, a WineNews (in approfondimento), Eleonora Formisano, Sales Lead Smb & Global Snapshot Italy NielsenIQ. Insomma, un fenomeno ancora piccolo, quello dei vini private label in Italia, rispetto ad una media dei principali Paesi Ue che è quasi il triplo, per arrivare al Regno Unito dove oltre il 50% delle vendite di vino in grande distribuzione è fatto da vini a marchio delle insegne. Ma, senza dubbio, destinato a crescere ancora, se saprà coniugare sempre maggiore qualità e varietà ad un prezzo conveniente per un consumatore che vede sempre più eroso il proprio potere di acquisto. | |
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| | Investire vuol dire avere fiducia nel futuro, guardando oltre le difficoltà del presente. Vale in ogni settore, vino incluso, dove Argea, principale Gruppo privato italiano vitivinicolo (controllato dalla società di private equity italiana Clessidra), capace nel 2023 di ricavi per 450 milioni di euro, il 90% all’export, e che ha messo insieme cantine come Zaccagnini, Poderi dal Nespoli, Cuvage, Ricossa e Botter, ha inaugurato una nuova linea produttiva dedicata al Metodo Martinotti nello stabilimento di Priocca (Cuneo), con un investimento importante, pari ad oltre 3,5 milioni di euro. “Per Argea, il Piemonte rappresenta un territorio strategico e imprescindibile. Questo progetto conferma l’impegno di Argea di investire in innovazione, eccellenza e valorizzazione dei territori in cui opera”, ha detto Massimo Romani, ad Argea. | |
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| | | I dazi al 25% sulle merci Ue, “auto e tutto il resto”, annunciati da Trump, che ha confermato le promesse fatte in campagna elettorale (come abbiamo scritto ieri), ha messo in subbuglio anche il mondo del wine & food italiano, che negli Usa ha un partner primario e fondamentale. E se i dazi americani colpissero anche il vino, per il Belpaese il conto sarebbe vicino a 1 miliardo di euro, solo per l’export. È l’impatto stimato da Unione Italiana Vini (Uiv), che parla di “un effetto a cerchi concentrici, che parte dagli Usa - dove la perdita diretta stimata sarebbe attorno ai 472 milioni di euro, per un saldo rispetto allo scorso anno a -25% - e si allarga ai Paesi impattati direttamente dalle nuove tariffe. In Canada l’export italiano potrebbe chiudere i conti 2025 a -6%, mentre nell’Ue le stime si attestano a un -5%, per un saldo a valore negativo di 216 milioni di euro. Ed un totale, dunque, in queste tre aree che fanno l’80% del valore export del vino italiano, di -716 milioni di euro (-11%) nell’anno mobile (da aprile 2025 ad aprile 2026). Il totale delle esportazioni verso il resto del mondo, secondo Uiv, vedrebbe, infine, una speculare contrazione, che porterebbe il disavanzo a -920 milioni di euro. Tutto al netto del mercato interno, che subirebbe un’ulteriore contrazione di circa 350 milioni di euro, pari al 5% dei consumi”. | |
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| | | L’integrazione dei sapori di due mondi, Oriente e Occidente, in un equilibrio perfetto come in un “paradiso terrestre”, perché “la diversità è bellissima” e “ho in testa l’immagine di una grande tavolata con persone di culture diverse che mangiano lo stesso cibo in armonia. E io vorrei essere l’artefice di questo banchetto”. Parole di Anna Zhang, nuova “MasterChef” italiana, eletta, ieri sera, dai giudici-chef Giorgio Locatelli, Antonino Cannavacciuolo e Bruno Barbieri, grazie al menù “L’Eden di YilAnna”, unione dei suoi nomi cinese e italiano. | |
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| | Dal “Salone del Vino” di Torino, la più importante vetrina del patrimonio vitivinicolo del Piemonte (1-3 marzo), al “Festival Franciacorta di Primavera”, firmato dal Consorzio Franciacorta (8-9 marzo); dalla scoperta della viticoltura alpina nella nuova cantina a 2.173 metri di Cave Mont Blanc a Skyway Monte Bianco a Courmayeur, a “SpeckAperitivo” nei rifugi dell’Area Vacanze Sci & Malghe Rio Pusteria (1-30 marzo); da “Happy Cheese” in Trentino, con i formaggi delle Dolomiti, il Trentodoc e le mele La Trentina (1-15 marzo), alla “Stanza di Spirito di Vino” a Cividale del Friuli con le vignette di satira enoica del Movimento Turismo del Vino Fvg; da “Sol2Expo - Full Olive Experience” a Veronafiere a Verona (2-4 marzo), a “Chianina & Syrah” a Cortona (8 marzo), ed ai “Vigneti Aperti” in tutta Italia. Sono tantissimi gli eventi nell’agenda WineNews. | |
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| | | L’identikit di uno dei campioni del vino made in Italy, il vino più “prezioso” d’Italia, motore di un’economia di territorio da 600 milioni di euro. Nelle parole di Francesco Grigoli Quintarelli (Quintarelli), Riccardo Pasqua (Pasqua), Celestino Gaspari (Zymè), Alberto Lusini (Bertani), Christian Zulian (Bolla), Andrea Sartori (Casa Sartori 1898), Christian Marchesini (Monte Gradella e presidente Consorzio Vini Valpolicella), Cristian Ridolfi (Santi), Pierluigi Ferrari (Montresor), Gian Andrea Tinazzi (Tinazzi), Claudio Farina (Farina) e Giovanni Lai (Gerardo Cesari).
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