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WineNews
N. 4.316 - ore 17:00 - Mercoledì 1 Ottobre 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti,
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La News
I vini della Locanda Locatelli all’asta
Da Conterno a Masseto, da Gaja a Sassicaia, da Ornellaia a Quintarelli, solo per citare alcuni dei “top”: il ristorante dello chef Giorgio Locatelli, la Locanda Locatelli di Londra, chiuso ad inizio 2025, aveva non solo piatti straordinari, ma anche una carta dei vini pluripremiata in grado di abbracciare il “gotha” dell’enologia italiana. Una magia che rivive grazie ad un incanto di vini curato da Bonhams, prestigiosa casa d’aste londinese, che si tiene online, da oggi al 14 ottobre. Si chiama “Locanda Locatelli: Iconic Italian wines from a landmark London restaurant” ed è un viaggio in quella memorabile carta dei vini lunga 40 pagine (in approfondimento).
Approfondimento su WineNews.it
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Primo Piano
Crisi del vino, la Germania propone un piano “paneuropeo” di estirpazione dei vigneti
Nel 2009 il mondo e l’Europa provavano a ripartire dopo la crisi finanziaria del 2007-2008, in un contesto difficile, quello della “Grande Recessione” che gli economisti fanno finire nel 2013. Anche allora i consumi di ogni tipo di bene soffrirono, vino incluso, e l’Unione Europea di allora approvò un piano triennale di espianto dei vigneti, tra il 2009 ed il 2011, finanziato con un budget importante, di 1 miliardo di euro, per riallineare produzione e domanda. E oggi, che tra guerre, dazi, inflazione e salutismo, la difficoltà nei consumi sembra ancora più strutturale, con una riduzione prevista da tutti gli studi da qui ai prossimi anni, c’è chi propone qualcosa di simile, un piano di estirpo dei vigneti “paneuropeo”, dopo iniziative di singoli Paesi come la Francia, che da qualche tempo, a Bordeaux e non solo, ha messo in atto un piano di estirpo da circa 90.000 ettari di vigneti. A proporre esplicitamente la misura a livello comunitario, è stata la Germania, nel quadro del Consiglio Agricoltura e Pesca (Agrifish), del 19 settembre, dove si chiedono misure ancora più incisive rispetto a quelle già previste dal “Pacchetto Vino” approvato dallo stesso Consiglio Ue lo scorso giugno, e che, in qualche modo, già prevedeva la possibilità, ma lasciando la gestione, anche finanziaria, ai singoli Paesi membri. Secondo la Germania, si legge nel documento (in approfondimento il testo integrale), “un’opzione chiave sarebbe un programma paneuropeo di estirpazione (grubbing-up) simile a quello attuato tra il 2009 e il 2011. Oltre alle misure permanenti, dovremmo anche consentire misure temporanee di estirpazione nel settore vitivinicolo, integrate da misure di sostegno ecologico da attuare sulle superfici estirpate”. Ma quello che conta, in realtà, è che il tema degli espianti è arrivato sul tavolo come proposta ufficiale a livello comunitario. E tra i grandi Paesi produttori, se è inutile dire che la Francia, che è già andata avanti per conto proprio e più volte ha richiesto ulteriore supporto all’Ue, sarebbe d’accordo, meno netta è la posizione italiana, sia sulla misura degli estirpi in sé, che sulla possibilità eventuale di finanziarla con fondi pubblici. Con una situazione, quella italiana, molto simile a quella che si vive in Spagna, altro grande vigneto dell’Unione Europea.
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Usa, il Prosecco vale il 31% del vino italiano
Che l’affermazione del Prosecco sia stata uno dei fatti più rilevanti degli ultimi 15-20 anni nel mondo del vino è cosa nota, ma a volte i numeri rendono meglio l’idea. “Vale ormai il 31% dei consumi a valore di tutti i vini italiani commercializzati negli Usa, con un indice di penetrazione altissimo in tutte le fasce di età, a partire dai Millennials (27%) e dal target femminile (6 user su 10 sono donne). Ed è, ormai, anche il simbolo dei mixed-wine made in Italy. Sembra non conoscere crisi il matrimonio tra gli americani e il Prosecco, che a 15 anni dalla ridefinizione della piramide produttiva (Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, Asolo Docg e Prosecco Doc) ha incrementato il valore del “nuovo” Prosecco a denominazione da zero a oltre 500 milioni di dollari”, rileva l’Osservatorio Uiv-Vinitaly in vista di Vinitaly.Usa (Chicago, 5-6 ottobre).
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Focus
Cavit, 26 milioni di euro per una nuova cantina per il TrentoDoc
Se è vero che il mercato generale del vino è in lenta e costante frenata, è altrettanto vero che di vino se ne beve ancora molto, seppure con un trend innegabilmente in calo. Ed è altrettanto vero, però, che tra le diverse tipologie di vino, i bianchi, e gli spumanti soprattutto, se la passano meglio dei rossi. Anche per questo, e con la voglia di guardare al futuro con fiducia, e con razionalità, anche per tutelare i “propri” 5.250 viticoltori che coltivano e custodiscono 6.350 ettari di vigneti in Trentino (quali due terzi del vigneto della regione), Cavit, colosso cooperativo guidato dal dg Enrico Zanoni e dal presidente Lorenzo Libera (con un fatturato consolidato 2023-2024 di 253,3 milioni di euro), ha messo a terra un investimento da 26 milioni di euro per una nuova cantina dedicata alla spumantistica, ed in particolare ad una delle etichette di punta del gruppo, il TrentoDoc Altemasi, a Ravina di Trento. Un investimento importante, soprattutto di questi tempi, in parte minoritaria finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico attraverso Invitalia, che si concretizzerà nell’ampliamento della cantina dedicata agli spumanti, con lavori in quella già esistente, e la costruzione di una nuova struttura adiacente per Altemasi (in approfondimento il progetto spiegato dallo stesso Enrico Zanoni, a WineNews).
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Cronaca
Parmigiano Reggiano, l’export supera l’Italia
Nei primi 8 mesi 2025, per la prima volta, per il Parmigiano Reggiano, tra i simboli del made in Italy - e di quel settore dei formaggi di cui l’Italia è secondo esportatore nel mondo (5,8 miliardi di euro tra giugno 2024 e maggio 2025) - l’export ha superato le vendite in Italia, attestandosi al 53,2% (pari a 49.030 tonnellate), con una crescita del +2,7% sullo stesso periodo 2024. Un tema che sarà approfondito ad Anuga, fiera tra le più importanti al mondo del food & beverage, di scena a Colonia dal 4 all’8 ottobre, con il Consorzio guidato da Nicola Bertinelli tra i protagonisti.
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Wine & Food
Quando il vino, tra export ed identità culturale, diventa ambasciatore del made in Italy
Un racconto corale che attraversa continenti per restituire l’immagine di un’Italia amata e rispettata all’estero, e che invita a riflettere sul significato profondo del made in Italy, inteso non solo come sinonimo di qualità, ma anche come espressione di una cultura che intreccia tradizione, innovazione, estetica e sostenibilità: “Il fascino di un Paese straordinario” (Rubettino Editore), è il quarto libro del vignaiolo Gianni Gagliardo, tra i maggiori produttori di Barolo, nonché scrittore e ambasciatore del nostro vino nel mondo, che esplora il legame tra il vino e l’identità culturale italiana. E che sarà presentato il 7 ottobre al Senato della Repubblica a Roma, con un confronto tra l’autore Gianni Letta, che ha firmato la prefazione, Luca Cordero di Montezemolo, autore, invece, della postfazione, e del senatore Francesco Boccia sul futuro del sistema-Paese.
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WineNews.tv
“2025 difficile da valutare, tra dazi e non solo, il quadro sarà più chiaro a metà 2026”
La visione di Massimo Romani, ad Argea, prima realtà privata del vino italiano per fatturato. “Con il mercato che si restringe lavoriamo sul valore, come del resto l’Italia del vino sta facendo da anni. L’effetto dei dazi lo capiremo più avanti, soprattutto sul potere di acquisto degli americani, ma non solo. I dati delle esportazioni in crescita sono dovuti ad una “mini-corsa” alle scorte di inizio anno, ma le vendite sul mercato Usa ad oggi non tengono il passo. Investimenti ulteriori? Non è un mistero che guardiamo alla Toscana, che vale un decimo dell’export di vino italiano”.
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