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N. 2.857 - ore 17:00 - Giovedì 12 Marzo 2020 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Che il 2020 si già un anno durissimo, per tutti, vino incluso, purtroppo, è una certezza. Un minimo di consolazione arriva dal recente passato, ovvero il 2019, che nonostante mille difficoltà, ha comunque messo a segno l’ennesimo record, e l’ennesima crescita. 6,4 miliardi di euro, secondo i dati Istat, il saldo definitivo delle esportazioni enoiche del Belpaese, in crescita del +3,2% sul 2018. Gli Usa, con 1,54 miliardi di euro (+5,5%), si confermano il primo mercato in assoluto in valore per il vino italiano, davanti alla Germania, stabile a 1 miliardo di euro, e al Regno Unito, con 770 milioni, unico tra i big a registrare un calo, del -5,1%. |
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Viviamo tempi tutt’altro che ordinari, con uno scenario critico che cambia di ora in ora. Nelle ultime 24 ore, per esempio, l’Oms ha dichiarato che la crisi da Covid-19 è una pandemia, in Italia è arrivato un giro di vite che ha chiuso del tutto attività come bar e ristoranti, tra le altre cose, mentre gli Usa hanno deciso di sospendere per 30 giorni i voli da e per l’Europa. Impossibile, in ogni caso, avere certezze, e ogni posizione è legittima, benché pronta ad essere stravolta dai fatti. Come, venendo al nostro settore, la vicenda Vinitaly, che Veronafiere, dopo diversi incontri nelle passate settimane (che, però, in questa fase, sembrano ere) con le rappresentanze di filiera, ha deciso di spostare dal tradizionale periodo di aprile, alla metà di giugno, dal 14 al 17 giugno, a Verona. Una decisione inizialmente condivisa, almeno fino a ieri, quando, per prima e ad oggi unica ufficialmente, la Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (Fivi), ha ufficialmente chiesto a Veronafiere di saltare il 2020, ed andare direttamente al 2021. Troppi i lavori in vigna per le piccole aziende in quel periodo, tra le motivazioni ufficiali, ma anche, in realtà, la paura che tanti operatori esteri, per propria volontà o per provvedimenti degli Stati, non siano presenti. Una posizione a cui, pare, dai rumors, raccolti oggi, stanno pensando anche altre rappresentanze della filiera. Veronafiere, dal canto suo, in una lettera inviata a tutti gli espositori in queste ore, spiega che si sta facendo di tutto per garantire “la massima efficacia possibile alla manifestazione”, “con le attività organizzative, anche di tipo straordinario”. Ovviamente, si spiega, verranno svolte verifiche costanti nei prossimi giorni, “con l’obiettivo concreto e prioritario di salvaguardare e mettere a frutto gli investimenti” delle imprese. Il che, tra le righe, sembra far intendere che, se proprio non ci saranno le condizioni, si arriverà alle dovute conclusioni. “Non si può vivere alla giornata - scrive Veronafiere - ma non si possono neanche cambiare i piani ad ogni flash di agenzia. C’è un termine che aiuta tutti, ed è quello del 3 aprile indicato dal Governo: in questo lasso di tempo è chiesto a tutti noi di adoperarci per il contenimento della diffusione del virus”. Sperando che, nel frattempo, il quadro complessivo migliori, in una questione che, ormai, riguarda tutto il pianeta. |
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Che il Coronavirus non si trasmette con merci e alimenti è stato detto e spiegato in tutte le salse, eppure non basta. E così, oggi, se il Ministero delle Politiche Agricole è dovuto intervenire per sbloccare le merci alimentari ferme al confine con la Slovenia, anche il vino è dovuto tornare sull’argomento. A farlo gli Enologi Italiani, guidati da Riccardo Cotarella. “Dopo un confronto con la comunità medica, Assoenologi rileva quanto segue. La sopravvivenza del virus nel vino appare impossibile: la combinazione della presenza di alcol, di un ambiente ipotonico e della presenza di polifenoli, impedisce la vita e la moltiplicazione del virus stesso. Statisticamente inesistente, appare la contaminazione da imballaggi. Un consumo moderato di vino, può contribuire ad una migliore igienizzazione del cavo orale e della faringe, dove si annidano i virus nel corso delle infezioni”. |
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“Usciti dal tunnel, dovremo immediatamente fare una straordinaria operazione di marketing mondiale per rilanciare il Paese. E come oggi utilizziamo Fiorello per convincere gli italiani a stare a casa e rispettare le regole, dovremo fare lo stesso con Bocelli, Valentino Rossi, la Cristoforetti, Muti o Renzo Piano, e cioè con gli italiani più stimati per convincere i cittadini del mondo a venire in Italia, che il virus non c’è più, che siamo sempre il Paese più pulito, dai ristoranti agli hotel, e che il Colosseo, Venezia, Firenze, le Langhe e le vigne ci sono sempre. E dovremo investire parecchi quattrini”. Lo ha detto, a WineNews, Oscar Farinetti, simbolo di quell’“ottimismo visionario” che fa parte della storia d’Italia, sull’emergenza Coronavirus. “Gli italiani hanno 4.117 miliardi di risparmi, ma non ragioniamo mai su questo, parliamo solo di debito pubblico. Dobbiamo, invece, fare come fa una famiglia in difficoltà, mettersi le mani in tasca: applichiamo, subito, quell’1% sui risparmi italiani per avere 41 miliardi. Io credo che nessun italiano di fronte ad un’emergenza del genere si rifiuterebbe, tuttavia dobbiamo imporlo e farlo per legge. Chiamiamola con il suo vero nome, che appare sempre brutto ma non lo è: una patrimoniale. Diamo subito 10 miliardi alla sanità e 30 miliardi alle imprese, per ripartire sani e freschi”. |
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“La natura è in grado di creare grandi cose, bisogna solo aspettare”: è racchiusa nelle parole di Franco Biondi Santi, il suo stesso creatore e al quale è dedicata, tutta l’essenza del Brunello di Montalcino Riserva 2012 di Biondi-Santi, la griffe che ha inventato il Brunello alla Tenuta Greppo, oggi di proprietà del gruppo Epi, ai vertici della critica mondiale con il riconoscimento di 100/100 di “Wine Enthusiast”. Per l’Italian Editor Kerin O’Keefe, tra le più autorevoli degustatrici, “è la Biondi-Santi Riserva per antonomasia”. |
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Bar e ristoranti chiusi, ma con la possibilità di lavorare con l’asporto. Aperti i negozi di prodotti alimentari ed i supermercati, e non ci sono problemi di approvvigionamento di generi alimentari, come spiegato dalle grandi catene della Gdo, Coop in testa. La filiera agricola e zootecnica, dal campo alla trasformazione (compreso il vino) alla distribuzione, resta aperta nella sua totalità, ma alcuni, come Confagricoltura, rilanciano l’allarme per la mancanza di manodopera stagionale. È boom per la spesa on line (alcune catene, come la stessa Coop, parlano di aumenti del 400%, Eataly, ha detto Oscar Farinetti a WineNews, ha registrato addirittura il 3.000% in più di ordini in questi giorni). È il quadro del settore agroalimentare e del wine & food, nell’emergenza Coronavirus, dopo il decreto del Governo, nella tarda serata di ieri, valido da oggi al 25 marzo. |
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Una case history unica, e operativa, per reinvestire gli utili del grande rosso toscano nella crescita del territorio, tra arte, cultura, turismo e integrazione, voluta e sostenuta da tanti player del territorio a partire dai produttori e dal Consorzio del Brunello di Montalcino. Come raccontano i vertici di realtà come Banfi, Mastrojanni, Casanova di Neri, Il Poggione, Poggio di Sotto (ColleMassari), Canalicchio di Sopra, Le Potazzine, Baricci, Caprili e Tiezzi. |
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