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WineNews
N. 3.129 - ore 17:00 - Martedì 6 Aprile 2021 - Tiratura: 31.108 enonauti,
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La News
La ristorazione torna in piazza
Quasi rassegnate a non chiedere più sostegni, che quando sono arrivati sono state briciole rispetto alle perdite reali, le imprese della ristorazione italiana, nonostante una situazione economica drammatica, cercano di guardare al futuro. Chiedendo due cose chiare: il “quando” ed il “come” poter ripartire, perchè l’incertezza totale, dopo un anno di pandemia, in Italia (e in molti Paesi d’Europa, ndr), è quasi più dannosa delle chiusure, che pure continuano a far crescere le perdite. É il messaggio al centro dell’assemblea straordinaria Fipe/Confcommercio, che dopo la manifestazione di ottobre 2020, il 13 aprile 2021, torna in piazza, a Roma.
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Primo Piano
Sotheby’s, nel 2020 92 milioni di dollari dal vino, il 20% dai lotti di Romanée-Conti
Tutti, ma proprio tutti, nel mondo del vino, hanno pagato lo scotto di un 2020 drammatico, comprese le grandi case d’asta. Come Sotheby’s, che ha chiuso l’anno del dipartimento Vino a quota 92 milioni di dollari (in calo dai 118 milioni di dollari del 2019), con un prezzo medio a bottiglia di 686 dollari. Un solo produttore, di gran lunga il più iconico, non solo della Borgogna, Romanée-Conti, ha rappresentato il 20% del giro d’affari di Sotheby’s nel 2020, con 19,4 milioni di dollari. Dal 2013, quando le aggiudicazioni della griffe raggiunsero i 7,2 milioni di dollari, Romanée-Conti è sempre stata l’etichetta più preziosa, tanto che le sei aziende che lo seguono in classifica, insieme, hanno raccolto meno. Al secondo posto c’è Pétrus (4,2 milioni di dollari), quindi Jean-Louis Chave (3,1 milioni di dollari), Henri Jayer (3 milioni di dollari), Mouton Rothschild (2,8 milioni di dollari), Lafite (2,8 milioni di dollari), Domaine Leroy (2,1 milioni di dollari) e Haut Brion (2,1 milioni di dollari). Ci sono poi alcune regioni del vino in giro per il mondo in cui una sola etichetta rappresenta una share enorme delle aggiudicazioni. È il caso dell’Italia, con i lotti di Ornellaia che hanno rappresentato il 31% del totale, davanti a Sassicaia (14%), Masseto (11%), Antinori (5%), Gaja (5%), Soldera (3%), Tenuta di Trinoro (3%), Fontodi (2%) e Biondi-Santi (2%): insieme rappresentano, a valore, il 76% dei lotti italiani battuti da Sotheby’s nel 2020. Il 65% dei compratori, in linea con quanto visto negli ultimi anni, arriva dall’Asia, il 18% da Europa, Medio Oriente e Africa e il 17% dall’America. Interessante, infine, la classifica dei lotti top nelle diverse categorie. 12 bottiglie di Romanée Conti 1990 del Domaine de la Romanée-Conti sono state battute a 483.413 dollari, e sul podio ci sono anche una Mathusalem di Romanée Conti 1999, aggiudicata a 322.275 dollari e una Mathusalem di Romanée Conti 2005 battuta a 297.600 dollari. Escludendo il Domaine de la Romanée-Conti, il lotto top per aggiudicazione tra quelli della Borgogna è la Magnum di Richebourg 1985 Henri Jayer, che ha toccato i 241.706 dollari, mentre tra quelli di Bordeaux il più prezioso del 2020 sotto il martello di Sotheby’s è stato quello da 12 bottiglie di Château Cheval Blanc 1947, aggiudicato a 290.182 dollari.
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Svezia, “isola felice” del vino italiano
La Svezia è uno dei piccoli mercati più interessanti per il vino italiano, e tra i pochi ad essere cresciuti nel 2020 (+5% sul 2019, a 189 milioni di euro, dati Istat). Un mercato che ha tenuto, anche grazie al monopolio gestito da Systembolaget. Una performance che trova conforto anche nelle vendite nei ristoranti (che in Svezia non hanno mai chiuso del tutto), dove i vini italiani, a volume, rappresentano il 28% di tutte le bottiglie stappate, il doppio di Francia (14%) e Spagna (12%), come raccontano i dati di Wine Analytics. Che, come di consueto, ha analizzato le liste dei vini dei ristoranti svedesi: tra le regioni produttive con la maggiore penetrazione, sul podio ci sono Rodano (82%), Bordeaux (71%) e Borgogna (71%), a pari merito con la Toscana (71%), quindi il Piemonte (65%), e poi il Veneto alla posizione (59%).
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Focus
I rifugiati in vigna. Da Montefalco a Bordeaux
Dal mondo dell’agricoltura avanzata, e del vino in particolare, arrivano spesso storie pionieristiche. Che raccontano anche la capacità di guardare le difficoltà di ogni epoca, prendere il meglio e metterlo insieme in maniera pratica, virtuosa, etica ed utile per tutti. E così, dopo la case history che vi abbiamo raccontato della cantina Arnaldo Caprai, che sotto la guida di Marco Caprai, alla guida della griffe che ha “creato” il distretto del Sagrantino di Montefalco, e che ha iniziato un percorso di collaborazione con la Caritas ed altre associazioni per l’inserimento dei migranti nel mondo del lavoro, ora, da Bordeaux, arriva la notizia di una iniziativa simile messa in campo da Château Pédesclaux, Grand Cru con 50 ettari di vigna a Pauillac, che, insieme a Ovale Citoyen, un’associazione che utilizza il rugby e altri sport come un modo per promuovere il team-building e l’inclusione, ha offerto lavoro stagionale a persone in difficoltà, compresi i rifugiati, in un progetto chiamato “Drop in the Fields”. “Sono progetti che unisco il primo settore, l’agricoltura, ed il terzo settore (il no-profit, semplificando), in una sinergia che diventa virtuosa, aiuta le aziende e aiuta tante persone in difficoltà a ricostruirsi una vita attraverso il lavoro, contribuendo al grande tema dell’inclusione”, commenta a WineNews Marco Caprai.
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Cronaca
La “bontà” del #CarbonaraDay
uristi o innovatori (messi a confronto nel libro “La carbonara perfetta” di Eleonora Cozzella), tutti da sempre sono alla ricerca della sua ricetta perfetta: oggi il mondo celebra il #CarbonaraDay e l’iconica pasta italiana. Un simbolo della cucina romana, la cui storia affascinante si intreccia a quella dei soldati americani nella liberazione di Roma ed è raccontata nel corto “Carebonara” promosso da Barilla per la fondazione “Food for soul” dello chef Massimo Bottura che con i suoi Refettori si prende cura (care) dei bisognosi. 
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Wine & Food
Vino, cucina e solidarietà: ecco il “Pranzo a Mille”, delivery, del Banco Alimentare Piemonte
Il mix tra vino, cucina e solidarietà continua a far parlare di sé. L’11 aprile, a Torino, sarà di scena il “Pranzo a Mille”, versione in delivery, come impongono i tempi, della tradizionale cena stellata (Cena a Mille), che il Banco Alimentare del Piemonte, con l’aiuto di chef, donazioni di aziende generose e tanti volontari ha organizzato a Torino in cinque precedenti edizioni, anche grazie alla regia di Clara e Gigi Padovani. Coinvolti 28 ristoranti, oltre 30 chef, di cui ben 10 stellati e 250 volontari. 250 box (con 4 pasti completi, costituiti da 3 portate), saranno donati ad altrettante famiglie in difficoltà. Per un totale di 1000 pasti. E del buon vino, grazie a sommelier dell’Ais, e a cantine dal Piemonte (con nomi come Fontanafredda e Marchesi di Barolo, e ancora Marrone, Garesio e Ricossa, oltre al Consorzio della Freisa di Chieri) e dal Friuli Venezia Giulia (Dorigo).
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WineNews.tv
“Dopo anni di crescita, nel 2020 la pandemia ha frenato il Trentodoc, ma torneremo a correre”
A WineNews Enrico Zanoni, alla guida dell’Istituto TrentoDoc che tutela le “bollicine di montagna”, che nascono da un territorio nominato “Wine Region of the Year” dalla rivista Usa “Wine Enthusiast”. “Il calo c’è stato per ragioni esterne, come ovvio, e ha colpito soprattutto il Brut, mentre hanno tenuto Millesimati, Riserve e Rosè, ed è un buon segnale. Anche per questo c’è fiducia nel futuro. Fatto anche di una ancora maggiore sostenibilità, e più comunicazione”.
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