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N. 3.980 - ore 17:00 - Martedì 11 Giugno 2024 - Tiratura: 31.211 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
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| | | Nonostante una frenata, piuttosto evidente, restano positive, nei primi tre mesi 2024, le esportazioni di vino italiano che, a livello globale, raggiungono 1,84 miliardi di euro, +3,8% sullo stesso periodo 2023 per 506,6 milioni di litri (+3,2%). La conferma dai dati Istat analizzati da WineNews: dopo un gennaio “sprint”, nei due mesi successivi il calo si è fatto sentire, anche se non mancano i segnali incoraggianti dai mercati, dal Nord America all’Europa passando per l’Asia, con un vero e proprio boom da parte della Russia. Ma, nonostante ciò, arrivano anche i primi saldi negativi, Germania in primis, che lasciano, inevitabilmente, degli interrogativi. | |
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| | I big del vino italiano si attendono per il 2024 una crescita di vendite del +2,6%, e del +3% per l’export. Continua l’ottimismo per le bollicine (+3,7% di ricavi), soprattutto oltreconfine (+6,8% l’export), mentre per i vini fermi ci si aspetta un +2,3% (+2,2% l’export). Il 2023, del resto, si è chiuso senza grosse variazioni (-0,2% sul 2022), leggermente in calo nel mercato interno (-0,7%) rispetto a quello estero (+0,3%). L’Ebit margin è aumentato dell’1,4% sul 2022, con un rapporto tra risultato netto e fatturato del 4,2%. E nonostante una diminuzione del 4,5% dei quantitativi venduti su tutti i canali, e l’inflazione che ha eroso il potere di acquisto delle famiglie penalizzando i vini di fascia intermedia (-10,1% sul 2022). In leggero calo la fascia bassa (-1,7%), a fronte di un mercato sempre più premium (+12,7%) e sostenibile (+1,4% il bio). A dirlo è l’Indagine sul settore vinicolo in Italia dell’Area Studi Mediobanca, su 253 principali società di capitali italiane con fatturato 2022 superiore a 20 milioni di euro e ricavi aggregati per 11,8 miliardi, l’88,4% del fatturato del settore. Tra le quali, best performer nelle vendite 2023 resta il gruppo Cantine Riunite-Civ (670,6 milioni di euro di fatturato, -3,4% sul 2022), seguito da Argea (449,5 milioni, -1,2%), e Italian Wine Brands (429,1 milioni, -0,3%). Fatturato 2023 superiore ai 400 milioni anche per Caviro (423,1 milioni, +1,4%). Sette società rilevano ricavi tra 200 e 300 milioni: Cavit (267,1 milioni, +0,9%), Santa Margherita (255,4 milioni, -2%), Antinori (250,3 milioni, +1,9%), La Marca (225,8 milioni, -4%), Fratelli Martini (219,6 milioni, +1,1%), Mezzacorona (217,7 milioni, +2%) e Gruppo Collis (209,4 milioni, +64,8%). Osservando la redditività (rapporto tra risultato netto e fatturato), il 2023 vede in testa la toscana Frescobaldi (29%), quindi Santa Margherita (18,5%) e Antinori (17%). Alcune aziende hanno una quota di export quasi totalitaria, come Fantini Group (96,4%), Ruffino (91,1%) e Argea (89,9%). L’Italia segue la tendenza mondiale con -23,2% nella produzione e -1,6% nei consumi sul 2022. In attivo il saldo commerciale cresciuto in 20 anni a un tasso medio annuo del 5,5%, da 2,5 miliardi nel 2003 a 7,2 nel 2023. L’Italia è primo esportatore in quantità (21,4 milioni di ettolitri nel 2023) e secondo per valore (7,7 miliardi di euro dietro la Francia). | |
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| | Per far fare al vino un nuovo salto in avanti nel segno della qualità e dell’identità, in tanti territori del Belpaese, la strada intrapresa, tra mille diverse declinazioni, è quella della zonazione. E ora c’è fermento tra i produttori dei vini della Valpolicella, una delle denominazioni più prestigiose d’Italia, per valorizzare al meglio le sfumature diverse del territorio - in particolare nelle vallate orientali in cui si sono costituite due aggregazioni di produttori in Val Squaranto e in Val Mezzane - in interlocuzione con il Consorzio. Un percorso di valorizzazione ulteriore già completato da molte denominazioni importanti del Belpaese enoico che, in Valpolicella, si tradurrà in sottozone riferite alle Vallate che tagliano trasversalmente il territorio delle quattro Denominazioni (Amarone, Valpolicella, Recioto e Ripasso, ndr) da Nord a Sud (il racconto in approfondimento). | |
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| | | Il sommelier non solo come “mescitore”, ma anche e soprattutto come narratore del territorio, attraverso il vino; la sua cultura millenaria come miglior contrasto ai venti di neo proibizionismo che spirano in Europa e non solo; l’abbinamento con il cibo, sempre più preciso e frutto di studio e conoscenza, da tradurre con semplicità ed immediatezza, per rilanciare i consumi in calo; la mixology come canale per riavvicinare i giovani; la fiducia in un prodotto che più volte, nella storia anche recente, ha vissuto alti e bassi, ma ha sempre saputo reinventarsi, ricollocarsi e ritrovare una sua dimensione come co-protagonista della convivialità: sono tante le riflessioni sul futuro del vino (in approfondimento), che passa sempre più dal legame con il cibo e la cucina, e che, non a caso, arrivano da “Festa a Vico”, la kermesse ideata dallo chef stellato Gennarino Esposito, a Vico Equense, nel talk con Tommaso Luogo, alla guida di Ais-Associazione Italiana Sommelier Campania, il Master of Wine Gabriele Gorelli, Gianni Piezzo, sommelier de La Torre del Saracino, Lorenzo Mancusi, general manager Drink Kong Bar di Roma, stabilmente tra i migliori locali al mondo per la “50 Best Bars”, ed Ernst Loosen, alla guida di Doctor Loosen, cantina simbolo della Mosella. | |
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| | | Nel 2023 le vendite all’estero di macchine per l’agricoltura made in Italy hanno superato la soglia del miliardo di euro, in crescita del 19% sul 2022, per una bilancia commerciale attiva di oltre 730 milioni di euro. Secondo i dati Istat elaborati dall’Osservatorio del Vino di Unione Italiana Vini, in vista di “Enovitis in campo” (a Castel San Pietro Terme il 12 e il 13 giugno), il comparto, in cui il vitivinicolo pesa per il 50%, è stato trainato dal mercato europeo, che ha aumentato del 44% gli acquisti di tecnologia made in Italy, a fronte di un calo del -17% extra-Ue. | |
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| | Piscina, sauna e Playstation, ma soprattutto Parmigiano e spaghetti: i giocatori della Nazionale sono arrivati ieri in Germania per gli Europei 2024. Qui, all’Hotel VierJahreszeiten, non manca naturalmente il ristorante interno, ma per quanto riguarda il menu gli Azzurri giocheranno in casa, accompagnati da un team di cuochi e nutrizionisti, in primis Matteo Pincella, che li segue dal 2016. Con loro è arrivata una ricca fornitura di eccellenze gastronomiche made in Italy, e Mr. Spalletti, che da buon toscano ama mangiare bene, oltre ad apprezzare e produrre vino (è la prima volta che la Nazionale ha un Ct che è anche vignaiolo). E, stasera, il Ministro degli Esteri Antonio Tajani inaugura “Casa Azzurri”, luogo di aggregazione per i tifosi, con la Farnesina che, attraverso le sue Ambasciate, è da sempre presidio e promotore del made in Italy all’estero. | |
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| | | 5.000 miliardi di dollari e 10 players che decidono cosa mangiamo: l’industria alimentare mette a rischio la “democrazia del cibo”, “che i consumatori devono riconquistare riappropriandosi del rapporto con i produttori e della possibilità di scelta”. A WineNews, Matteo Lorito, Rettore Università di Napoli Federico II, il più antico ateneo statale, fondato nel 1224 dall’Imperatore svevo, in un’epoca di pace, grande produzione agroalimentare, biodiversità e scambio tra culture (ph: con Francesca Marino, coautrice “Le origini della cucina italiana, da Federico II a oggi” a “Festa a Vico”). | |
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