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WineNews
N. 3.961 - ore 17:00 - Mercoledì 15 Maggio 2024 - Tiratura: 31.211 enonauti,
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La News
L’omaggio di Firenze al Chianti Classico
Cento anni dalla fondazione del Consorzio più antico d’Italia: sono quelli del Chianti Classico, che ha ripercorso il passato e guardato al futuro, ieri, dal Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio a Firenze, dove è raffigurato con il suo simbolo, il Gallo Nero, dal grande pittore Giorgio Vasari, nel soffitto con le allegorie dei domini dei Medici. Un reciproco omaggio tra la “culla” del Rinascimento, il suo territorio e i suoi vini, al quale ha fatto da sfondo anche il Teatro della Pergola, teatro-simbolo di Firenze e teatro all’italiana per eccellenza, dove si sono esibiti e si esibiscono i più grandi musicisti, attori e registi, sono nati i palchetti, il melodramma e il telefono.
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Primo Piano
Chianti Classico, per il Consorzio 100 anni di bellezza e un futuro tra Unesco e sostenibilità
La storia ha sempre il suo peso, e quella del Consorzio del Chianti Classico è lunga 100 anni anche se le origini del “mito” partono da più lontano, dal bando del Granduca di Toscana Cosimo III de’ Medici che delimitava la zona di produzione del Chianti Classico (1716), all’invenzione della “formula perfetta” di Bettino Ricasoli nel Castello di Brolio nel 1872. Ed eccoci al presente, con la celebrazione “secolare” del Consorzio più antico d’Italia, tra passato e futuro (con il sogno dell’Unesco), a Firenze, in un evento-confronto tra personalità dei territori del vino tra i più prestigiosi al mondo (in approfondimento): dalla Borgogna, con Thiébault Huber, presidente Confédération des Appellations et des Vignerons de Bourgogne, alla Champagne, con Maxime Toubart e David Chatillon, co-presidenti Comitaté Champagne, dal Douro, con Gilberto Igrejas, presidente Port and Douro Wines Institute, all’Oregon, con Morgen McLaughlin, direttrice Williamette Valley Wineries Association & Wine Foundation Oregon, e al Barolo, con Matteo Ascheri, presidente uscente Consorzio Barolo Barbaresco Alba Langhe Dogliani. E che, guidati dal vicedirettore del “Corriere della Sera” Luciano Ferraro, hanno tracciato un “fil rouge”, declinato nei loro territori, sulla sostenibilità. Che sarà sempre più centrale per il Chianti Classico con la novità del Manifesto di Sostenibilità “che i nostri viticoltori accoglieranno e renderanno vivo e attivo”, ha detto il presidente del Consorzio Giovanni Manetti, e che esprime la visione di un Chianti Classico sostenibile sia come sistema imprenditoriale che come strumento di tutela del territorio. D’altronde è un “connubio unico tra la terra, i suoi meravigliosi frutti e l’instancabile lavoro dei vignaioli”, per il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, che, ha ribadito Piero Antinori, presidente onorario Marchesi Antinori, “abbiamo la responsabilità di mantenere: dobbiamo proteggere questo bellissimo paesaggio perché si basa sull’armonia tra uomo e natura”. E mentre anche la critica, ha sottolineato Monica Larner, Italian Reviewer “The Wine Advocate - Robert Parker”, vuole raccontare sempre di più al mondo “vini che hanno un’anima, in cui la qualità gioca un ruolo fondamentale ed è strettamente legata alla tutela dell’ambiente, ma anche alla gestione aziendale dall’approccio olistico”. 
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Slow Food: un manifesto per l’Europa
Biodiversità ed agroecologia, rispetto per gli animali e per la terra, valorizzazione delle terre alte (di collina e montagna), educazione alimentare in tutte le scuole, maggiore chiarezza ed esaustività delle etichette, nuove relazioni tra città e campagna, tutela della pesca artigianale e degli ecosistemi costieri, prezzi giusti per gli agricoltori, concorrenza leale all’interno del mercato, diversità ed accoglienza, no alla plastica usa e getta e basta sprechi di cibo: ecco i “12 punti per l’Europa che vorremmo” del “Manifesto” lanciato da Slow Food in vista delle prossime elezioni europee (in Italia si vota l’8 e il 9 giugno), da sottoporre a presidenti e segretari dei partiti politici candidati in Ue, ma anche alle istituzioni che governano i territori a livello nazionale, per una transizione verso sistemi alimentari sostenibili.
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Focus
Sicilia “less is more”: meno produzione, più vocazione dei vini
Il 2023 è stato un anno impegnativo in vigna anche in Sicilia, con un calo della produzione del 34,48% sul 2022 (e del 40% in 13 anni), per l’elevata pressione patogena sulla vite tra maggio e giugno. E che si è tradotto in una resa litro/ettaro del 50% in meno nel 2023 sulla media nazionale degli ultimi 13 anni (al di sotto della quale si trovano anche Piemonte e Toscana). Nel complesso, però, la regione si conferma più resiliente al surriscaldamento climatico in atto. Non significa che non stia affrontando le stesse sfide del resto d’Italia e del mondo, ma ci sono delle caratteristiche geografiche, geologiche e di biodiversità che le permettono sorprendentemente di resistere meglio. Il calo di produzione inoltre si accompagna ad una maggior consapevolezza dei produttori che, sempre più, stanno delineando la vocazionalità delle varietà presenti in Sicilia: non si coltivano più tanti vitigni in modo indiscriminato su tutta la regione, bensì in maniera oculata, concentrandoli nei territori che meglio ne permettono l’espressione. Resilienza e pulizia, evidenziate nell’analisi climatica e vendemmiale presentata, nei giorni scorsi, a “Sicilia en Primeur” 2024 a Cefalù, e, soprattutto, nei migliori assaggi WineNews (in approfondimento) delle oltre 300 etichette in degustazione di più di 60 aziende di Assovini Sicilia. 
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Cronaca
Gli Eataly del mondo e le ricette dei migranti
Per sostenere la candidatura della cucina italiana all’Unesco, e celebrarne il radicamento nelle culture locali dei diversi Paesi, gli Eataly del mondo danno il via al progetto “Le Radici della Cucina Italiana”, del Ministero degli Affari Esteri e “La Cucina Italiana”. Dall’Italia all’Uk, dalla Germania agli Usa, dal Canada agli Emirati Arabi, la catena delle eccellenze enogastronomiche del Belpaese, ospita lezioni di cucina sulle ricette che i migranti italiani hanno portato agli angoli del mondo e che sono diventate veri e propri cult.
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Wine & Food
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato il Dl Agricoltura
Attesa da tutte le più importanti organizzazioni agricole italiane, alle cui richieste va incontro, ma oggetto di un’interlocuzione tra Governo e Presidenza della Repubblica su alcuni punti ritenuti critici dal Quirinale, oggi, è arrivata la firma da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella del Dl Agricoltura, approvato dal Consiglio dei Ministri il 6 maggio e contenente disposizioni per le imprese agricole, della pesca e dell’acquacoltura, nonché per le imprese di interesse strategico nazionale. “Con la firma del Dl Agricoltura da parte del Presidente Mattarella - ha detto il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida - il mondo dell’agricoltura, della pesca e della produzione avrà a disposizione ulteriori strumenti per rafforzare le filiere italiane e proteggere i nostri prodotti, che sono sinonimo di eccellenza e qualità”.
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Castello del Terriccio
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Masottina
Consorzio Vini di Romagna
Tenuta Sette Ponti
Bosca
WineNews.tv
“Forte della sua qualità, per l’Italia del vino è il momento di fare concorrenza ai competitor”
Logistica, calo dei consumi, costo del denaro, accesso al credito: cosa incide di più sul business del vino italiano? L’analisi, a WineNews, di Andrea Toma, responsabile Area Economia, Lavoro e Territorio Censis. “Il calo della domanda interna è un problema che ci portiamo avanti da tempo. Nella domanda estera dei nuovi mercati, invece, incidono problemi di logistica come nel Canale di Suez. Sui costi regna l’incertezza per tutti, l’accesso al credito colpisce soprattutto le piccole aziende. Ma, forte della sua qualità, per l’Italia del vino è il momento di fare concorrenza ai competitor”.
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