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WineNews
N. 3.364 - ore 17:00 - Martedì 1 Marzo 2022 - Tiratura: 31.116 enonauti,
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La News
I vigneti urbani all’Expo di Dubai
Il vigneto urbano come nuovo modello di turismo smart e di sviluppo sostenibile e rigenerazione delle città del futuro. Per promuoverlo, l’Urban Vineyards Association, che riunisce 11 vigne nelle città di tutto il mondo, da Torino a Milano, da Venezia a Siena, da Catania a Palermo, da Parigi a Lione, da Avignone a New York, e che rappresentano un’eccellenza anche italiana, è volata all’Expo 2020 Dubai per la più grande mostra espositiva mondiale dedicata e un focus, domani al Padiglione Italia nel “Piemonte Regional Day”, per affacciarsi in una delle vetrine più importanti in fatto di innovazione e per allargare la platea di soci e investitori in tutto il mondo.
Approfondimento su WineNews.it
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Primo Piano
Petrini: se il vino abbandona la sua presenza nei territori, perde un pezzo della sua identità
“La storia dell’ultimo mezzo secolo è la storia del “Rinascimento” del vino italiano, e di come un comparto importante della nostra agricoltura possa rendersi autonomo ed autosufficiente, addirittura portando l’esempio. Quello che si è realizzato nel mondo del vino sarebbe un atteggiamento virtuoso che si potrebbe estendere anche ad altri comparti del sistema agricolo. È una speranza, ed è detta in un momento particolare in cui le esigenze del pianeta chiedono a tutti noi comportamenti virtuosi, e quindi anche di rispetto verso la fertilità dei suoli e l’ambiente, per cui l’esempio del vino rappresenta un punto di riferimento”. Lo ha detto, a tu per tu con WineNews, Carlo Petrini, fondatore Slow Food, tra le più autorevoli voci internazionali quando si parla di cibo e non solo, aspettando “Sana Slow Wine Fair” (Bologna, 27-29 marzo). Per il quale il vino rappresenta un paradigma del cambiamento di sistema necessario in tutte le agricolture, grazie anche al ruolo “politico” che è in grado di rivestire, come si è visto, da ultima, nella battaglia vinta in Ue sulla distinzione tra consumo ed abuso nel “Cancer Plan”. “Quando c’è consapevolezza della forza che il comparto ha anche a livello mediatico, si ottengono grandi risultati - sottolinea - ma c’è da dire anche un’altra cosa: nello sconquasso determinato dalla pandemia, tutto sommato, il mondo del vino ne esce meno prostrato di altri comparti. Ed è per questo motivo che è importante che sia cosciente che l’unione fa la forza. Non è possibile non vedere come molte botteghe, che vendono anche il vino, stanno chiudendo in tutto il Paese, e che la ristorazione sia piegata dalla sofferenza. Se vogliamo uscire da questa pandemia c’è bisogno di elementi di solidarietà e di cooperazione. Se ognuno bada ai propri interessi non va bene. Io ho memoria di quando il mondo del vino era in ginocchio dopo lo scandalo del metanolo: in quel momento lì chi ha contribuito a rilanciare anche l’immagine del vino sono stati i ristoratori e gli osti, che tutti insieme hanno fatto la loro parte. Adesso bisogna fare squadra rispetto ad altri soggetti. Se il vino abbandona la sua presenza sui territori perde un pezzo della sua identità che è quella che tutto il mondo ci invidia. È ora di cominciare a riflettere su queste cose”.
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Per gli italiani il cibo è un tema quotidiano
Il 36% degli italiani, quando fa la spesa, controlla l’etichetta dei prodotti per verificarne gli ingredienti, quota inferiore, però, ai francesi (42%) ed agli spagnoli (44%) che si rivelano i consumatori più virtuosi. Emerge da “Conscious Eater” by NielsenIQ, studio di mercato che ha analizzato le abitudini alimentari delle famiglie europee e come queste influenzino i loro comportamenti d’acquisto. Studio secondo il quale l’Italia primeggia, invece, per quanto riguarda l’importanza del cibo: per il 92% degli italiani l’argomento è fondamentale nella vita quotidiana, seguiti dagli spagnoli (87%) e dai francesi (79%). Sorprende però che gli italiani si dichiarano meno sensibili a temi legati alla sostenibilità (11%) chiudendo la classifica europea, preceduti dai tedeschi (30%), dai francesi (20%), dagli inglesi (17%) e dagli spagnoli (14%).
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Focus
Usa e vino, guidano premiumisation e over 65
Il 2021? Un grande anno, almeno stando al “Current State of the Wine Industry” by WineRamp, lo studio condotto da Berkeley Haas e McKinsey & Company: per il 29% dei viticoltori è stato addirittura il miglior anno di sempre. Segnato da un’accelerazione importante il processo di premiumizzazione, con i vini sotto gli 11 euro a bottiglia allo scaffale che subiscono drastici cali, come raccontano i dati di SipSource. Crescono, al contrario, le fasce 11-15 dollari a bottiglia (+1,2%), quella 15-25 dollari (+9%), quella delle bottiglie che costano tra i 25 e i 50 dollari (+12,5%), e i vini sopra i 50 dollari (+43%): i vini sopra gli 11 dollari a bottiglia rappresentano il 25% del mercato retail. Come visto ovunque, anche sul mercato Usa l’e-commerce sta vivendo una crescita importante, ed oggi fattura il doppio del 2019 e, stesso periodo, è cresciuto contestualmente anche il canale della vendita diretta dalla cantina al consumatore. Interessante, anche e soprattutto dal punto di vista dei Paesi che esportano le loro produzioni in Usa, è il rapporto tra età e consumi di vino, secondo i dati di Nielsen IQ: la fascia di età 21-34 anni rappresenta poco più del 25% della popolazione, ma meno del 20% dei consumi di vino, mentre gli over 65, il 23% della popolazione, stappano più di una bottiglia su quattro aperta in Usa (27%).
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Cronaca
Stop alla Vodka russa
La guerra all’Ucraina ha ricompattato l’occidente, che ora mira ad indebolire l’economia di Mosca e sfaldare i rapporti tra Putin e gli oligarchi russi. Nessun settore economico - eccetto quello energetico - pare precluso, e alle sanzioni dei Governi si sommano le decisioni dei privati. Bernabei, ad esempio, in una breve nota “condanna inequivocabilmente l’azione militare in Ucraina e comunica di aver rimosso con effetto immediato dal proprio portale online tutti gli alcolici di fabbricazione e marca russa (principalmente Vodka)”.
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Wine & Food
Negli ultimi tre mesi del 2021 la ristorazione ha perso il 22,4% sul 2019: -21 miliardi di euro
Non sorprende, purtroppo, più di tanto, ma il dato Istat diffuso oggi sul fatturato dei servizi rende ancora più concreta la dimensione della grave crisi in cui versa il settore della ristorazione italiana. Che, come spiega bene una nota dell’Ufficio Studi Fipe/Confcommercio, “nell’ultimo trimestre 2021 ha visto una crescita del fatturato delle imprese del settore sullo stesso periodo dell’anno precedente del 65,3%. Il deciso incremento va però analizzato con cautela, perché frutto del confronto con un periodo, il quarto trimestre del 2020, contraddistinto da lunghi periodi di inattività per le restrizioni anti Covid imposte alle imprese. Il consuntivo 2021 conferma il perdurare delle condizioni di difficoltà del settore che chiude l’anno con una perdita del 22,4% sul 2019, pari ad oltre 21 miliardi di euro”.
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WineNews.tv
“L’Italia sia primo Paese 100% bio. Perchè può farlo, e per marketing”. Così Oscar Farinetti
La “lectio magistralis” dell’imprenditore e fondatore di Eataly alla Luiss Guido Carli: “serve subito l’educazione alimentare nelle scuole. Il made in Italy agroalimentare ha fatto il record di 50 miliardi di export perchè prima faceva troppo poco. Dobbiamo arrivare a 100 miliardi. Siamo già il paese più “pulito”, in agricoltura, nelle aziende agricole, nei ristoranti. Raccontiamolo al mondo, e raddoppieremo anche i turisti che vengono in Italia”.
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