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WineNews
N. 2.721 - ore 17:00 - Mercoledì 28 Agosto 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti,
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La News
Gli aiuti pubblici al vino spagnolo
La Spagna del vino si prepara ad una vendemmia che, secondo le previsioni, dovrebbe portare ad una produzione di 40 milioni di ettolitri, in calo sulla media degli ultimi 5 anni, di 43,6 milioni di ettolitri, ma sufficienti e mantenere una quota del 15% della produzione mondiale, ed il primo posto nelle esportazioni, almeno in volume. Un quadro in cui a giocare un ruolo di rilievo sono gli aiuti statali del “Programa de apoyo al sector del vino” che, come ha ricordato il Ministero dell’Agricoltura, guidato da Luis Planas, stanzia ogni anno risorse pubbliche (comprese quelle europee, quindi Psr e Pac) per 210 milioni di euro.
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Primo Piano
Usa: il vino la bevanda meno amata dai giovani, che gli preferiscono birra e liquori
Secondo molte analisi e studi più o meno recenti, i Millennials, i giovanissimi, guideranno la crescita dei consumi di vino nel mondo, in ogni angolo del Pianeta. Anche in Usa, ad oggi primo mercato mondiale per il nettare di Bacco (e primo partner enoico straniero per l’Italia enoica, che negli States detiene la leadership tra i produttori stranieri), in attesa del sorpasso, a livello di consumi, da parte della Cina, atteso da più parti nel giro di qualche anno. Eppure, a guardare l’ultimo sondaggio della società Gallup sulle preferenze “alcoliche” degli americani, qualche dubbio, sul mercato a stelle e strisce, sorge. Perché i giovani americani, al vino, preferiscono di gran lunga la birra che i superalcolici. In un trend generale che vede, peraltro, la birra rimanere la bevanda preferita in assoluto dei bevitori americani (è la prima scelta per il 38%), e i liquori (29%) insidiare da vicino il vino al secondo posto (30%). Un divario molto più ampio se si guarda alle classi di età: tra i 18 ed i 34 anni, la birra è la bevanda alcolica bevuta più spesso (41%), di poco davanti ai liquori (39%), mentre il vino è la prima scelta solo per il 16% dei giovanissimi. Ed il podio resta lo stesso anche tra i 35 ed i 54 anni di età: birra al top con il 41% delle preferenze, poi i liquori con il 32%, ed il vino a seguire con li 24%. A preferire il nettare di Bacco alle altre bevande in Usa, dunque, sono ancora le persone più mature: tra gli over 55 è la bevanda preferita per il 44% dei consumatori, ancora più della birra (34%), e dei liquori (20%). Altra differenza notevole, nelle preferenze, è quella di genere: il vino è la bevanda consumata più spesso solo da 15% degli uomini, che brindano molto più spesso con la birra (55%) e con i liquori (26%), mentre per le donne il più gettonato è proprio il frutto della vite con il 45%, davanti ai liquori (32%) e alla birra (21%). Ancora, emerge come il vino, in Usa, sia la bevanda preferita delle persone con un’istruzione più elevata (il 48% per chi ha conseguito titoli di studio post laurea), e di quelle con un reddito più elevato (il 35% per chi ha un’entrata annuale superiore ai 100.000 dollari).
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SMS
Riflessioni sui “gradi” del vino
Nata come misura di “emergenza” per quelle annate in cui le condizioni climatiche non consentono di raggiungere naturalmente il grado alcolico minimo dei vini, quella dell’aumento del titolo alcolometrico volumico naturale di uve e vino, è diventata una sorta di prassi, concessa pressoché sempre dalle Regioni su richiesta delle rappresentanze di filiera. Niente di illecito, anzi, lo spirito di soccorso della misura è condivisibile. Ma viene da chiedersi, secondo alcuni addetti ai lavori, se abbia ancora senso un utilizzo simile, al netto della tendenza al “naturale” aumento del grado alcolico dei vini, legato soprattutto al clima, e alle tante misure messe in atto per riequilibrare i livelli di produzione (dal blocco degli impianti alla diminuzione delle rese). Senza contare che, per alcuni, è una misura che avvantaggia chi punta più sulla quantità che sulla qualità.
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Focus
Bio e sostenibilità in crescita, al centro del Sana
Il biologico e tutto quello che ha a che fare con la sostenibilità nel piatto e nel calice sono in grande crescita, da anni, e l’Italia, secondo i dati di Assobio, è leader mondiale della produzione biologica a livello mondiale, e tra i tanti primati, dagli agrumi agli ulivi alla frutta, il Paese è ai vertici anche nel vigneto bio (ci supera solo la Spagna): in Italia sono 105.000 gli ettari vitati biologici, sui 660.000 complessivi. Un trend mondiale, quello del vino bio, sempre meno di nicchia: secondo una recente ricerca dell’International Wine & Spiritis Research (Iwsr), nel 2022 le vendite a livello globale toccheranno gli 87,5 milioni di casse, con un ritmo di crescita annuo, tra il 2017 ed il 2022, del +9,2%, decisamente superiore alla crescita media del comparto. E, di pari passo, cresce anche tutto quello che ruota intorno al vino biologico come confermano i numeri di Valoritalia, la società leader della certificazione del vino italiano e non solo, che l’anno passato ha verificato 1.750 aziende per le certificazioni biologiche (quintuplicate negli ultimi 5 anni) e 1.055 per le certificazione integrate, che sarà protagonista al Sana, il salone internazionale del biologico e del naturale, in programma dal 6 al 9 settembre a Bologna.
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Cronaca
Vino e canapa si incontrano in bottiglia
Vino alla cannabis e senza alcol. In California hanno cominciato a farlo (anche) così. Ed è già un trend, che sta nascendo sull’onda della legalizzazione per un uso ricreativo che contenga una quantità ridotta di principio attivo, il Thc. Il primo produttore a inventarlo è stato Chip Forsythe, che l’anno scorso ha messo sul mercato il “Rebel Coast Cannabis Infused Sauvignon Blanc”, mentre i big dell’industria del beverage, a partire da Contellation Brands, investono in maniera importante sulla coltivazione della cannabis ...
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Wine & Food
I Consorzi della Valpolicella e del Primitivo di Manduria contro “Terregiunte”
Terregiunte, il vino nato dall’incontro tra Veneto e Puglia, firmato da Sandro Boscaini e Bruno Vespa, continua a far parlare di sé, ma non in maniera lusinghiera. Al centro delle polemiche la scelta comunicativa di narrare il Terregiunte come “Blend Costasera Amarone Masi 2016 e Primitivo Raccontami Vespa 2016”, sia sul sito dedicato al vino che sul comunicato stampa che lo ha lanciato (ma non in etichetta, ndr). Una scelta che, come ricorda il Consorzio della Valpolicella nel suo comunicato, è in contrasto con le normative comunitarie che “vietano di fare menzione a zone o prodotti a denominazione di origine accostate a vini senza alcun riferimento geografico, non solo in etichetta ma in tutti i canali media utilizzati”. Una linea “sposata dal Consorzio del Primitivo di Manduria, che uscirà con un suo comunicato”, come ha detto a WineNews il presidente Mauro Di Maggio.
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WineNews.tv
Il sistema produttivo del vino italiano e le chiavi del successo: la versione di Mike Veseth
Mercati che cambiano, tendenze e ricerca di nuove vie per crescere: il sistema vino in Italia naviga in un mare sospinto da più venti. Ne abbiamo parlato con Mike Veseth, professore di Economia Politica Internazionale dell’Università di Tacoma (Stato di Washington) e fondatore di “The Wine Economist”, tra punti di forza e cambiamenti necessari.
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