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WineNews
N. 3.949 - ore 17:00 - Venerdi 26 Aprile 2024 - Tiratura: 31.211 enonauti,
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La News
Fuochi in vigna in Alto Adige 
In questo avvio di primavera che in molti territori d’Italia assomiglia ad un inverno tardivo, con le vigne già in fase di germogliamento, tornano i fuochi in vigna a regalare immagini suggestive, ma anche preoccupanti. Come quelle che arrivano dai profili social di Abbazia di Novacella, una delle cantine più antiche dell’Alto Adige, i cui filari si sono riempiti di candele accese per difendere le piante piene di gemme dal freddo. “Questa notte le temperature intorno al monastero sono scese al di sotto dei -2 gradi centigradi. Abbiamo quindi dovuto proteggere le viti dai danni del gelo con candele riscaldanti”, spiega la cantina su Facebook.
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Primo Piano
Aste del vino, mercato 2023 in leggerissima crescita sul 2022. Romanée-Conti dominatore 
Se il mercato dei fine wines e del collezionismo, dopo anni di crescita tumultuosa, accusa da qualche tempo un certo ridimensionamento, anche il mercato delle aste enoiche non cresce più come un tempo, e forse, questo, è fisiologico. Nondimeno, le grandi bottiglie di quei pochi, grandissimi marchi mondiali, in particolare di Borgogna, Bordeaux, Champagne e Italia, in questo ordine, continuano a spuntare quotazioni da capogiro, soprattutto se arrivano sotto il martelletto direttamente “ex cellar”, o da singole collezioni private. Trend forte e chiaro nel “Wine & Spirits Market Report” 2023 della case d’aste Sotheby’s, che con la sua divisione enoica è tra i leader mondiali del settore. Le aste vinicole della casa fondata nel 1744 a Londra, ma ora con il quartier generale a New York, nel 2023 hanno toccato un nuovo record, per 159 milioni di dollari raccolti in 70 aste (comprese quelle “charity”, tra cui la grande asta dei vini dell’Hospice de Beaune, in Borgogna), sostanzialmente in linea con i 158 del 2022 (con 66 cataloghi), e praticamente il triplo dei 58 milioni di dollari del 2013 (raccolti con appena 24 aste). Guardando ai singoli produttori che dominano il mercato delle aste letto da Sotheby’s, al netto del peculiare caso dell’Hospice de Beaune (con 25 milioni di dollari ed il 17% dello share), al vertice resta Domaine de la Romanée-Conti (21 milioni di dollari di aggiudicazioni complessive, il 13% del totale), davanti a Domaine Leroy (11 milioni di dollari), Petrus (6) e Armand Rousseau (5). Capitolo Italia: in testa c’è il Masseto con il 26% delle aggiudicazioni tricolore totali, poi Sassicaia e Gaja con il 14% ognuno, e Giacomo Conterno, Bruno Giacosa, Giuseppe Rinaldi, Giuseppe Quintarelli, Antinori e Romano dal Forno, con le 10 “blue chips” italiane che valgono l’84% delle aggiudicazioni legate ai vini del Belpaese. Guardando alle zone di provenienza degli acquirenti, invece, per Sotheby’s, il 42% del fatturato è in mano ai compratori asiatici (soprattutto da Hong Kong, con 22 milioni di dollari), il 33% agli europei (con la Francia nettamente davanti a tutti, a 23 milioni di dollari, con il Regno Unito terzo a 5, addirittura dietro la Danimarca con 6 milioni di dollari), mentre le Americhe si fermano al 25% (con gli Usa dominatori con 25 milioni di dollari).
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Alcol e pubblicità, il Belgio frena 
Il Governo del Belgio ha ritirato il decreto che avrebbe dato una stretta importante, in caso di approvazione, alla pubblicità di tutte le bevande alcoliche, prevedendo, tra le altre cose, un messaggio finale sui rischi del consumo di alcol per la salute “dettato”, in qualche modo, dal Ministero della Salute del Paese. In particolare, apprende WineNews, la decisione è stata comunicata dal Ministero stesso, che si asterrà dall’andare avanti sul provvedimento, per reintrodurre eventuali nuove proposte in una fase successiva e con il nuovo Governo del Belgio (dove si vota a giugno per il rinnovo del Parlamento). Una buona notizia, dunque, anche per il vino italiano, e che arriva dopo l’invio di un parere circostanziato contro la proposta belga inviato nei giorni scorsi all’Ue dal Ministro dell’Agricoltura italiano, Francesco Lollobrigida, e poi da altri Governi.
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Focus
L’impasse di Bordeaux “En Primeur” 2023, aspettando i prezzi
A Bordeaux non è in crisi solo il comparto dei vini entry level pagati pochi euro al litro, che ha portato, tra le altre cose, ad un piano di espianto da 9.000 ettari di vigna nella Gironda, e reso incandescenti le proteste dei viticoltori contro négociant e gdo. Ad essere in difficoltà, da qualche tempo, è anche il sistema dell’“En Primeur”, per più motivi. Da un mercato non più ricettivo come in passato per i vini di Bordeaux (nel 2023, secondo i dati di Business France, a -12% nelle esportazioni in volume, ndr), alle difficoltà finanziarie dei négociant a causa dei rialzi dei tassi di interesse, ma anche per produzioni poco abbondanti, nelle ultime annate, con molti chateaux che hanno alzato di molto i prezzi dei vini, mentre il mercato chiedeva l’esatto contrario. Situazione che sembra confermarsi, in maniera ancora più netta, in questi giorni, con l’attesa per i primi rilasci “ex chateau” a chiusura della “Semaine des Primeurs”, andata in scena dal 22 al 25 aprile a Bordeaux, con sotto i riflettori la vendemmia 2023. Se per un sondaggio di “Wine Lister”, tra mercato stagnante, annata 2023 non eccezionale in qualità e non scarsa, i “wine merchant” sperano in ribassi dei prezzi del -30% sul 2022, per il Liv-Ex la certezza è che “non c’è spazio per ulteriori aumenti delle quotazioni”. In attesa dei primi prezzi, nei prossimi giorni.
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Cronaca
Nasce il Museo del Sagrantino  
Nato come vino da Messa nel Medioevo, il Sagrantino è uno dei rossi più antichi d’Italia: dopo aver conquistato la Docg nel 1992, è diventato uno dei top wines più richiesti, anche grazie agli investimenti delle cantine del territorio, a partire da Arnaldo Caprai. Da oggi il vino umbro è protagonista assoluto del Museo del Sagrantino, appena inaugurato a Montefalco, nel Complesso Museale San Francesco: un percorso immersivo e sensoriale, che parte dalle cantine francescane e prosegue tra vigneti e piccoli borghi del territorio, già raccontati da Benozzo Gozzoli nei suoi affreschi. 
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Wine & Food
La ristorazione italiana vale 82 miliardi di euro, exploit di fast food e centri commerciali 
Nonostante le difficoltà di vario tipo incontrate, e più volte riportate da WineNews, la ristorazione italiana, famosa nel mondo, resiste e prevede una crescita nei prossimi anni grazie anche ad una proposta dinamica che va dal ristorante classico al fast food (in forte ascesa), passando per il “boom” della ristorazione nei centri commerciali. Un’evoluzione interessante che vede il mercato della ristorazione in Italia, per il 2023, raggiungere un valore di 82 miliardi di euro, confermando il proprio peso del 3% sul mercato della ristorazione globale, e prevedere una crescita del +2,1% annuo tra il 2023 ed il 2028, trainata principalmente dai Quick Service Restaurant (fast food e simili, ndr). Numeri analizzati, nei giorni scorsi, da Aigrim, l’associazione nata in seno a Fipe-Confcommercio, con i dati aggiornati dell’Osservatorio sulla Ristorazione nei Centri Commerciali, realizzato da Deloitte.
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WineNews.tv
Tra moda, trend, giovani e futuro, i vini no e low alcol accendono il dibattito
Tra chi ci ha già investito e chi aspetta la possibilità di produrli anche in Italia, le voci dei produttori su uno dei temi del momento. Le parole di Paolo Castelletti (Uiv), Marzia Varvaglione (Agivi), Martin Foradori (Hofstatter), Alessio del Savio (Mionetto), Sergio Dagnino (Prosit), Giacomo Tarquini (Argea), Luca Serena (Serena Wines 1881), Pia Bosca (Bosca), Werner Waldboth (Abbazia di Novacella), e Daniele Galler (Cantina di Bolzano).
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