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N. 2.993 - ore 17:00 - Mercoledì 23 Settembre 2020 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Lasciare da parte giacca, cravatta e laptop, infilarsi i guanti, sfoderare le forbici e iniziare a raccogliere i grappoli di uva, ormai maturi, muovendosi al ritmo della terra, è il sogno segreto di tanti. Ecco, è questa l’esperienza, catartica, a suo modo, che la griffe della Valpolicella e dell’Amarone Masi ha pensato di regalare ad appassionati, intenditori e ai membri del Masi Investor Club, per far vivere ai propri azionisti, professionisti della Borsa e piccoli investitori, una dimensione anche esperienziale del proprio investimento. Iniziativa peculiare, andata in scena nei giorni scorsi a Masi Tenuta Canova, a Lazise del Garda. |
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Non ce ne vogliano i credenti, ma anche il vino, inteso come “religione”, ha una sua Bibbia: il mitico “Pocket Wine Book”, edita da Octopus Book e firmata da Hugh Johnson, forse il wine writer più popolare al mondo, che, ogni anno, “miracolosamente”, riesce a condensare in una piccola guida tascabile, il panorama produttivo globale. L’edizione 2021 - presto anche in italiano - restituisce anche una fotografia puntuale della Penisola enoica, in poche pagine, per Regione, produttore e denominazione, consigliando in “codice”, tra abbreviazioni e grassetti, le annate giuste da comprare, da aprire o conservare, per fare sempre la scelta giusta. E tra curiosità, aneddoti e “pillole”, una delle cose che più incuriosisce gli appassionati, è il giudizio sulle aziende, alcune delle quali, le più grandi, con un giudizio “mobile”: ossia da un minimo a un massimo, a rappresentare la vastità e varietà della gamma produttiva. Limitandoci alle “quattro stelle”, ossia alle migliori aziende e vini d’Italia, nel Chianti Classico, troviamo Castello di Ama, Fontodi, Isole e Olena, Montevertine e San Giusto a Rentennano, nel Chianti Rufìna Selvapiana, ed ancora etichette come Solaia e Tignanello della Famiglia Antinori. Restando in Toscana, fuori dalle denominazioni top, Tenuta di Trinoro in Val di Chiana (a Sarteano) e Tua Rita in Val di Cornia. A Montalcino, ecco le grandi griffe del Brunello, da Biondi-Santi a Case Basse (Soldera), da Fuligni a Le Potazzine e Salvioni (La Cerbaiola), mentre a Bolgheri, troviamo Sassicaia - Tenuta San Guido di Niccolò Incisa della Rocchetta, Ca’ Marcanda di Angelo Gaja, Le Macchiole e Ornellaia. In Piemonte, ancora, Gaja, Bruno Giacosa, Aldo Conterno, Giacomo Conterno, Bartolo Mascarello e Vietti, ma anche Crivelli, top per il Grignolino, e Paolo Saracco, per il Moscato d’Asti. In Valpolicella, al top ci sono Tommaso Bussola, Dal Forno e Quintarelli, nel Soave Pieropan e Graziano Prà. Ancora, Franciacorta vuol dire Ca’ del Bosco, in Val d’Aosta spicca Feudi di San Maurizio, in Trentino Alto Adige Manni Nossing ed in Friuli Venezia Giulia Miani. In Sardegna il nome da segnare è quello di Capichera, in Abruzzo Tiberio e Valentini, in Campania Elena Fucci ed in Puglia Gianfranco Fino. Infine, la Sicilia, tra l’Etna e il mare, da Frank Cornelissen a De Bartoli, da Feudo Montoni a Gulfi, a Tenuta delle Terre Nere. |
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La Cina grande mercato per i vini del mondo, ma anche produttore di vino che sempre più punta a produrre vini di alta qualità, anche grazie ai tanti investimenti stranieri, soprattutto francesi, ma non solo, arrivati negli anni nelle regioni vinicole più promettenti del Paese. È il caso di Château Changyu Moser XV, realtà situata nella regione di Ningxia, nata dalla joint venture tra Château Changyu, il produttore privato più grande ed antico di Cina, e Lenz Maria Moser, uno dei più celebri enologi e produttori austriaci. Una cantina progettata per produrre vini di alta gamma per tutto, le cui etichette sono già arrivate sulle tavole di alcuni Paesi europei, ed ora pronte a debuttare anche in Italia, per la prima volta, distribuite dal Gruppo Meregalli (la presentazione il 6 ottobre a Monza), una delle realtà storiche e prestigiose della distribuzione in Italia dei fine wine. |
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8 “Best in Show” su 50 assegnati, 37 medaglie di platino su 178, tra cui spiccano la tripletta di Cantina di Terlano in Alto Adige e la doppietta di Fontanafredda, nelle Langhe, ed il Piemonte, come Regione più premiata con 12, di cui 10 Barolo, 83 medaglie d’oro su 537: ecco il ricco bottino portato a casa dall’Italia ai “Decanter World Wine Awards”. Premi che riconoscono ancora di più come la vera forza del Belpaese sia la grande ed eccellente diversità che esprime nel calice, anche se nel grande coro dell’eccellenza enoica italiana, spiccano alcuni solisti, come il già citato Barolo, che non solo è il vino italiano che colleziona più medaglie di platino, ma anche l’unico con due “Best in Show”, il Barolo Aculei 2016 de La Bioca, ed il Barolo 2016 de L’Astemia Pentita. Nel novero dei migliori in assoluto, altri grandi classici, come il Barbaresco Spezie Riserva 2010 di Vite Colte, ancora dal Piemonte, il Brunello di Montalcino 2015 della storica Argiano, dalla Toscana, due diverse espressioni dell’Alto Adige, come il Valle Isarco Aristos Kerner 2018 di Cantina Valle Isarco ed il Lagrein Maturum Riserva 2017 di K.Martini & Sohn, ma anche il Sagrantino di Montefalco 2016 di Moretti Omero, e l’Etna Bianco Superiore Contrada Villagrande 2017 di Barone di Villagrande. |
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Boom della cucina domestica, da un lato, crollo del turismo e della ristorazione dall’altro. L’effetto del Covid si riflette sui social: secondo un’indagine di Extreme su 600 influencer italiani, tra maggio e agosto 2020 sullo stesso periodo 2019, i food influencer tra maggio e agosto 2020 hanno visto un’impennata del proprio engagement, con 17,7 milioni di interazioni (+32%), i travel influencer hanno registrato un calo del -15,7%, a 20 milioni di interazioni. E se la Toscana è stata la Regione più “instagrammata”, per il food hanno dominato gelati e dolci. |
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Con la Cina pronta alla ripartenza, e le Americhe ancora in piena crisi, il Coronavirus sembra aver diviso il mondo, che adesso è costretto a viaggiare a due velocità, anche per il vino. Così, la ProWein, in attesa del ritorno della Fiera di Düsseldorf, rinviata causa Covid al 2021 (dal 21 al 23 marzo), e a cui si sta lavorando, ripensa anche le altre manifestazioni nei vari Paesi. A partire dal rinvio della ProWein San Paolo, in calendario ad ottobre ma rimandata al 2021 proprio per la situazione ancora critica in Brasile. Diversa la situazione in Cina: qui la ProWein approderà dal 10 al 12 novembre, a Shanghai (proprio mentre Vinitaly debutterà con Wine to Asia a Shenzhen, dal 9 all’11 novembre, ndr), grazie a linee guida precise in materia di organizzazione degli eventi, per un mondo del vino, che ha necessità, oltre che voglia, di tornare alla normalità.
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Dalle montagne al mare, dai grandi vini all’alta ristorazione, presente e futuro di una delle perle dell’enogastronomia e della cultura d’Italia. Testimonianze di produttori come Collestefano, Le Terrazze (cantina d’elezione per un mito della musica come Bob Dylan), La Calcinara e Umani Ronchi, chef come Enrico Recanati (Andreina), e dei vertici dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini, per l’unica regione d’Italia “al plurale” che ha saputo unirsi intorno al vino. |
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