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WineNews
N. 2.444 - ore 17:00 - Lunedì 16 Luglio 2018 - Tiratura: 31.087 enonauti,
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La News
Le aziende più redditizie dell’Italia enoica
Se c’è un parametro che sta a cuore alle aziende private del vino italiano, è la redditività, al centro dell’analisi della giornalista Anna Di Martino. Al primo posto Tenuta San Guido, maison del Sassicaia, con un indice del 53,45%, quindi Marchesi Antinori (46,11%), al terzo la Cusumano (36,3%), seguita dalla Marchesi Frescobaldi con il 32,86%. Alta redditività (31,95%) per il gruppo Santa Margherita dei fratelli Marzotto, si consolidano al sesto e settimo posto Castellani (26,8%) e Ruffino (26,56%), seguiti all’ottavo posto dalla new entry Famiglia Cotarella, con il 26,2%. Chiudono la top ten, con il 25% la Guido Berlucchi, e con il 24% Agricola San Felice.
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Primo Piano
Ettari, bottiglie, export: tutti i record dell’Italia del vino
Se la redditività è fondamentale per capire il valore e lo stato di salute di un’azienda del vino, la sua importanza non può prescindere da almeno altri tre fattori: gli ettari vitati, le bottiglie prodotte e la quota export. Sul gradino più alto della classifica di Anna Di Martino riportata da WineNews Marchesi Antinori, di gran lunga la numero uno con 2.880 ettari in produzione: 200 ettari in più dello scorso anno a seguito degli ultimi acquisti in Toscana. Alle spalle della numero uno, solo tre aziende possono vantare una proprietà superiore ai 1.000 ettari. Sono la Zonin1821 (con 1.990 ettari), la Marchesi Frescobaldi (1.350 ettari, 100 in più del 2016) e la Castello Banfi, la maggiore azienda di Montalcino della famiglia italo americana Mariani-May. Al quinto posto, con 900 ettari, le Tenute Genagricola, il polo vitivinicolo delle Assicurazioni Generali. Segue Terra Moretti, con 870 ettari, quindi Cusumano, con 525 ettari. Entrano di diritto nella classifica delle prime dieci proprietà viticole Bertani Domains della famiglia Angelini, il Gruppo Santa Margherita che a seguito delle ultime acquisizioni moltiplica la sua estensione di vigneti conquistando il nono posto con 447 ettari, e Feudi di San Gregorio della famiglia Capaldo con 427 ettari. Spostando l’analisi sul piano produttivo, è l’Enoitalia della famiglia Pizzolo l’azienda al vertice della graduatoria stilata in base al numero di bottiglie prodotte. Al secondo posto la Casa vinicola Botter Carlo con 86 milioni, mentre al terzo si piazza la Fratelli Martini con 84 milioni. Al quarto posto il Mondodelvino group, con 63,5 milioni, seguito dalla Schenk Italian Wineries, con 55,6 milioni e Zonin 1821 con 51 milioni. Scende a 48 milioni la Italian wine brands, ne produce più di 34 la Casa vinicola Caldirola, 29 milioni Cielo e Terra e poco più di 26 milioni la Ruffino. Con una quota di fatturati dai mercati esteri superiore al 90%, le cantine più export oriented sono la cooperativa piemontese Araldica Castelvero (98,4%), Botter (96%), Cantine Sgarzi (96%), Farnese Group (93,48%), Ruffino (93,3%), Castellani (91%) e Cantine Volpi (90%). Sono export oriented, con una quota superiore all’80%, anche Fratelli Martini, Carpineto e Pasqua Vigneti e cantine, che chiudono la top ten.
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SMS
Olio italiano, tra boutade e fake news
La vicenda dell’Olio Italico racconta molto di una filiera complessa e un po’ in confusione. Il 28 giugno, da un convegno di Federolio, arriva la proposta di Coldiretti: l’Olio Italico, una miscela al 50% di olio italiano ed internazionale. Netta la presa di posizione di Unaprol, l’associazione degli olivicoltori della Coldiretti, che hanno minacciato di disdire la propria adesione. A sostenere l’impossibilità della proposta, nei giorni successivi, anche il parere informale dell’Ispettorato per la Repressione Frodi Alimentari. Infine, il 5 luglio la stessa Coldiretti smentisce di aver mai proposto l’idea dell’Olio Italico, parlando di fake news, anche se solo due giorni prima era stata la Federolio a tornarci sopra. Boutade? Errore? Non è dato saperlo, ma certo, per chi parla da anni di Italian sounding è quantomeno uno scivolone ...
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Focus
La top ten dei fatturato delle cantine italiane
Tutte insieme rappresentano 6,2 miliardi di euro fatturato, 148.000 ettari di vigne, tra vigneti di proprietà e in affitto, 2 miliardi di bottiglie, 11.570 dipendenti. È il biglietto da visita della 104 maggiori case vitivinicole italiane del 2017, nella graduatoria costruita dalla giornalista Anna Di Martino per il “Corriere Economia”, tenendo conto dei risultati di bilancio dell’ultimo esercizio. 104 aziende per il 47,6% del giro d’affari del settore: a dominare è la cooperativa Cantine riunite & Civ, proprietaria del Gruppo Italiano Vini, che è a tutti gli effetti l’azienda più grande del comparto, con 594,2 milioni di euro. Ci sono più di 300 milioni di distanza tra la prima della classe e la seconda, Caviro, il Consorzio romagnolo che conta 220,8 milioni di euro di incassi. Sul terzo gradino del podio la prima azienda privata, Marchesi Antinori, prestigiosa griffe del made in Italy nel mondo. Alle spalle della casata toscana altri due marchi privati: Zonin1821 e la Fratelli Martini, azienda piemontese di taglio commerciale. Al sesto e al settimo posto due bandiere della cooperazione trentina, Mezzacorona e Cavit, seguite da Casa Vinicola Botter, Enoitalia e Gruppo Santa Margherita. 
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Cronaca
Premio Oiv a Vinifera, “sapere” di Assoenologi
Opera degli enologi italiani riuniti nella più antica organizzazione di categoria, che hanno lavorato per definire nel modo più completo i vitigni italiani, è rivolta a tecnici e studiosi, ma anche a tutti coloro che amano l’Italia del vino e le sue terre: ecco “Vinifera - L’Italia dei Vitigni”, vera e propria “enciclopedia del sapere” di Assoenologi, che il 18 settembre a Parigi riceverà il Premio Oiv 2018, “per il contributo dato alla promozione di una bella immagine e della cultura del vino”, ha detto il dg Jean-Marie Aurand.
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Wine & Food
Se Ducasse, il cuoco più titolato di Francia, rischia di essere “sloggiato” dalla Tour Eiffel
È passato appena un anno da quando ai suoi tavoli con la vista più famosa al mondo, su Parigi, siedevano Macron e Trump, che stringevano amicizia nel ristorante della Tour Eiffel celebre grazie anche ad Alain Ducasse, il cuoco più titolato d’oltralpe, ai suoi fornelli da 10 anni. Ora Le Jules Verne è di nuovo al centro delle cronache, ma per un “affaire” ben diverso: la concessione per la sua gestione è scaduta ed il rinnovo, ad ora, è sfavorevole a Ducasse, che rischia seriamente di essere “sloggiato” dalla coppia di chef parigini Thierry Marx e Frederic Anton. La parola spetta sì al tribunale, come anticipato da “Le Parisien”, perché Ducasse ha fatto subito ricorso al Tar per annulare i risultati del concorso, ma prima passerà dal Comune di Parigi, che ha un mese per decidere se confermare o annullare la decisione.
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WineNews.tv
Qualità e crescita: il futuro del Sagrantino di Montefalco con Filippo Antonelli
Il Sagrantino di Montefalco, una denominazione relativamente giovane, con alle spalle 26 anni di storia, vive il momento di massimo splendore del vino italiano, come raccontano i numeri, ma anche quello forse più difficile per continuare a crescere, in un mercato mondiale che pare aver trovato il suo equilibrio. Il lavoro sulla qualità, i progetti di crescita e le aspirazioni future di una piccola denominazione nelle parole, a WineNews, di Filippo Antonelli, che torna alla presidenza del Consorzio Tutela Vini Montefalco, che guiderà fino al 2021.
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