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N. 3.680 - ore 17:00 - Mercoledì 5 Aprile 2023 - Tiratura: 31.127 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Il futuro dei vigneti dipende da un uso dell’acqua innovativo e sostenibile: una sfida che coinvolge anche il sistema finanziario, nella ricerca di soluzioni per far fronte ai mutamenti climatici. Se ne è parlato a “Vinitaly”, con Confagricoltura e Crédit Agricole Italia, perché l’irrigazione non può più essere solo d’emergenza, ma occorre adottare strategie “a deficit” anche per risultati produttivi migliori, per il professor Rosario Di Lorenzo. Come i portainnesti “M” ideati da Vivai Cooperativi Rauscedo, ma anche soluzioni creditizie come quelle di Crédit Agricole Italia, per cui il vino rappresenta oltre 6.000 clienti e assorbe da solo un miliardo di impieghi. |
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Nonostante uno scenario incerto e volatile nel 2023, tra costi altalenanti, difficoltà di reperimento di manodopera e eventi climatici sempre più impattanti, per il vino italiano si aprono prospettive interessanti, sia sul mercato nazionale che su quello estero. A confermarlo, a chiusura di un “Vinitaly 2023” che ha visto la presenza forte di buyer da tutta Italia e da tutto il mondo (e che dà appuntamento al 14-17 aprile 2024, ndr), una survey condotta presso le filiali Intesa Sanpaolo specializzate nell’agribusiness, secondo la quale molti, per l’anno in corso, si attendono un rallentamento generalizzato del fatturato, ma nel complesso una buona tenuta dei margini. Sul fronte interno, spiega Intesa Sanpaolo, il settore potrà beneficiare dell’ulteriore recupero della socialità post-pandemia e della forte ripresa del turismo e della ristorazione: il fatturato dei servizi di alloggio, nel 2022, è cresciuto del 10% sul 2019, e per i ristoranti la crescita è stata del 7%. Sui mercati internazionali, i buoni risultati del 2022 (esportazioni a 7,9 miliardi di euro, +10% a valori correnti, stabili in quantità, con gli Stati Uniti prima destinazione commerciale, con oltre 1,8 miliardi di euro, +8%, davanti alla Germania con 1,2 miliardi, +5%), potranno continuare ad essere sostenuti dall’ottimo posizionamento qualitativo del vino italiano. Che però deve lavorare sul valore. Perché l’offerta enologica italiana, spiega ancora Intesa Sanpaolo, è forse ancora poco remunerata in relazione alla qualità che esprime: il prezzo medio dei nostri vini Dop è infatti sensibilmente più basso rispetto a quelli francesi, e ad esempio, per i Rossi a denominazione della Borgogna il valore medio unitario dell’export è intorno ai 38 euro al litro, per i Rossi Dop del Piemonte e della Toscana siamo intorno ai 10 euro al litro, ed è ancora più marcata la differenza tra lo Champagne (sui 28 euro al litro) e Prosecco (sui 4 euro al litro). Le sfide nel futuro del vino saranno guidate dalla sostenibilità e dalla digitalizzazione: nuove energie potranno venire da un processo di ricambio generazionale, urgente in Italia per quasi un’impresa vitivinicola su 10. Bisognerà infine continuare su un percorso di rafforzamento dimensionale e patrimoniale: in Francia oltre l’80% delle aziende vitivinicole ha una dimensione superiore ai 10 ettari, in Italia solo il 50%. |
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Per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di sostenibilità della “Farm to Fork”, il piano della Commissione Europea per un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente, occorre tener conto degli sforzi già fatti finora, poter disporre di tempi più ragionevoli, di strumenti adeguati e del contributo della ricerca scientifica: lo hanno ribadito, a Vinitaly, le cooperative vitivinicole di Francia, Spagna e Italia, rappresentate da Vignerons Coopérateurs de France, Cooperativas Agro-alimentarias de España e il Coordinamento Vino di Alleanza Cooperative Agroalimentari. “La cooperazione non ha paura della sostenibilità - ha dichiarato Luca Rigotti, coordinatore Vino di Alleanza Cooperative - dobbiamo solo avviare un confronto condiviso con la Commissione per riuscire a contemperare gli obiettivi di sostenibilità con l’economia delle nostre aziende”. |
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Nel 2022 il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg ha commercializzato 104 milioni di bottiglie, a cui corrisponde un valore di 634 milioni di euro (+2% vs il 2021). Sono i dati economici più importanti presentati nel Rapporto Economico curato da Eugenio Pomarici (Università di Padova) per il Consorzio guidato da Elvira Bortolomiol, a Vinitaly. In Italia, per quanto riguarda la suddivisione delle vendite per canale, l’Horeca e le enoteche sono caratterizzate da una riduzione dei volumi, cui corrisponde però un aumento del valore delle vendite in termini assoluti (+5%). Il 2022, così come il 2021, si caratterizza per un ulteriore consolidamento della posizione della Denominazione nelle destinazioni export tradizionali. Il Regno Unito si conferma come prima destinazione dell’export del Conegliano Valdobbiadene, in valore e in volume, raggiungendo 10,3 milioni di bottiglie esportate, per un valore di 56 milioni di euro. Crescono anche le esportazioni verso la Germania e la Svizzera, secondo e terzo importatore della Denominazione, così come in Austria, negli Usa e in Canada. Intanto il territorio investe su sostenibilità e non solo: il 6-7 maggio 2023, a Susegana, debutterà “Co(u)ltura Conegliano Valdobbiadene”, il primo festival della letteratura del vino. |
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Tradurre la magia del vino in arte: come prodotto, ma anche come paesaggio, natura, profumi, colori, stagioni, storia, tradizioni e persone. È l’intento di Bernulia, artista alla quale Arnaldo Caprai ha chiesto di rappresentare il Sagrantino di Montefalco, con il progetto “Impronta del Sagrantino”, in quattro opere effimere presentate a “Vinitaly” che rappresentano l’“impronta visiva” dell’esperienza che si vive degustando quattro etichette della griffe cui si deve la rinascita del grande rosso umbro e del suo territorio, nei 30 anni di Docg. |
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Tredici vini e 9 annate: una assaggio di Amarone (a Vinitaly) che dimostra - ancora una volta - quanto il “re” della Valpolicella nell’interpretazione delle Famiglie Storiche (Allegrini, Begali, Brigaldara, Masi, Musella, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Torre d’Orti, Venturini, Villa Rizzardi e Zenato, che valgono il 15% della produzione ed il 23% del mercato in valore dell'Amarone della Valpolicella) sia in grado di invecchiare, rispettando i criteri di fine wine riconosciuti a livello mondiale. Famiglie che, da quanto apprende WineNews, sono sempre più vicine alla “pace” con il Consorzio Vini della Valpolicella, dopo le frizioni vissute negli ultimi anni, con un clima più disteso tra i due interlocutori, aiutato dal passare del tempo e dovuto, evidentemente, al reciproco riconoscimento dei ruoli all’interno della denominazione. |
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Parola del critico d’arte Vittorio Sgarbi: “Dobbiamo difendere il paesaggio che è coltivato dalla tradizione culturale della vite e dell’ulivo. Dobbiamo guardare con attenzione alla relazione tra valori spirituali e culturali e la produzione di vino. Che è importante per l’economia e per la tutela dei paesaggi. I Bacco di Caravaggio e Guido Reni a Vinitaly? Capisco ma non condivido, andavano portati in un museo, che è il tempio delle opere d’arte, come la cantina lo è del vino”. |
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