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WineNews
N. 4.090 - ore 17:00 - Giovedì 14 Novembre 2024 - Tiratura: 31.289 enonauti,
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La News
“Top 100” Wine Spectator: Tignanello n. 3
50 anni fa, nel 1974, la Marchesi Antinori presentava la prima annata di Tignanello, la 1971, lanciando un vino icona dell’Italia nel mondo, il primo dei “Super Tuscan” e tra i motori del Rinascimento del vino italiano. E oggi, il Tignanello 2021 sale sul podio (al n. 3) della “Top 100” di “Wine Spectator” (dopo essere già stato al n. 5 della stessa classifica nel 2022, con l’annata 2019, ndr). In una “Top 10” che, dunque, in attesa del “vino dell’anno” che sarà rivelato domani, e che nel 2023 fu il Brunello di Montalcino 2018 di Argiano, conterà almeno due vini italiani, con il Tignanello ed il Barolo Albe 2020 di G.D. Vajra, al n. 9. 
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Primo Piano
La Francia enoica al bivio tra crisi, proteste ed iniziative di rilancio per i produttori
La Francia, prima potenza mondiale del vino in valore, si trova stretta tra un presente difficile e un futuro da scrivere. Sono mesi particolari, tra una vendemmia con previsioni fortemente in ribasso, causa clima, e iniziative politiche, frutto anche delle pressioni delle associazioni di categoria, che cercano di dare sollievo ai piccoli produttori, quelli che, con le cooperative, soffrono di più. Tante le questioni “calde”, ad iniziare proprio dalle 100 cantine cooperative, circa il 20% delle imprese sociali del settore, in grave difficoltà economica ed a rischio crisi (il 37% delle cantine cooperative in Occitania, il 40% a Bordeaux e il 50% di quelle della Valle del Rodano). Difficoltà che potrebbero ampliarsi a causa delle basse rese della vendemmia e dei vini in giacenza. Il tutto, senza dimenticare la campagna di estirpazione dei vigneti che è andata sotto le previsioni. Si è infatti chiusa la teleprocedura FranceAgriMer per l’estirpazione definitiva e, riporta il sito “Vitisphere”, sono 5.417 le domande arrivate che vanno a coprire 27.451 ettari. Provenienti in primis dalla Linguadoca-Rossiglione e da Bordeaux, le richieste sfiorano il tetto dei 30.000 ettari e quindi possono beneficiare di un premio di estirpazione di 4.000 euro all’ettaro, grazie alla dotazione di 120 milioni di euro di fondi nazionali. E con i 109,8 milioni di euro “soltanto” richiesti non ci sarà alcuna riduzione. Richieste “ridotte”, causate, secondo le ipotesi, anche dalle pressioni delle cantine cooperative. Il settore, però, attende con ansia anche il via libera per le estirpazioni temporanee (le stime parlano di 100.000 ettari di viti da sradicare) e chiede che non vengano toccati i 150 milioni di euro promessi dal precedente Ministro dell’Agricoltura, Marc Fesneau. E mentre le proteste continuano a farsi sentire a Bordeaux (oggi) e nell’Hérault (in quest’ultimo caso per i prezzi di acquisto giudicati troppo bassi), è tornata ancora alla ribalta la questione del trasferimento dei vigneti in eredità. La novità è la votazione dell’emendamento per un’esenzione dalla imposta di successione o donazione fino al 75% del valore del terreno e senza alcun tetto. La tassa che renderebbe più complicata la vita dei produttori a mantenere i propri terreni favorendo l’arrivo dei grandi gruppi. Ma la strada, per una svolta definitiva, è ancora lunga. 
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“No-low”, tra tabù e business
“Negli States preferiamo chiamarli low sugar più che low alcohol”: ha detto Randy Ullom, enologo e vicepresidente del colosso californiano del vino Jackson Family Wines. Ma al netto di questo, il tema, è quello dei vini dealcolati, che in Italia ancora non si possono produrre in attesa di una normativa più volte promessa dal Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigidra, ma che sono una nicchia in crescita, che vale già 1 miliardo di dollari in Usa, 13 nei primi 10 mercati del mondo, e destinato a crescere del 7% all’anno fino al 2027 (stime Iwsr). Un segmento per il quale passa un pezzo del futuro del vino, secondo molti, ma anche del settore dei macchinari per realizzare questi prodotti “no-low”, con l’Italia in prima linea sul fronte della tecnologia, come emerso a Simei, l’evento di Unione Italiana Vini (Uiv) che si chiude domani, a Milano.
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Focus
Gibellina prima “Capitale Italiana dell’Arte Contemporanea”
Tra gli esempi di connubio tra vino e arte, c’è anche una delle opere di land art più rivoluzionarie e grandi al mondo: il “Cretto” di Alberto Burri a Gibellina, simbolo della rinascita, grazie alla bellezza, della Valle del Belìce, devastata dal terremoto del 1968, realizzato dagli anni Ottanta del Novecento, conservando per sempre le macerie sotto il cemento bianco in una sorta di sudario. Il merito della sua realizzazione è di Ludovico Corrao, sindaco “visionario” di Gibellina, artefice del suo riscatto come laboratorio d’arte e luogo di incontro tra artisti, contadini, artigiani e giovani. Un riscatto nel quale anche il vino ha un ruolo: è, infatti, nei vigneti attorno all’opera, che nascono i vini di Tenute Orestiadi - dal “PetraMater”, il “vino del Cretto”, ai Cru Sicilia Doc Riserva Ludovico, in onore di Corrao - che raccontano al mondo un territorio che ha trasformato i tempi difficili in energia. E che, dopo mezzo secolo dal primo grande disastro naturale dal secondo Dopoguerra, in un’epoca di tante catastrofi, ha vinto la sua scommessa, come dimostra il riconoscimento di Gibellina come prima “Capitale Italiana dell’Arte Contemporanea” 2026 da parte del Ministero della Cultura, e che, per Rosario Di Maria, presidente Tenute Orestiadi, “fa riflettere sul valore di questa città che vuole dialogare col mondo”.
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Roma Doc
Cronaca
“Wine Enthusiast” celebra Sandro Boscaini
Sandro Boscaini, alla guida di Masi Agricola, uno degli imprenditori che hanno fatto grande il territorio della Valpolicella nel mondo, e non solo, tra i pionieri che hanno fatto conoscere la qualità del vino italiano nel mondo, quando questo non era scontato, è il “Lifetime Achievement of the Year” nei prestigiosi “Wine Star Award” 2024 di “Wine Enthusiast” (le cui firme dall’Italia sono Danielle Callegari e Jeff Porter), che hanno già incoronato, in questa edizione, la Franciacorta come “International Wine Region of the Year” 2024.
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Wine & Food
Ca’ del Bosco, Villa Franciacorta, Uberti, Andreola: i top delle Cinque Sfere di Sparkle 2025
Da Ca’ del Bosco a Villa Franciacorta e Uberti, in Franciacorta, che è anche la denominazione più titolata, fino ad Andreola in Valdobbiadene: sono i pluripremiati della spumantistica italiana, le cantine che hanno conquistato il maggior numero di “Cinque Sfere”, tre a testa, nella guida “Sparkle” 2025, edizione n. 23, dedicata ai migliori spumanti secchi italiani, ed edita dalla storica rivista di enogastronomia “Cucina & Vini”. Sono 87 le etichette (erano 91 nella passata edizione), che hanno ottenuto l’importante riconoscimento, tra le 936 presenti in guida, prodotte dalle migliori aziende vitivinicole del Belpaese (protagoniste dello “Sparkle Day”, il 30 novembre, al The Westin Excelsior Hotel a Roma). Lombardia regione al top, con 33 premi (29 con il Franciacorta), poi il Trentino, con 19 (tutti Trentodoc) ed il Veneto, con 16 (13 Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg).
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Tenuta Sette Ponti
WineNews.tv
Se il vino italiano si dà i punteggi, tra mercati, valore, sostenibilità e capacità di emozionare
WineNews a confronto con Monica Larner, firma dall’Italia di “Robert Parker Wine Advocate”, che ha inventato i punteggi ai vini da 100/100, e i produttori Fabio Alessandria (Comm. G.B. Burlotto), Giovanni Manetti (Fontodi), Gaia Gaja (Gaja), Albiera Antinori (Marchesi Antinori) e Priscilla Incisa della Rocchetta (Tenuta San Guido), sul vino italiano tra mercati, crescita in valore, sostenibilità e capacità di emozionare, dall’esclusivo “Rome - Symposium” by “The Wine Advocate”, al Rome Cavalieri, “regno” dello chef tre stelle Michelin de “La Pergola” Heinz Beck.
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