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WineNews
N. 2.813 - ore 17:00 - Venerdì 10 Gennaio 2020 - Tiratura: 31.087 enonauti,
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La News
Brindisi al 2020 con i vini top del 2010
2020, inizia un nuovo decennio. E così, per celebrarlo, il portale specializzato in fine wine Wine-Lister, ha stilato una lista dei vini “Must Buy” del mondo, annata 2010. E, al vertice assoluto, unico vino con punteggio di 100 su 100, c’è l’Italia, con uno dei suoi vini più celebri, il Barolo, firmato da uno dei sui interpreti più grandi, ovvero il compianto Beppe Rinaldi, con il Barolo Brunate 2010. Ma tanti sono gli italiani nelle prime posizioni, dal Collezione de Marchi Cabernet Sauvignon di Isole e Olena, al Chianti Classico Vigna del Sorbo Riserva di Fontodi, al Masseto, per stare tra i vini da 98 punti.
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Primo Piano
Neal Martin nel mondo, James Suckling in Italia: ecco i “Best Wine Critic of the World” 2020
Neal Martin, senior editor di Vinous, la rivista di critica enoica fondata nel 2014 da Antonio Galloni con migliaia di abbonati in 85 Paesi e tra le più autorevoli al mondo, è il “Best Wine Critic of the World” 2020 per la “Best Wine of the World Competition”, che ha “scrutinato” qualcosa come 218.966 voti di wine lover e professionisti del vino di 56 Paesi, chiamati ad esprimere le proprie preferenze su una rosa di 50 nomi decisi da wine writers, sommeliers, wine merchants e produttori di tutto il mondo. Ma non finisce qui, perché ogni grande territorio o Paese del vino ha premiato il suo critico migliore, quello capace di coglierne e raccontarne al meglio le peculiarità, tra i più letti e seguiti nel resto del mondo: il “Best Italy Wine Critic of the World” 2020, così, è andato a James Suckling, uno dei critici più influenti al mondo, molto apprezzato in Oriente e legatissimo all’Italia, “scoperta” ai tempi in cui era il corrispondente per “Wine Spectator”, cittadino onorario della città del Brunello, Montalcino, e sempre in prima linea nella comunicazione e narrazione delle grandi griffe enoiche. Che ha accompagnato, in un certo senso, in quel Rinascimento vissuto dal vino italiano negli ultimi quarant’anni attraverso i suoi punteggi, con la soglia dei 90 centesimi superata sempre più spesso, perché, come ha raccontato qualche tempo fa a WineNews, “il livello medio ormai è altissimo, è incredibile quanti vignaioli lavorino bene in vigna, e questa è la cosa più importante, ma anche in cantina, eliminando ogni difetto. È il momento giusto per comprare e bere i grandi vini italiani”. Tornando alla classifica finale dei “Best Wine Critic of the World”, invece, sul podio salgono Jancis Robinson, tra le più autorevoli critiche enoiche a livello mondiale, Master of Wine e firma del “Financial Times”, e Michel Bettane, curatore della più prestigiosa guida ai vini di Francia “Bettane & Dessauve”, unico a non avere una formazione anglosassone in top ten di cui fanno parte anche Jeannie Cho Lee alla posizione n. 4, lo stesso James Suckling alla posizione n. 5, Allen Meadows alla posizione n. 6, Lisa Perotti-Brownalla posizione n. 7, Antonio Galloni alla posizione n. 8, Tim Atkin alla posizione n. 9 e Andrew Caillard alla posizione n. 10.
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Symington, amore per il territorio
Un milione di euro per sostenere progetti di natura culturale, sociale, ambientale e rivlti all’educazione sui due territori vitivinicoli più rappresentativi del Portogallo, quelli del Douro e dell’Alto Alentejo: è la dotazione annuale del “The Symington Impact Fund”, il fondo della griffe Symington Family Estates, che rinsalda così il proprio legame con il territorio, dove da anni sostiene l’associazionismo locale. Un bell’esempio di integrazione tra business e società, che ben racconta il ruolo che i grandi produttori hanno (o dovrebbero avere) sui territori a cui la propria fortuna è legata (e viceversa), perché in un mondo in cui le aziende dislocano, il vino ed il suo ciclo produttivo, e quindi il suo valore aggiunto, è strettamente ed intrinsecamente legato al territorio, di cui è importante prendersi cura.
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Focus
Gli apicoltori, prima di Greta, supereroi per l’ambiente
C’è chi la battaglia di Greta per il clima la porta avanti da decenni: accanto alla produzione di miele, un simbolo del made in Italy in crisi produttiva, gli apicoltori lottano ogni giorno per l’ambiente salvando le api, “sentinelle” della sua salute. Grazie a questi “supereroi” - a Congresso con l’Aapi-Associazione Apicoltori Professionisti Italiani (Grosseto, 29 gennaio-2 febbraio) per dare voce all’apicoltura professionale italiana - le api, alle prese con pesticidi, parassiti, clima e una natura in affanno, resistono. Ma non lanciano più segnali, quanto la certezza di una grave crisi ambientale. In ballo c’è il 70% dell’agricoltura, tanto vale il loro servizio di impollinazione. Un popolo, quello degli apicoltori, in lotta continua. “Le nostre prime battaglie sono datate - dice a WineNews Claudio Cauda, presidente Aapi  - e il clima è la più difficile: non possiamo combatterlo, lo subiamo”. L’ultima sfida? “Che l’agricoltura italiana sia modello di un’italianità sostenibile, con il miele elemento di monitoraggio di salubrità dei prodotti e dei territori anche per gli altri settori”. Battaglie che combattono anche in Ue con gli apicoltori degli altri Paesi uniti in Bee Life, “di cui siamo la locomotiva - spiega Giuseppe Cefalo, presidente Unaapi - il nostro obbiettivo è portare la salvaguardia degli impollinatori nella Pac, perché sia più sostenibile”.
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Cronaca
Eataly: Nicola Farinetti alla guida
Andrea Guerra resta presidente, almeno fino al 2020, ma senza poteri esecutivi, che passano interamente in mano all’ad, Nicola Farinetti: a 13 anni dalla nascita del primo store, la Lingotto di Torino, Eataly cambia la governance. Ma non gli obiettivi, come spiega il suo fondatore Oscar Farinetti: “100 nuove aperture, e la quotazione in borsa quando sarà il momento, magari direttamente a New York. Oggi Eataly ha un perimetro di ricavi, compreso il franchising, di 620 milioni di euro, ed un utile netto che si colloca tra i 5 e i 10 milioni. Nell’ultimo anno siamo cresciuti del 10%”.
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Wine & Food
Un quarto delle esportazioni italiane e della produzione di vino: la locomotiva Veneto
Tra Amarone e Prosecco, tra Soave e Pinot Grigio delle Venezie, solo per citarne i vini più famosi, il Veneto si conferma “locomotiva” del vino italiano, soprattutto sul fronte delle esportazioni. A dirlo in numeri del “Trittico Vitivinicolo Veneto”, presentati oggi dalla Regione Veneto, nella Cantina dei Colli Berici del Gruppo Collis, a Lonigo. Nel 2019, dal Veneto, sono partiti vini alla volta del mondo, per un valore di 1,6 miliardi di euro, dato che ne fa non solo la prima Regione italiana, ma la “quarta potenza mondiale” dopo Paesi interi come la stessa Italia, la Francia e la Spagna. Una ricchezza che nasce da 97.347 ettari di vigneto, quasi uno su sei del totale nazionale, che, nel 2019, hanno prodotto 10,9 milioni di ettolitri di vino, più di uno su cinque (nonostante un calo produttivo del 18% sul 2018).
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WineNews.tv
Vino italiano e dazi Usa, lo stato dell’arte visto da Federvini ed Unione Italiana Vini
Un rischio concreto per il Belpaese enoico, nel suo primo mercato straniero in volume e valore, che costerebbe caro alle cantine d’Italia e d’Europa. Ottavio Cagiano, Federvini: “difficile pensare che gli Usa non agiscano, da vedere in che misura, sperando non siano dazi al 100%”. Paolo Castelletti, Uiv: “i dazi al 100% costerebbero almeno 200 milioni di euro al Belpaese, mandando fuori mercato molti operatori. Doveroso intervenire, noi abbiamo lanciato una campagna social per comunicare con milioni di consumatori americani”.
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