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WineNews
N. 4.223 - ore 17:00 - Mercoledì 21 Maggio 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti,
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La News
Le più belle foto del vino al mondo
Un vigneto dell’Oltrepò Pavese, il più importante territorio vocato alla produzione del Pinot Nero d’Italia, punto di riferimento per la spumantistica Metodo Classico, con gli alberi sulla strada che fanno da cornice, enfatizzandone la bellezza naturale e antropica: ecco “Window in the Vineyard”, scatto di Alessandro Anglisani, unico italiano vincitore dell’“Errazuriz Wine Photographer of the Year” (categoria “Places”), riconoscimento del “World Food Photography Awards” 2025. Vincitrice assoluta, la foto “Pinot Noir at Midnight” di Heather Daenitz (e nella categoria “People”), e, per la categoria “Produce”, “The Hand in the Vat” di Franck Tremblay.
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Primo Piano
Usa, cresce l’import di vino nei primi 3 mesi 2025 (pre dazi). La Francia vola, l’Italia insegue
Il mercato del vino è sempre più difficile da interpretare. Anche nei numeri. E guardando agli Stati Uniti, che giocano un ruolo di primissimo piano per le sorti economiche del settore, ed ovviamente sotto i riflettori più che mai per la questione dazi, emergono notevoli contraddizioni. Perché se chi monitora i consumi finali parla di un calo importante da tempo, come registrano per esempio i dati SipSource o dell’Osservatorio Unione Italiana Vini - Uiv (su dati Nielsen IQ), i numeri delle esportazioni verso gli Usa continuano ad essere positivi, come raccontano i dati Istat sui primi 2 mesi dell’anno, ma anche quelli sul primo trimestre 2025 dell’Organización Interprofesional del Vino de España (Oive). Secondo cui le importazioni di vino dagli Stati Uniti, nei primi tre mesi dell’anno (quindi con i dazi ancora “solo” minacciati, visto che sono in vigore nella misura del 10% dai primi di aprile, e così sarà almeno fino al 9 luglio, ndr), sono cresciute ben del 21,6% in valore sullo stesso periodo 2024, per 1,7 miliardi di euro, e del 3,9% in volume, per 328,4 milioni di litri, con un prezzo medio al litro di 5,32 euro, in crescita del 17%. Con un aumento impressionate della Francia, che si prende di netto il primato provvisorio in valore, con 723,9 milioni di euro, +51% sui primi 3 mesi 2024, seguita dall’Italia, a 548 milioni di euro tra gennaio e marzo 2025, con un incremento del +17,1%, secondo l’Oive. Italia che si conferma leader in volume, con 93,1 milioni di litri (+16,6%), davanti alla stessa Francia, con 52,4 milioni di litri (+37,2%). Sul podio, per valore, al terzo posto c’è la Nuova Zelanda, che perde però il 19,5%, e si ferma a 124,4 milioni di euro, mentre in volume c’è il Canada (tra i primi Paesi del mondo coinvolti nella guerra dei dazi con gli Usa, ndr), con 42,8 milioni di litri, ed un calo del -29%. Stando ai dati Oive, si conferma enorme, dunque, la differenza di prezzo medio tra i vini d’Italia e di Francia: 13,8 euro al litro per i vini transalpini, 5,8 euro per quelli del Belpaese (comunque sopra la media). In ogni caso le importazioni di vino in Usa sono in positivo anche guardando ai 12 mesi tra marzo 2024 e marzo 2025, con un crescita netta in valore (+14,6%), per 6,5 miliardi di euro, a fronte di una sostanziale stabilità in volume (+0,9%) a 1,2 miliardi di litri.
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Dazi e vino, la visione delle Cooperative
“Se i dazi alle esportazioni di vino al 10% negli Stati Uniti venissero confermati dall’Amministrazione Trump, gli impatti nel medio/lungo temine per le cantine italiane sarebbero devastanti. Ad oggi, secondo le stime Confcooperative, si tradurrebbero in una perdita dei volumi esportati dell’8-12% e fino a 190 milioni di euro in valore”. A ribadirlo Luca Rigotti, presidente Settore Vitivinicolo Confcooperative, ieri, in Commissione Agricoltura alla Camera, nel quadro dell’indagine conoscitiva sulle prospettive del settore vitivinicolo. Tra le richieste, anche quella che “che le cooperative vengano equiparate alle Pmi ai fini della misura investimenti e che si lavori per una reale implementazione degli strumenti per assicurare le produzioni anche nel settore vitivinicolo, considerato gli ormai ripetuti effetti dei fenomeni calamitosi”.
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Focus
Il mercato del vino Uk guarda al futuro
Terzo partner straniero per il vino italiano nel 2024 con 851 milioni di euro di importazioni, secondo i dati Istat analizzati da WineNews, il Regno Unito si conferma un Paese fondamentale per il mercato enoico, ma che deve fare i conti, come tutti, con una serie di difficoltà. A fare il punto, alla “London Wine Fair” 2025, è stato Miles Beale, dg Wine and Spirit Trade Association - Wsta. Beale non ha nascosto la sua preoccupazione per il 2025, derivata dalle “crescenti tensioni geopolitiche e dei mercati spaventati dal rischio di guerre commerciali globali”. Eppure, è stato affermato, il vino nel Regno Unito è stato più colpito dalle barriere non tariffarie che da quelle tariffarie. Beale ha lanciato un appello (“è tempo che il Governo ascolti”), ma non mancano gli elementi positivi: il Regno Unito è il secondo importatore di vino in volume, il secondo in valore e il leader nell’export dei liquori. Ha importato oltre 1,25 miliardi di litri di vino e il settore contribuisce per circa 33 miliardi di sterline all’economia britannica sommando 200.000 dipendenti. Beale, però, ha sottolineato come “il peso del settore rimane in gran parte inosservato. Siamo importanti economicamente, ma siamo stati troppo modesti nel raccontare le storie di queste aziende e nel promuoverne l’importanza economica”.
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Cronaca
“Vinitaly, the Opera’s Ouverture”
Un brindisi con un grande vino italiano, nella bellezza del Palazzo della Gran Guardia, prima di immergersi nell’atmosfera dell’arte del “bel canto” in uno dei suoi templi mondiali, l’Arena di Verona. Un connubio di eccellenze che prende forma nel progetto “Vinitaly, the Opera’s Ouverture” (in approfondimento) by Fondazione Arena di Verona e Vinitaly, la più importante fiera del vino italiano nel mondo, firmata da Veronafiere, che impreziosiscono così “l’Arena Opera Festival Experience”, progetto gestito da “Infront Italy” (dal 4 luglio al 31 agosto).
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Wine & Food
La “Giornata Mondiale della Biodiversità” tra tutela e leadershisp italiana
Con 58.000 specie faunistiche, un terzo di tutte quelle europee, e 6.700 specie vegetali, la metà di quelle nell’Unione Europea, l’Italia è un tesoro di biodiversità, reso ancora più unico dal fatto che il 30% delle specie animali e il 15% di quelle vegetali sono endemiche, esistono solo nel nostro Paese. A dirlo, è un’analisi di Coldiretti su dati della Convenzione sulla Diversità Biologica (Cbd), diffusa in vista della “Giornata Mondiale della Biodiversità”, che si celebra, domani, 22 maggio. Una biodiversità, però, messa a rischio dall’attuale sistema alimentare. “Dobbiamo pensare a un modello diverso di sviluppo che non crei competizione tra produzione e salute del pianeta. Tutti insieme dobbiamo farci promotori di un nuovo modello di sviluppo fondato sulla durabilità, e sulla relazione armoniosa tra uomo e natura”, ha detto la presidente di Slow Food Italia, Barbara Nappini.
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WineNews.tv
Un grande vino nasce da un grande territorio. Ma la personalità del produttore lo rende unico
Le riflessioni di grandi produttori d’Italia e di Francia, tra terroir, vocazionalità di un vitigno in quel luogo, e lavoro dell’uomo. Le parole di Roberto Conterno (Giacomo Conterno), Pasquale Forte (Podere Forte), Alessandro Ceretto (Ceretto), Lydia e Claude Bourguignon (Domaine Laroque d’Antan), Francesco Ripaccioli (Canalicchio di Sopra) e Loic Pasquet (Liber Pater), nell’edizione 2025 di “Reincontrare Giulio Gambelli”, nel cuore della Val d’Orcia Patrimonio Unesco.
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