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N. 2.706 - ore 17:00 - Martedì 6 Agosto 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Anche il Barolo, territorio in cui le quotazioni dei vigneti sono le più alte d’Italia, così come il valore del vino, dice stop a nuovi vigneti per i prossimi tre anni: ad annunciarlo il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, guidato da Matteo Ascheri. Che specifica come non si tratti di uno misura “anticrisi”: “la situazione attuale dei mercati non è critica, ma è importante essere previdenti davanti alla contrazione delle esportazioni verso alcuni Paesi come Uk e Germania, e a fronte di una produzione che negli anni è incrementata. Il modo più semplice per contenere il problema è intervenire sugli ettari vitati”, ha dichiarato Ascheri. |
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Il valore del mercato globale del vino nel 2018 è cresciuto, a prezzi correnti, dell’1,2% nei 50 mercati principali, toccando i 204 miliardi di dollari, mentre i volumi totali sono scesi dell’1,7%, confermando la svolta qualitativa dei consumi. Nonostante i tanti trattati commerciali siglati negli ultimi tempi, la guerra tariffaria che il presidente Usa Donald Trump ha ingaggiato con Cina e Ue e l’incertezza che ancora regna in Gran Bretagna in ottica Brexit, rendono incerta e precaria la situazione del commercio globale. Diversi Monopoli di Stato in giro per il mondo stanno vivendo un periodo di grandi riforme, volte a liberalizzare la vendita di vino e garantire al consumatore la maggiore libertà e possibilità di scelta possibile. La prospettiva di un’uscita disordinata della Gran Bretagna dall’Unione Europea, invece, potrebbe tradursi in un impoverimento dell’economia britannica nei prossimi anni. Ecco il quadro in cui si inserisce il “Global Compass 2019”, ossia lo studio di Wine Intelligence che, ogni anno, mette in fila i 50 mercati più attraenti per il commercio mondiale di vino, secondo parametri economici e dati relativi al mercato del vino di ogni singolo Paese. Così, in cima alla classifica dei mercati più attrattivi, ci sono ancora gli Stati Uniti, nonostante il rallentamento dei consumi dei vini fermi, sia a volume che a valore. Dietro, Canada, Francia, Germania e, a sorpresa, l’Olanda, dalla nona posizione del 2018. Alla posizione n. 6 la Cina, quindi Gran Bretagna, Danimarca, Svizzera e Sud Corea. L’Italia, che perde 7 posizioni, scivola invece alla posizione n. 17. Dopo anni di crescita, il calo più vistoso è quello del Giappone, che perde nove posizioni e scivola fino alla n. 20, ma scende anche la Cina, come abbiamo visto, dalla n. 4 alla n. 6, mentre mercati asiatici secondari come Thailandia, Sud Corea, Hong Kong, Taiwan e Singapore fanno registrare importanti segnali di crescita, economica e di consumi, così come i principali Paesi dell’Europa dell’Est, Polonia, Romania, Ungheria e Slovenia. Nel complesso, quello del vino si conferma come un mercato stabile, dove il prezzo medio cresce, così come gli indicatori di 32 dei 50 Paesi esaminati. |
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Nelle tensioni tra Usa ed Unione Europea, entra la Confagricoltura, che ha affidato le proprie preoccupazioni ad una lettera a Bruxelles firmata dal presidente Massimiliano Giansanti. Nella risposta della Commissaria Ue al Commercio, Cecilia Malmstrom, la Commissione Europea si dice “fermamente determinata a trovare una soluzione negoziata con gli Usa, per mettere fine alla disputa sui sussidi al settore aeronautico ed evitare così l’imposizione di tariffe aggiuntive sulle esportazioni agroalimentari della Ue”. Intanto, a Washington proseguono le audizioni sulla lista dei prodotti europei da sottoporre a dazi aggiuntivi, ed il Governo ha dato il via libera a 16 miliardi di aiuti di Stato al settore agricolo, messo in ginocchio dalla guerra dei dazi scatenata sul fronte cinese. |
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Se i vini rossi continuano a dominare nel calice degli italiani, il trend di crescita racconta del momento d’oro di vini bianchi e bollicine. Almeno stando ai dati del primo semestre dell’Osservatorio Signorvino, che WineNews è in grado di anticipare, basato sulle vendite della più importante “enocatena” d’Italia, con 16 punti vendita nelle più importanti città del Belpaese, capace di muovere un milione di bottiglie di vino all’anno, per un fatturato di 31 milioni di euro. Che registra, peraltro, per tutte le tipologie, una crescita del trend in valore. In particolare, se i vini rossi valgono il 54% del valore delle vendite, con un trend a valore del 5%, sotto i riflettori, spiega Signorvino, ci sono gli spumanti, a +11% in valore, che un peso sulle vendite che ha raggiunto il 24% del totale. Nel dettaglio, lo spumante più venduto è il Franciacorta (+6%), grazie soprattutto al boom del “dosaggio zero”. Seconda piazza per il Prosecco (+4%), che registra un importante spostamento dei consumi sulla qualità, visto che nelle enoteche Signorvino va per la maggiore è quella del Cartizze, vertice qualitativo assoluto della tipologia. A completare il podio il Trentodoc, la denominazione che cresce di più (+9%), con la tipologia Rosè al top. Bene anche i vini bianchi, che incidono per il 15,7% sulle vendite, e crescono in valore del 14%. |
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La pizza, piatto simbolo dell’Italia, non è molto “green” per l’ambiente, sebbene ottima dal punto di vista nutrizionale, il fish & chips nemmeno, mentre il falafel è il campione della sostenibilità a tavola. A misurare l’impatto ambientale in termini di consumi di acqua, di terreno e di impronta carbonica, è il Food Sustainability Index messo a punto dalla Fondazione Barilla. Tra i piatti simbolo dei diversi Paesi, buono l’impatto ambientale della paella spagnola o dell’insalata nizzarda francese, ottimo quello della moussaka greca, per esempio. |
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Continua a crescere il Liv-ex 1000, che da qualche giorno ha aggiornato la sua classificazione (che oggi conta 349, di cui 39 italiani, tre dei quali in prima fascia, ossia ad un prezzo superiore alle 2.877 sterline a cassa: Bruno Giacosa Barolo Vigna Rocche Riserva a 5.923 sterline, Masseto a 5.517 sterline e Biondi Santi Brunello di Montalcino Riserva a 3.583 sterline), e che, a luglio 2019, ha fatto segnare un +0,5% su giugno. Da inizio anno, l’indice più performante è l’Italy 100 (+2,78%), mentre i vini di Borgogna segnano la performance peggiore (-5,24%). Nel contempo, il volume d’affari delle bottiglie scambiate ha superato per la prima volta le 70 milioni di sterline, con una suddivisione degli scambi che vede Bordeaux stabilmente in testa (58,1%), poi Borgogna (21,8%), Italia (7,6%), Champagne (7,2%), Rodano (2,3%), Resto del Mondo (2%) e Usa (1%). |
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A WineNews il pensiero di produttori alla guida di cantine icona dei rispettivi territori, come Mauro Mascarello (Mascarello), Sofia Pepe (Emidio Pepe), Francesco Ripaccioli (Canalicchio di Sopra) e Tommaso Marrocchesi Marzi (Bibbiano). Tra la coscienza del climate change in atto, da affrontare senza timori, e la voglia degli appassionati di conoscere sempre più in dettaglio non solo da quali territori, ma da quali vigne nasce una bottiglia di vino.
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