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N. 2.672 - ore 17:00 - Mercoledì 19 Giugno 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Il mondo del vino incontra quello del cinema al Festival Œnovideo, il n. 26, andato in scena al Mucem di Marsiglia, il Museo delle civiltà dell’Europa e del Mediterraneo, con 144 i film in gara, da 17 Paesi di tutto il mondo. E tra i vincitori spicca anche l’Italia, con “Vinum Insulae”, il documentario prodotto all’isola d’Elba che racconta l’esperimento di archeoenologia, sulle tracce del mitico “vino di Chio”, con tanto di uve immerse, in mare, realizzato dall’Azienda Agricola Arrighi, insieme al professor Attilio Scienza, dell’Università di Milano, che ha conquistato ben due premi, quello per Miglior Cortometraggio, e della Revue des Œnologues. |
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Oltre 1,5 miliardi di bottiglie certificate per un controvalore di 6,3 miliardi di euro; 220 denominazioni controllate (171 Dop e 49 Igp), pari al 42% del totale nazionale per una quota sulla produzione che sfiora il 50%; 47.000 campioni analizzati per 12.000 verifiche (30% in cantina, il 70% in campo); 2.900 non conformità rilevate, delle quali poco meno di 300 classificate come gravi e segnalate all’Icqrf. Sono i numeri dell’Annual Report 2018 di Valoritalia, di scena ieri pomeriggio a Roma, una vera e propria fotografia sullo stato di salute del vino tricolore di qualità scattata dalla società leader in Italia nelle attività di controllo sui vini Docg, Doc e Igt. “Sul piano generale - ha precisato il dg Valoritalia, Giuseppe Liberatore - l’intera viticultura italiana è stata indubbiamente condizionata da una vendemmia 2017 molto scarsa, con inevitabili riflessi sull’andamento di mercato di un consistente numero di denominazioni. Tuttavia, nel 2018 si è verificata anche una netta inversione di tendenza, con un incremento di produzione sul 2017 pari al 32%, ma con punte che in alcune Igt hanno superato il 50%. Più stabile è invece l’andamento riferito all’imbottigliato, che ha mostrato nel complesso un incremento medio dell’1,5%. In un quadro sostanzialmente positivo, quindi, mi preme sottolineare alcuni dati che ben sintetizzano le tendenze di mercato. Il primo è la conferma di un trend più che positivo per i vini bianchi e per gli spumanti, cresciuti tra il 2015 e il 2018 rispettivamente del 26% e del 24%. Il secondo, speculare al precedente, è la flessione dei vini rossi (-6%) e dei passiti (-24%). Infine, il terzo è la riprova del grande successo del “sistema Prosecco”, cresciuto in pochi anni del 27% e superando gli oltre 565 milioni di bottiglie nel 2018. Una vera locomotiva per tutto il Made in Italy”. “I dati - ha dichiarato il presidente di Valoritalia, Francesco Liantonio - sono il risultato di una decisa crescita professionale, organizzativa e culturale che in soli 10 anni dalla sua fondazione ha consentito alla società di affermarsi come il più importante player di riferimento nelle certificazioni dei vini di qualità. Un’attività, quella della certificazione, che rappresenta non solo il mezzo per verificare il rispetto delle norme e dei disciplinari, ma soprattutto lo strumento posto a garanzia degli stessi produttori e dei consumatori”. |
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I consumatori, a parità di qualità, sono disposti a pagare anche 6 euro in più per una bottiglia, se prodotta in maniera da tutelare la biodiversità del vigneto e dell’ambiente. Biodiversità, di cui il 90% dei consumatori ha sentito parlare, ma solo il 40% ne conosce la corretta definizione. A dirlo una ricerca dell’Università di Milano, nel progetto europeo Life - Vitisom (coordinato dal professor Leonardo Valenti), che vede tra i partner il gruppo Paladin, che mette insieme oltre 200 ettari vitati, tra proprietà e conduzione, con Bosco del Merlo, tra Veneto e Friuli, Castello Bonomi, in Franciacorta, e Cantina Castelvecchi, nel Chianti Classico. Una partnership tra Università ed imprese importante, come sottolinea a WineNews Francesca Paladin: “se le aziende non si mettono a disposizione della ricerca, è impossibile e fare innovazione”. |
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In agricoltura e nel vino, oggi, si investe, sia a livello imprenditoriale, visto che quella del vino è una delle filiere a maggior valore aggiunto del settore, che a livello patrimoniale, con i valori fondiari in decisa crescita, soprattutto nei territori più prestigiosi. Sia per business, che per prestigio. Strada intrapresa, da tempo, da Genagricola, divisione agricola del gruppo Generali, nonché la più grande azienda agricola italiana, con oltre 14.000 ettari di terreni (8.000 in Italia, il resto in Romania), di cui oltre 900 vitati, con 7 cantine in diverse Regioni. “Il gruppo Generali investe in agricoltura fin dal 1851 - spiega a WineNews il presidente di Genagricola, Giancarlo Fancel - con la bonifica di Ca’ Corniani, la più grande bonifica privata italiana. Oggi c’è un cambiamento di prospettiva, improntato alla valorizzazione di questo enorme patrimonio che abbiamo”. Agricoltura che, spiega Fancel, è importante per Generali, sia da un punto di vista patrimoniale che produttivo, seminativo e vino in primis, anche se minoritaria nel giro d’affari del gruppo (50 milioni di euro il fatturato di Genagricola, 15 dal vino). E proprio nel vino, non si escludono nuovi investimenti. “Guardiamo ai territori più vocati. Siamo in Friuli, in Veneto, ed in Piemonte, dove, però, ci manca il Barolo. Se arrivasse una buona opportunità la valuteremo”. |
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Giugno, tempo di “The World’s 50 Best Restaurants” 2019 che sarà svelata il 25 giugno a Singapore. Con l’antipasto delle posizioni dalla n. 50 alla n. 120. Primo degli italiani, ad ora, è Niko Romito, con il suo tristellato Reale, al n. 51 (che scende dalla posizione n. 36 del 2018). Al n. 61 Mauro Uliassi, neo tre stelle Michelin di Senigallia, quindi alla n. 78 il Lido 84 di Riccardo Camanini, di Gardone Riviera, cui è andato anche il premio “One to Watch”, al ristorante dal maggiore potenziale, mentre alla posizione n. 116 un altro tre stelle Michelin, il St Hubertus di Norbert Niedekofler. |
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Comunque evolva la questione Brexit, nel mercato Uk, per i vini italiani (che nella Gran Bretagna vedono il loro terzo Paese partner in valore e volume) non arriveranno nuovi dazi. “Comprendiamo le preoccupazioni dei produttori, tuttavia voglio confermare che il Regno Unito, anche in caso di un’uscita senza accordo dall’Ue (il cosiddetto no-deal), non applicherà dazi ai vini importati dall’Italia”. A rassicurare i produttori del Belpaese è stata l’Ambasciatore del Regno Unito in Italia Jill Morris, nell’incontro andato in scena nella sede nazionale di Confagricoltura a Roma, con i presidenti delle organizzazioni della filiera del vino italiano, Confagricoltura, Cia, Aci - Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Copagri, Unione Italiana Vini, Federvini, Federdoc e Assoenologi. |
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Come raccontano Sandro Boscaini (Masi), Beppe Pinna (Argiolas), Giovanni Bocchino (Michele Chiarlo), Serena Fede (Jermann), Giorgio Bosticco (direttore Consorzio Asti), Sandro Casimirri (Not Only Wines) e Nazareno Vicenzi (Consorzio delle Venezie), quello russo è un mercato fondamentale, dove il posizionamento sta tornando ai livelli pre crisi, ma anche chi ci si affaccia per la prima volta può trovare importanti spazi di crescita. |
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