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N. 4.207 - ore 17:00 - Lunedì 28 Aprile 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
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| | | Se il dibattito sui vini “no-low” si concentra spesso sopratutto sullo spazio di crescita dello zero alcol, sono forse i vini a bassa gradazione alcolica a dare, ad oggi, i risultati qualitativamente migliori. È la strada intrapresa, dal 2024, anche dal Consorzio del Prosecco Doc con il progetto “Prosecco Low-Alcohol” con l’Università di Padova, che insieme hanno presentato i primi risultati di una produzione spumantistica con titolo alcolometrico tra 8-9 gradi e basso residuo zuccherino, ottenuti non con dealcolazione, ma contenendo lo sviluppo del grado alcolico in vigna e in cantina, che WineNews ha assaggiato e che si avvicinano moltissimo al Prosecco “tradizionale”. | |
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| | In un contesto complesso come quello che attraversa il mondo del vino oggi, la capacità di adattarsi alle sfide e innovarsi rispetto alle tendenze che si modificano diventa cruciale. L’enoturismo sta crescendo e può diventare un asset strategico per il settore, mentre il pubblico si sta aprendo sempre più a vini di più facile beva, tra cui anche i no e low alcol. Nel mezzo il cambiamento climatico, le guerre commerciali e non, la competizione con altre bevande: insomma, tutte sfide che possono, però, diventare anche opportunità. La pensa così il team di Tannico, leader nel commercio online di vino - oggi controllato da Moët Hennessy (50%) e Campari Group (50%), con un fatturato 2023 (ultimi dati disponibili) di 64 milioni di euro - nelle parole del buying director Antonio Prati: “nonostante le sfide che il settore vinicolo sta affrontando, il mercato continua a dimostrare una straordinaria capacità di adattamento e innovazione - spiega - oggi il valore di un assortimento non si misura solo sulla notorietà del brand, ma sulla capacità di raccontare storie autentiche, valorizzando territori, tradizioni e nuove tendenze. La selezione dei vini diventa un equilibrio punti di riferimento e nuove scoperte, tra grandi nomi e piccoli produttori emergenti. Il consumatore moderno cerca esperienze e una strategia efficace non può prescindere dall’utilizzo di tutti i canali disponibili, dall’e-commerce agli eventi”. La chief marketing officer Daniela Siragusa evidenzia, invece, l’importanza crescente dell’enoturismo come leva culturale e comunicativa per il settore: “l’Italia, con 255.000 aziende vitivinicole, è una delle destinazioni enogastronomiche più ambite al mondo e ogni anno accoglie 130 milioni di turisti. Il 58% di loro sceglie la destinazione per la qualità del cibo e del vino. Questo significa che oltre 75 milioni di visitatori sono attratti dall’enogastronomia italiana”. Ma da dove partire per affrontare le sfide e i cambiamenti in atto? “Dalla vigna”, secondo Giulia Corcos, sales director Tannico, che evidenzia l’importanza di saper leggere i trend per poter innovare: “i grandi produttori di rosso stanno ampliando la loro offerta con il bianco e chi tradizionalmente produceva vini con alte gradazioni alcoliche sta sperimentando prodotti più leggeri. Il cambiamento è in atto, sta a noi trasformarlo in opportunità”. | |
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| | La notizia è curiosa e potrebbe rinnovare lo storico legame tra bere alcolici, ovviamente con moderazione e parsimonia, e condivisione. Per la prima volta degli scimpanzé selvatici sono stati ripresi mentre mangiavano e condividevano frutta contenente alcol. Lo riporta, dalla Gran Bretagna, il sito dell’Università di Exeter. “Per gli esseri umani, sappiamo che bere alcol porta al rilascio di dopamina ed endorfine, con conseguenti sensazioni di felicità e rilassamento”, ha affermato Anna Bowland del Centro per l’Ecologia e la Conservazione del Penryn Campus di Exeter, e “sappiamo che condividere l’alcol, anche attraverso tradizioni come i banchetti, aiuta a formare e rafforzare i legami sociali. Ora che sappiamo che gli scimpanzé selvatici mangiano e condividono frutta etanolica, la domanda è: potrebbero ottenere benefici simili?”. | |
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| | | Dal primato mondiale per volumi esportati a quello produttivo fino alla biodiversità. Sono tutti i record, citati da Coldiretti, del vino italiano, portabandiera del made in Italy nel mondo. Il settore vinicolo italiano ha un fatturato complessivo che ha raggiunto i 14,5 miliardi di euro. A gestire questo patrimonio ci sono 241.000 imprese viticole, distribuite su una superficie di 681.000 ettari, con Veneto, Sicilia e Puglia in testa per estensione. Il 78% della superficie - corrispondente a circa 532.000 ettari - è destinato alle Ig (65% Dop e 14% Igp). Il vino è anche la prima voce dell’export agroalimentare italiano con un valore che nel 2024 ha raggiunto 8,1 miliardi di euro (+6% sul 2023), le esportazioni hanno toccato quasi 22 milioni di ettolitri (+3%). Gli Usa, con 1,94 miliardi di euro (+10%), si confermano il principale mercato, seguiti da Germania, Regno Unito e Canada. A trainare le vendite sono soprattutto gli spumanti, che rappresentano il 29% del valore totale esportato. E se il consumo pro-capite di vino in Italia si attesta intorno ai 37 litri annui, il settore ha un impatto rilevante anche sul piano occupazionale, con 1,3 milioni di persone coinvolte direttamente e indirettamente nella filiera e una biodiversità vitivinicola senza pari, con 635 varietà di uve iscritte al registro nazionale. | |
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| | | La storia del vino italiano non è così conosciuta come quella di altri Paesi: per colmare questo vuoto, un team guidato dall’archeobotanico italiano Mariano Ucchesu dell’Università di Montpellier, in Francia, ha analizzato oltre 1.700 antichi semi provenienti da 25 siti archeologici, coprendo un arco temporale di circa sette millenni, dal Neolitico al Medioevo, scoprendo che la domesticazione della vite in Italia è stata un processo lento e graduale. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Plos One. | |
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| | Un’innovazione destinata a trasformare il modo in cui il vino viene conservato e protetto, senza la necessità di solfiti: Chestwine, frutto di una ricerca avanzata condotta dal Centro de Investigação de Montanha (Cimo) e dell’Istituto Politecnico di Braganza, in Portogallo, è una soluzione dalle proprietà antiossidanti e antimicrobiche ricavata da sottoprodotti del castagno (Castanea sativa) che consente di preservare la qualità e l’integrità del vino senza alterarne il colore ed esaltando il profilo aromatico ed il sapore. Chestwine, 100% naturale e sostenibile, è firmato da Tree Flowers Solutions, start up biotecnologica portoghese che lo ha industrializzato e testato. Diversi produttori in Portogallo, Spagna, Francia e Italia lo stanno già integrando nei loro processi produttivi, mentre i primi vini stanno per uscire sul mercato, per consumatori alla ricerca di alternative più salutari. | |
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| | | “Il vino ha sempre avuto a che fare con il mondo rituale: nell’Ultima Cena Gesù dice che è il suo sangue e da lì in poi diventa sacrale. Le parole più importanti le ha sempre dette a tavola, luogo di ritualità simbolica: un bicchiere di vino bevuto da soli ha un certo significato, ma consumato in compagnia è una liturgia. Papa Francesco? Con l’Enciclica “Laudato Si’” spiega il legame tra mondo agricolo e terra: denunce giuste, ma anche valorizzazione del Creato”. Così, a WineNews, Monsignor Martino Signoretto, docente di Sacre Scritture all’Istituto Teologico di Verona. | |
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