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N. 4.250 - ore 17:00 - Lunedì 30 Giugno 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
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| | | Per alcuni, se i dazi Usa rimanessero al 10%, sarebbe un buon risultato. Ma non per il vino italiano, almeno secondo Unione Italiana Vini - Uiv. “Nessun brindisi al possibile accordo sui dazi al 10% per le imprese del vino italiano, che destinano verso gli Stati Uniti il 24% del proprio export per un valore, nel 2024, di 1,94 miliardi di euro”, dice l’organizzazione guidata da Lamberto Frescobaldi, che ha sondato alcune delle principali imprese del settore (per un fatturato aggregato di 3,2 miliardi di euro), secondo il 77% delle quali il danno dei dazi sul fatturato sarebbe da medio-alto a molto alto, in una forbice tra il 10% ed il 12% (in approfondimento). | |
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| | Una crescita solida del settore food, +5,9% nel 2024, con proiezioni positive anche per il 2025 (+4,6%) e il 2026 (+4,4%), grazie ai consumi interni ed agli investimenti industriali, ma anche ad un export in forte espansione (nel 2025 previsto un +7,3%), e un dato che (nonostante lo scenario incerto attuale, ndr) potrà essere trainato da comparti chiave come il vino (oltre 8 miliardi di euro di export), ma con l’incognita delle politiche doganali Usa, tra le altre, da tenere in considerazione. Ed ancora, il ruolo da protagonista delle imprese familiari che rappresentano il 67% del settore e registrano performance superiori grazie a modelli di governance evoluti e leadership strategica condivisa. È la fotografia scattata dal Food Industry Monitor n. 11, l’Osservatorio sulle performance e sui modelli di business delle aziende italiane del food realizzato dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e Ceresio Investors. Nel 2024, i ricavi del settore sono cresciuti del 5,9% e, per il 2025, il settore food dovrebbe confermare, con un 4,6%, il trend positivo, seppure con tassi leggermente inferiori sull’anno precedente. Per il 2026 si prevede una crescita dei ricavi del +4,4%. Il mercato interno dovrebbe tenere grazie alla positiva dinamica dell’occupazione, che dovrebbe stimolare i consumi e quindi la domanda. La crescita dei salari resta una variabile fondamentale per un salto di qualità dei consumi interni. La positiva evoluzione degli investimenti industriali conferma come l’industria italiana, in particolare quella food, stia rispondendo alla sfida della produttività. A livello di comparto, nel 2025, cresceranno significativamente farine (+9,9%), caffè (+6,9%), olio (+6,3%) e surgelati (+5,6%). L’export (in valore a prezzi correnti) del settore food, per i comparti analizzati dal Fim (con i relativi codici Ateco), registrerà una crescita del 7,3% nel 2025, leggermente inferiore al +8,2% del 2024. Le previsioni restano positive anche per il 2026, con un incremento stimato del 7%. L’export relativo ai comparti mappati dal Food Industry Monitor ha raggiunto i 47 miliardi di euro, di cui circa il 13% destinato agli Stati Uniti. Ma, viene sottolineato, “è evidente che le politiche dell’amministrazione americana in materia di importazioni potrebbero avere effetti significativi sulle vendite negli Usa”. | |
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| | “Il vino italiano, tra tradizione e innovazione, resta un protagonista insostituibile del futuro del nostro Paese”: nel delicato dibattito tra vino e salute, in una fase in cui il mercato non brilla, tra dazi e cambiamento dei consumi, in un periodo storico in cui ad essere messa in discussione in generale è l’''identità'', non solo dei vini stessi, ma anche dei luoghi in cui nascono, è il messaggio (di sintesi, e di chiusura) del Congresso Assoenologi 2025, andato in scena, nei giorni scorsi, ad Agrigento, in Sicilia. Un vino che, ha ricordato il presidente Assoenologi Riccardo Cotarella, tra le altre cose, “è identità, e se consumato con intelligenza e moderazione, fa bene al cuore, alla salute e alla società.” E che ha detto, tra gli altri (in approfondimento), il fondatore Slow Food Carlo Petrini, “deve essere simbolo di qualità che garantisce dignità a chi lavora la terra”. | |
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| | | Il tema dazi incombe, il dollaro debole sull’euro non aiuta, ma in Usa, per il made in Italy agroalimentare, raggiungere i 9 miliardi di euro di export è un obiettivo possibile. Perché gli americani amano l’eccellenza del modello alimentare italiano, dal cibo al vino. Un legame, quello tra Italia e States, sul quale imprese e istituzioni stanno lavorando per renderlo ancora più saldo al Fancy Food di New York (di scena da ieri al 1 luglio), una delle più importanti fiere di settore al mondo, dove l’Italia è uno dei Paesi più rappresentati, e che oltre a coltivare il business, ha visto protagonista sul celebre videowall principale di Times Square la campagna di promozione della candidatura della cucina italia a Patrimonio Unesco, su iniziativa del Ministero dell’Agricoltura e dell’Ice. Sperando che la questione dazi, come detto, si risolva in via diplomatica tra Usa e Ue, come ha sottolineato, tra gli altri, Coldiretti, che spiega anche come “se il dazio al 10% dovesse rimanere, ciò comporterebbe un aggravio di spesa per i cittadini statunitensi di quasi 800 milioni di euro per portare il made in Italy a tavola, che si tradurrebbe inevitabilmente in ricadute anche sulle aziende italiane, vista la richiesta di “sconti” da parte degli importatori riscontrata nelle scorse settimane”. | |
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| | | È da secoli il miglior amico e alleato del vino: il tappo di sughero. Che è il frutto di un rito antico e affascinante, quello della decortica - il momento in cui le querce da sughero si spogliano della loro corteccia - la cui stagione è appena iniziata in Portogallo, che si conferma il cuore pulsante della produzione mondiale, con oltre il 50% del sughero globale raccolto ogni anno. La decortica, che coinvolge oltre 3.000 lavoratori stagionali esperti, rappresenta una tra le attività agricole più specializzate e ben retribuite al mondo, secondo Amorim, leader mondiale del settore. | |
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| | Quindici Gran Medaglie Oro, 132 Medaglie Oro, 204 Medaglie Argento. È il bottino dell’Italia nel “Concours Mondial de Bruxelles” n. 32, nella sessione “rossi e bianchi” 2025, di scena a inizio giugno in Cina. A conquistare il riconoscimento top, l’Amarone della Valpolicella Classico Cima Caponiera Riserva 2018 di Ca’ Rugate (premiato anche come rivelazione italiana), l’Amarone della Valpolicella Classico Corte Volponi 2019 di Valerio Zenato, il Morellino di Scansano Riserva 2021 dei Vignaioli del Morellino di Scansano, e il 1934 Sicilia Doc 2021 di Cva Canicatti, insieme ad altre eccellenze di cantine come Valentini, Baglio Ingardia, Ansaldi, Fattoria La Vialla, Casale Falchini, Mare Magnum, La-Vis, Termine Grosso, Gandolfo Nino, Collefrisio e Funaro, tra gli altri. 132, invece, le Medaglie d’Oro, di cantine come Siddura, Bersano, Cantina di Santadi, Schenk Italia, Borgo Conventi, Giv ... | |
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| | | A WineNews, il petroliere argentino e produttore di vino, che ha inaugurato la monumentale “Tenuta Meraviglia”, nelle ex Cava di Cariola, a Bolgheri (che si aggiunge alla vicina Tenuta Le Colonne), ed ancora alla storica Dievole, in Chianti Classico, ed a Podere Brizio, a Montalcino. E che, nonostante tutte le difficoltà del settore, sostiene: “è il momento giusto per investire in vino. Nella vita, se aspetti che tutto sia a posto, non fai nulla”.
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