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WineNews
N. 2.627 - ore 17:00 - Martedì 2 Aprile 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti,
opinion leader e professionisti del vino
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La News
I 130 anni della Tour Eiffel in bottiglia
130 anni fa Parigi, con tutta la Francia, lanciò un chiaro segnale di modernità e innovazione, e simbolo di questa svolta fu la Torre Eiffel: a celebrare il compleanno del “mostro di ferro” ci pensa la maison di Champagne de Venoge, tra le più prestigiose e storiche dell’Esagono, che lancia in onore della Tour Eiffel una cuvée speciale in limited edition da 10.000 bottiglie, che rimanda, a partire dalla forma della bottiglia, proprio alla torre. Una scelta naturale, come spiegato dalla maison, visto che de Venoge era partner, nel 1889, dell’Esposizione Universale di Parigi, durante la quale l’opera futuristica vide la luce.
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Primo Piano
Vino italiano leader nel mondo, con grandi margini: 1 consumatore su 2 ancora non lo beve
Il vino italiano è già leader in molti mercati del mondo, ma questo non vuol dire che non si possa crescere ancora, e tanto. Basti pensare, per esempio, che anche nei mercati più evoluti e storici del Belpaese enoico, neanche un consumatore regolare di vino su due beve nettari tricolore, cosa che la dice lunga su quali spazi da conquistare abbiano ancora davanti le cantine d’Italia. È una delle letture possibili dell’analisi di Wine Intelligence per Iem - International Exhibition Management, l’agenzia fondata 20 anni fa da Giancarlo Voglino e Marina Nedic, che si occupa di promozione del vino italiano nel mondo. “Abbiamo voluto un’indagine che prendesse in considerazione non solo i numeri delle esportazioni, ma i comportamenti e le preferenze dei consumatori finali, che sono quelli che poi fanno davvero il mercato, e che è fondamentale conoscere”, spiegano Voglino e Nedic a WineNews. E così, per esempio, emerge che in Usa, mercato principale per le fortune dell’Italia enoica, solo il 36% dei bevitori regolari di vino consuma quelli italiani (percentuale in crescita sul 33% del 2011), che sono comunque i preferiti dopo quelli della California, mentre in Germania, altro pilastro dell’export enoico tricolore, a bere etichette italiane è il 47% dei consumatori di vino (dato stabile sul 2011), con i vini del Belpaese che sono i preferiti dopo quelli tedeschi e francesi e, ancora una volta, Chianti e Prosecco sono i due territori più gettonati. Dinamiche simili a quelle del Regno Unito, altro sbocco strategico per le cantine italiane, dove beve vino made in Italy il 44% dei consumatori (quota in crescita sul 39% del 2011). Con il vino italiano che è quello più consumato dopo quello francese, anche se il Prosecco è in assoluto il più bevuto, seguito, tra gli italiani, ancora una volta dal Chianti. In Canada, invece, sceglie italiano il 39% di chi beve vino, (parametro in crescita sul 35% del 2011). La Toscana, il Chianti in particolare, e la Sicilia sono i territori più in voga. In Cina, invece, a bere vino italiano è il 21% dei consumatori, mentre in Australia, mercato spesso fuori dai riflettori, ma promettente anche per il Belpaese enoico, beve vino italiano solo il 19% degli enoappassionati (dato in crescita sul 13% del 2011).
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I falsi costano al vino 2,7 miliardi di euro
Il mercato dei falsi colpisce sempre più forte, anche nel settore del vino e degli spirits. Se per L’Ocse il valore complessivo del commercio globale di merci contraffatte è di 430 miliardi annui, secondo l’Ufficio dell’Unione Europea per la Proprietà Intellettuale (Euipo), si stima che la contraffazione delle bottiglie costi ai produttori un conto salato, da ben 2,7 miliardi di di euro. Un tema che sarà al centro della Giornata mondiale “Women in Intellectual Property Networking event”, organizzata dal Women in IP Law Committee dell’Aipla (American Intellectual Property Law Association), che si celebrerà in 21 Paesi, dagli Stati Uniti alla Cina. E anche in Italia, a Sant’Ambrogio di Valpolicella, grazie al Consorzio dei Vini della Valpolicella.
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Focus
Alta Langa, storia dalle radici antiche che rilancia un territorio 
Prosecco, Asti e Franciacorta: le bollicine negli ultimi dieci anni, hanno raddoppiato il numero di bottiglie vendute all’estero e trainano le esportazioni enoiche italiane, con 520 milioni di bottiglie (il 70% della produzione complessiva) che nel 2018 è finito oltreconfine, principalmente, come ricordano le elaborazioni Ismea su dati Ista, sui mercati di Gran Bretagna, Stati Uniti e Germania. Il racconto delle bollicine italiane, però, si articola ormai su crinali ben più complessi, e se il Trentodoc non è più una novità, dal Piemonte si fanno largo i metodo classico dell’Alta Langa, che hanno superato la boa del milione e mezzo di bottiglie prodotte, sotto i dettami di uno dei disciplinari più rigidi del settore: due vitigni ammessi, Pinot Nero e Chardonnay, almeno 30 mesi di affinamento che danno vita esclusivamente a vini millesimati, da vigneti allevati dai 250 metri di altura in su, in un areale che comprende le pregiate terre del Barolo. Più che una novità, come ricorda il presidente dell’Alta Langa, Giulio Bava, un ritorno a casa all’insegna della qualità, perché il metodo classico, in Italia, ce l’hanno portato proprio i piemontesi, “all’inizio dell’Ottocento, qui ci sono i padri dello spumante italiano, per noi non è una moda, è tradizione”.
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Cronaca
Prosecco Docg, stop al glifosato
Continua il percorso lungo la strada della sostenibilità per il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg: dopo aver già detto stop a prodotti con diversi principi attivi negli anni scorsi, i 15 Comuni della Docg ed il Consorzio, con il “Protocollo Viticolo 2019”, mettono definitivamente al bando anche il famigerato glifosato, e guardano al futuro. L’obiettivo è di arrivare al 25% delle cantine coperte dalla Certificazione Sqnpi (Sistema Qualità Nazionale Produzione Integrata) entro il 2021, e di incrementare le certificazioni del 10% ogni anno successivo.
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Vini Cottini
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Wine & Food
100 grandi etichette e 100 chicche (sotto i 15 euro): la guida del “Corriere della Sera”
Priscilla Incisa della Rocchetta, della famiglia proprietaria della Tenuta San Guido, culla del mito Sassicaia, come “vignaiola dell’anno”; Stefano Antonucci, della griffe del Verdicchio dei Castelli di Jesi, “vignaiolo della tradizione”; Dietrich Ceolan, della Tenuta Ceo, in Alto Adige, “giovane vignaiolo”: sono alcuni dei premi speciali de “I Migliori 100 vini e vignaioli d’Italia”, guida firmata da Luciano Ferraro, caporedattore centrale del “Corriere della Sera”, e da uno dei palati migliori d’Italia, Luca Gardini, che, da domani 3 aprile, sarà in edicola insieme al quotidiano n. 1 d’Italia. Il Sassicaia 2016, il Brunello di Montalcino Cerretalto 2013 di Casanova di Neri ed il Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie Riserva 2013 de Il Marroneto i vini al top, con 100/100 di valutazione. E, in guida, anche la selezione delle 100 migliori etichette sotto i 15 euro a bottiglia.
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WineNews.tv
Realacci: i piccoli comuni sono la spina dorsale della qualità italiana agroalimentare
“Dall’internazionalizzazione ai cambiamenti climatici, passando per l’innovazione tecnologica: per affrontare il futuro, l’Italia deve fare l’Italia, senza perdere la propria anima. Siamo un incrocio unico al mondo in cui qualità, bellezza, innovazione, paesaggio, che sono il retroterra di produzioni uniche, e questo vale anche per l’agroalimentare: come diceva Cipolla, la missione dell’Italia è produrre all’ombra dei campanili cose belle che piacciano al mondo”.
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Vignaioli del Morellino
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Poggio Cagnano
Cantina Orsogna
Wannenes
Tenute del Cerro
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