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N. 4.059 - ore 17:00 - Martedì 1 Ottobre 2024 - Tiratura: 31.289 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
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| | | I Presìdi Slow Food sono stati, e sono, la salvezza di prodotti quasi estinti, ma anche motori economici e culturali dei territori. E rappresentano il progetto più longevo e tra i più concreti di Slow Food. Nati tra il 1999 ed il 2000, è stato ricordato a Terra Madre, erano meno di un centinaio. Oggi solo in Italia se ne contano poco meno di 400, e un primo monitoraggio delle performance di 33 dei primi Presìdi, dice che, grazie al lavoro congiunto dei produttori e di Slow Food, tutti hanno migliorato le loro performance in termini ambientali, sociali ed economici (in approfondimento, in foto un disegno di Sergio Staino per Slow Food). | |
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| | La necessità di un cambio di paradigma profondo sul fronte agricolo e dell’approccio al cibo, più rispettoso di un Pianeta che rischia di essere stravolto dal cambiamento climatico in maniera irreversibile; la centralità del lavoro del contadino, e delle donne contadine del mondo, da sostenere anche con un “reddito di contadinanza”, per esempio, ma da tutelare anche nella lotta allo sfruttamento del caporalato, inaccettabile sempre, ma tanto più in quei territori dalla cui agricoltura nascono prodotti di grandi valore, “come bottiglie di vino da 60-70 euro, nelle mie Langhe”; il ruolo del cuoco come cuore di una comunità del cibo e miglior ambasciatore del territorio; il valore delle comunità del cibo del mondo come luoghi di dialogo e di pace, dove si costruisce il futuro: ecco i messaggi lanciati da Carlin Petrini, fondatore Slow Food, da Terra Madre 2024, che vi abbiamo raccontato con articoli ed interviste, nei giorni scorsi, a Torino (ed altre ancora ne seguiranno, ndr), che ha riunito delegati della grande rete del cibo di tutto il mondo, ed esperti dei diversi settori, per discutere del futuro del cibo e dell’agricoltura, che coincidono con quello dell’umanità. Che deve liberarsi dalla schiavitù del consumismo. Argomenti storici, questi, al centro dell’azione di Slow Food da sempre, e di Terra Madre da 20 anni, che WineNews ha approfondito a tu per tu con lo stesso Petrini. “Siamo entrati in una fase storica, molto importante, che non durerà qualche anno, ma molto probabilmente durerà qualche decina d’anni, forse qualche secolo, che si chiama della transizione ecologica. La fase storica precedente era quella della rivoluzione industriale. È durata quasi tre secoli - spiega Petrini (intervista completa in approfondimento) - ma uno dei paradigmi fondativi di questa rivoluzione industriale era accumulare capitale per poi reinvestirlo ed avere profitti. Questa realtà, che poi si basava anche, ma non solo, sulla centralità del profitto e del prodotto interno lordo, era, in qualche misura, elemento di comportamenti individuali molto rilevanti, laddove tutti abbiamo accettato questa dimensione di consumismo compulsivo. Ebbene, questa realtà di consumismo compulsivo non teneva conto di una cosa, l’unica verità, che le risorse del pianeta non sono infinite”. | |
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| | Il vino è tradizione e cultura, moderazione, comunità e sostenibilità: è il senso della dichiarazione alla base della campagna, un’iniziativa lanciata da tutti i principali player del settore del vino, che chiamano a raccolta lavoratori del settore, appassionati e non solo che, firmando digitalmente la dichiarazione sul vitaevino.org, possono “dare voce alla moderazione”. La campagna, lanciata in Ue e presentata oggi in Italia, al Ministero dell’Agricoltura, alla presenza di tutti i vertici delle rappresentanze delle filiera e del Ministro Lollobrigida, tra i firmatari, “intende promuovere il posto legittimo e sostenibile del vino nella nostra società e invita a distinguere tra abuso di alcol e consumo moderato di vino. E a riconoscere l’importante ruolo socioeconomico che il vino svolge nella nostra economia, nell’ambiente rurale e nella nostra cultura”. | |
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| | | Nasce il distretto delle “bollicine dell’Appennino”, un progetto di viticultura di montagna che guarda al futuro della spumantistica anche nel cuore dell’Umbria. Un progetto che oggi coinvolge 8 ettari di vigneto tra gli 850 ed i 1.000 metri di altitudine, nella zona di Gubbio, ma destinati ad aumentare. Un progetto che è anche una via per rilanciare un territorio, nella sua parte montana, frenandone lo spopolamento. Un’idea che trova sostanza dal progetto di ricerca “Spum.e” (acronimo di “Spumantistica eugubina”), presentato a Gubbio (i dettagli in approfondimento), e che pone le basi per la nascita di un distretto della spumantistica umbra. Un progetto di valutazione della sostenibilità ambientale, economica e sociale della produzione di basi spumante sulla fascia appenninica Eugubino Gualdese, già riconosciuta storicamente per la produzione di vini di qualità, finanziato dalla Regione Umbria tramite Psr, realizzato dal Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università di Milano (con la regia del professor Leonardo Valenti) e che ha visto il coinvolgimento di cantine pioniere come Semonte della famiglia Colaiacovo e, come partner, Arnaldo Caprai, simbolo della viticultura umbra e tra i top player enoici del Belpaese, guidata da Marco Caprai, e di Leaf (azienda di consulenza per il settore). | |
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| | | 15,5 milioni di euro di 1,3 ettari di vigneto in Borgogna: tanto, per il giornale francese “Il Bien Public”, avrebbe pagato il colosso del lusso Lvmh, per acquisire la maggior parte dei vigneti (2 ettari in totale) del Domaine Poisot, ad Aloxe-Corton (in Côte d’Or, dove un ettaro vitato, secondo l’agenzia Safer, vale 1 milione di euro). E dietro la vendita, riporta, tra gli altri, “Vitisphere”, ci sarebbe stata l’impossibilità della famiglia Poisot di pagare, a seguito di un lutto, le elevatissime tasse di successione, che arrivano anche al 55% dei valori dei terreni … | |
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| | Sono nelle scuole italiane, statunitensi e di tutto il mondo. Sono nelle campagne e nei villaggi africani. Sono terapeutici, urbani, sociali, conviviali, scolastici, collettivi, all’interno di contesti detentivi, di strutture ospedaliere, e altro ancora: sono gli Orti di Slow Food, progetto rivoluzionario che ha celebrato 20 anni con un panel di compleanno al Terra Madre Salone del Gusto 2024: “il significato degli orti si riassume con il claim di questa edizione, “We Are Nature”, perché l’orto fa dialogare con la natura e con i suoi spazi, ritagliati in vari scenari diversi - ha detto la presidente di Slow Food Italia, Barbara Nappini - quando abbiamo cominciato ci credevamo molto e dopo 20 anni possiamo dire che è grazie all’orto che si può insegnare ed esprimere un’altra idea di mondo che punti sul biologico e non sul profitto”. | |
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| | | “Una bella rivoluzione sarebbe ricominciare a chiamare gli chef, cuochi: è un termine nobilitante, e un per tornare a quella che è la natura materiale del cibo. Sul vino ho fatto molta satira, ma è una cosa seria, profonda, naturale, che appartiene in profondità alla terra ed è frutto del lavoro umano. Ma bisognerebbe cercare di “desnobbizzare” il vino, per restituirgli la sua natura agricola che è meravigliosa”. Lo ha detto, a WineNews, da “Terra Madre Salone del Gusto” con Slow Food, a Torino, Michele Serra, storica firma del giornalismo italiano e de “La Repubblica”, scrittore e autore teatrale. | |
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