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N. 3.606 - ore 17:00 - Mercoledì 8 Febbraio 2023 - Tiratura: 31.127 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Con l’aumento dei prezzi, cui non fa fronte un uguale aumento dei salari, i consumatori si trovano di fronte a scelte difficili, nel segno dell’austerity. Nel complesso, i consumi di beni di largo consumo, alimentari e non alimentari, ha toccato i 593 miliardi di euro (+1,5%), ma la categoria degli alcolici, nel periodo luglio 2021-luglio 2022, ha perso il 5% a valore, pari a 3,4 miliardi di euro, arrivando a 66 miliardi di euro. A trascinare in basso le vendite in Gdo, come rivelano i dati Iri, è la Gran Bretagna (-13%), specie sul segmento di birra e sidro, ma Francia (-4,5%) e Germania (-2,6%) non fanno meglio (in approfondimento). |
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Agricoltori afflitti dall’aumento dei costi di produzione a causa della guerra e consumatori in crisi per l’inflazione. È il primo impatto dello studio Nomisma per Cia “Le nuove sfide per l’agricoltura italiana”, con un’Italia più preoccupata della media Ue, dove il 51% dei cittadini è in difficoltà economiche contro il 45% del resto d’Europa. Dopo la spinta nel post Covid, anche l’agricoltura è in fase di stallo e, pur confermandosi fra le principali dell’Ue (72,4 miliardi di valore della produzione), registra una variazione positiva solo grazie all’escalation dei prezzi agricoli (+21%). Le commodity, già cresciute nel 2021, sono schizzate nel 2022: riso (+69%), soia (+12%), frumento (+42%), mais (+39%). L’inflazione pesa su tutto il settore food (+13,1% annuo) con picchi per pasta (+20%), prodotti lattiero-caseari (+17,4%) e olio (+16,2%). Allo stesso tempo, tutti i settori agricoli sono stretti dall’aumento generale dei costi di produzione (+22%), guidati dal +55% della voce energia. Di conseguenza, cambia la spesa alimentare, con la metà dei consumatori che taglia i beni “voluttuari”. Il 98% degli italiani, infatti, è preoccupato per la crescita dei prezzi alimentari. L’84% dei consumatori ha, infatti, modificato la spesa alimentare, con lo stop al superfluo per il 46% e la rinuncia ai beni voluttuari e di maggior costo: carni rosse (-14%), pesce (-9%), salumi (-8%) e vino (-6%). Lo testimoniano anche i canali retail che vedono un +12% dei discount. Anche la crescita dell’export agroalimentare (+16% sul 2021) è in parte legata all’inflazione. Parallelamente, l’aumento dell’import porta al netto peggioramento del saldo attivo della bilancia commerciale (da 4,9 miliardi del 2021 a soli 300 milioni per il 2022). La filiera ha, dunque, retto, di fronte alle difficoltà, ma potrebbe pericolosamente vacillare se la situazione si protrae per tutto il 2023. Per rilanciare il settore, la stessa Cia, guidata da Cristiano Fini, ha firmato un “Manifesto”, da far sottoscrivere alle istituzioni, dal titolo “Agricolture al centro”, che si pone come obiettivi, tra gli altri, una legge sul giusto prezzo agricolo lungo la filiera, un piano di insediamento abitativo nelle aree rurali, la sperimentazione in campo aperto delle nuove tecniche genomiche, l’ora di educazione alimentare nelle scuole e non solo. |
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Sempre più spesso ormai, per un’enogastronomia tricolore che cresce in gran parte grazie all’export, la differenza la fanno le relazioni internazionali. Che sono competenza in primis, degli Affari Esteri. I cui tavoli sono sempre più importanti anche per il nostro wine & food, come testimonia, a proposito degli ormai famigerati “health warning” che l’Irlanda vuole introdurre sulle etichette degli alcolici, l’impegno in prima fila del Ministro Antonio Tajani. “Ieri ho scritto al vice presidente della Commissione Europea e Commissario per il Commercio, Valdis Dombrovskis, per chiedere un intervento per ciò che è accaduto in Irlanda, che per noi è inaccettabile. La scelta irlandese danneggia fortemente il mercato interno europeo e danneggia la produzione vinicola del nostro Paese”. Senza dimenticare la battaglie contro Nutriscore e Italian Sounding ... |
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“Chi viene a visitare la Toscana, come per esempio Firenze con gli Uffizi, vuole vedere la Primavera del Botticelli, vuole vedere il “Tondo Doni” di Michelangelo, ma poi vuole andare in un buon ristorante, dove l’elemento fondamentale è il vino, accanto ad una bistecca alla fiorentina. Se si mettono insieme attrazione culturale e attrazione gastronomica, in Toscana, non ce n’è per nessuno”. Parole di Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana, nella presentazione della “Settimana” delle “Anteprime di Toscana”, che si aprirà venerdì 10 febbraio, con “Buy Wine”, che poi proseguirà anche sabato 11 febbraio, giorno in cui sarà di scena anche “PrimAnteprima”, e poi si dispiegherà ancora a Firenze, domenica 12 febbraio, con “Chianti Lovers & Rosso Morellino”, lunedì 13 e martedì 14 febbraio, con la “Chianti Classico Collection”, e poi mercoledì 15 febbraio con l’”Anteprima Vino Nobile di Montepulciano”, a Montepulciano, giovedì 16 febbraio, con l’”Anteprima della Vernaccia”, a San Gimignano, per tornare a Firenze, venerdì 17 febbraio, con “Anteprima de L’Altra Toscana”. Un mosaico di territori e di storie, che sono i gioielli che formano i 60.000 ettari di superficie vitata della Toscana, da cui nascono mediamente oltre 2 milioni di ettolitri di produzione all’anno, di cui il 97% tra Dop e Igp. |
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È “La Proporzione” il carattere chiave dell’annata 2020 di Ornellaia, protagonista di “Ornellaia Vendemmia d’Artista” n. 15. Progetto di alto mecenatismo, che, negli anni, ha distribuito oltre 2,3 milioni di dollari ad istituzioni culturali e fondazioni museali di primo piano come la Fondazione Solomon R.Guggenheim, che sarà partner anche per i prossimi anni. A trasformare in arte i valori dell’annata 2020 di uno dei più grandi e celebrati vini italiani, è stato chiamato l’artista statunitense, Joseph Kosuth, tra i massimi esponenti e teorici dell’arte concettuale. |
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Il tema della dealcolazione dei vini, prevista dal Regolamento Ue 2117/2021, torna alla ribalta con la sua definizione al Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare e Forestale, chiamato ad affrontare un aspetto assai delicato: la possibilità, prevista dalla normativa europea, di dealcolare, solo parzialmente, anche i vini a indicazione geografica. “I disciplinari di produzione dei vini a denominazione individuano fattori ben precisi, tra cui una certa quantità di alcol”, ha commentato a WineNews il Ministro Lollobrigida, sollecitato dalla Fivi, che ha posto per prima l’attenzione sulle criticità che deriverebbero dall’introduzione dei vini dealcolati nei disciplinari dei vini a indicazione geografica. “Nessuna contrarietà alla bevanda in sé - dice la Fivi - ma parere assolutamente negativo sul fatto che questi prodotti possano rientrare nella categoria vino”. |
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Tra attualità e futuro, vino e agricoltura, dalla conferenza economia della Cia - Agricoltori, il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. “Sul tema delle etichette proposte dall’Irlanda alle quali siamo contrari lavoriamo insieme ad altri Paesi, perchè sono sbagliate e perchè violano i trattati europei sul commercio. Le difficoltà per gli agricoltori sono tante, ma abbiamo riportato l’agricoltura al centro della politica in Italia ed in Ue, e lavoriamo per sostenerli”.
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