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N. 4.071 - ore 17:00 - Giovedì 17 Ottobre 2024 - Tiratura: 31.289 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
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| | | Una Dop simbolo del made in Italy, risorsa economica che alimenta consumi per oltre 3 miliardi di euro l’anno (con 292 caseifici, oltre 2.100 allevatori e conferenti latte, e una filiera da oltre 50.000 persone), ma anche baluardo di sostenibilità sociale, che contribuisce a fortificare l’economia e preservare l’unicità dell’agricoltura degli Appennini. Va oltre i numeri la storia del Parmigiano Reggiano e del suo Consorzio che, guidato da Nicola Bertinelli, ieri, ha celebrato 90 anni al Teatro Regio di Parma con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Un riconoscimento dell’importanza della Dop come prodotto fondante del patrimonio italiano. | |
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| | Se è vero che salire di quota è una risposta al cambiamento climatico e si può fare viticoltura anche a 1.000 metri, non si può non declinare gli elementi della vocazione viticola in modo nuovo, sia dal punto di vista tecnico, sia considerando l’elemento antropologico, normalmente ignorato, coinvolgendo le comunità locali per introdurre la viticoltura in montagna nel rispetto del paesaggio e degli equilibri territoriali. Arriva dall’Altipiano del Baldo, in Trentino, la proposta di un nuovo modello di espansione della viticoltura in altitudine, di cui si è parlato nel focus “Il Monte Baldo trentino, un dialogo tra viticoltura e paesaggio di montagna”, nei giorni scorsi, a Palazzo Eccheli-Baisi a Brentonico, promosso da Albino Armani, imprenditore vitivinicolo in Veneto, in Friuli e da diversi anni sul versante trentino del Monte Baldo, nel quale già nel 1607 i suoi avi coltivavano la vite, e dove stanno arrivando diverse aziende, attratte dalla vocazione del territorio. “Lo spostamento dei vigneti in alto - per Albino Armani - non può prescindere dalla ricerca di un nuovo equilibrio tra popolazioni locali e viticoltura. Siamo in un territorio fragile, in cui entrare chiedendo il permesso. Un paradigma della viticoltura del futuro che dovrà accettare molto di più i limiti dei territori”. Un nuovo modello anche dal punto di vista tecnico, che includa nella vocazione alla viticoltura anche nuovi aspetti nella definizione di terroir, che, per Attilio Scienza, tra i massimi esperti di viticoltura, “oggi deve prendere in considerazione tutti gli elementi che ruotano attorno al vigneto” e che, nel caso della montagna, “si estende anche ai parametri utilizzati per definire se un ambiente è adatto o meno alla coltivazione della vite, a partire dall’altitudine che è solo uno degli elementi che determinano il clima, in parte anche “ingannevole” rispetto al risultato enologico” (un concetto che, il professore ha spiegato anche a WineNews, nel nostro ultimo video dedicato alla viticoltura di montagna, ndr). A confrontarsi, Andrea Faustini, enologo Cavit, Duilio Porro della Fondazione Mach, Alessandro De Bertolini della Fondazione Museo Storico del Trentino, Gianluca Telloli di Proposta Vini, Michael Hock, direttore Cantina St. Jodern Kellerei, e produttori già presenti nel Monte Baldo o in procinto di farlo, come Endrizzi, Foradori, Ferrari Trento e Sondelaite. | |
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| | Tocca i 4,6 miliardi di euro l’export del vino italiano nei primi 7 mesi 2024, in crescita del 4,1% sullo stesso periodo 2023, e migliorando la performance del primo semestre, quando le esportazioni crescevano del 3,1%, mentre si mantiene in linea alla prima metà dell’anno, a +2,6% per 1,26 miliardi di ettolitri. Emerge dai dati Istat, analizzati da WineNews, che fanno ben sperare per il futuro, senza troppe illusioni, pur in una fase difficilissima per l’economia mondiale, tra inflazione e conflitti internazionali. In ogni caso, le notizie migliori arrivano dagli Usa, con valori in crescita del +7,3%, per 1,12 miliardi di euro. Resta in positivo anche la Germania, a 692,8 milioni di euro, a +1,4% così come fa il Regno Unito a 464,4 milioni di euro, per +2,2%. Fortissimo il recupero della Russia, con 138,3 milioni di euro, ed un recupero del +71,3% sui primi 7 mesi 2023. | |
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| | | Un periodo non di quelli particolarmente felici per il vino francese e in particolare per Bordeaux, uno dei territori più pregiati al mondo, ma anche ricca di piccoli produttori, in attesa che le misure intraprese, come quella per l’estirpazione dei vigneti, o ancora da intraprendere, portino una boccata di ossigeno. Perché c’è anche un problema di liquidità che interessa i viticoltori, considerato che solo nella prima metà 2024, per le aziende vitivinicole, il tribunale giudiziario di Bordeaux ha aperto tante procedure di insolvenza quante quelle di tutto il 2023. Inoltre, nel suo ultimo studio, sulle insolvenze nel terzo trimestre 2024, il Gruppo Altares osserva che, solo nel periodo giugno-settembre 2024 sono aumentate dell’81% le insolvenze per la viticoltura, sullo stesso periodo 2023, pari a 38 casi registrati, per il settore, di cui oltre l’80% sono concentrate nel Dipartimento della Gironda. “Fino alla fine del 2022, il tasso di richieste di risarcimento per la viticoltura della Nuova Aquitania (oltre l’80% della Gironda) era contenuto a una media di circa 34 insolvenze in 12 mesi, ma dall’inizio del 2023 il ritmo ha accelerato fino a diventare, in media, più che raddoppiato (74 contro 34)”, ha spiegato Thierry Millon, direttore degli studi di Altares, a “Vitisphere”. Ed i flussi di cassa soffrono, soprattutto per chi produce vini rossi. | |
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| | | Un calo tra il 40 e il 50% della produzione, e una perdita del comparto, sulla base dell’andamento di mercato e produzione dell’annata scorsa, attorno ai 300 milioni di euro. Secondo le stime di Confagricoltura, la raccolta delle arance in Sicilia, tra i prodotti-simbolo dell’agricoltura italiana (il segmento vale il 65% della produzione nazionale su poco più di 56.000 ettari coltivati ad arancia rossa come il tarocco e navel come le bionde) nella stagione 2024 rischia di dimezzarsi a causa della siccità, che continua a mettere in ginocchio l’isola. | |
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| | Dall’eliminazione della plastica da tutte le attività e dalle cucine (58%), all’uso consapevole delle risorse energetiche (81%), dall’83% dei relais che ha orti e fattorie (con vigneti, ndr) come “dispense naturali” per le cucine, al 96% che riduce lo spreco di cibo, dal 58% di dimore che ha policy di uguaglianza, diversità e inclusione, al 46,9% dei manager che è donna, e con il 78% dei relais che si rivolge a fornitori locali. È la fotografia dei Relais & Châteaux, che nell’anno dell’anniversario n. 70 hanno pubblicato il secondo Bilancio di Sostenibilità 2022-2023 e annunciato la nascita di una Commissione per lo Sviluppo Sostenibile, nella quale, per l’Italia, c’è Vittoria Ferragamo, per l’impegno pionieristico nell’approccio “dall’orto alla tavola” e nell’impatto zero del Relais Il Borro della storica famiglia della moda e del vino made in Italy, in Toscana. | |
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| | | Spinto dalla cucina italiana candidata Unesco e da eccellenze come vino e olio, il turismo in Italia abbraccia vie più sostenibili, in risposta all’overtourism. “Si cercano cibi diversi in relazione alla meta, si va a Napoli per mangiare la pizza, in Sicilia per i cannoli, in Val d’Orcia per altri prodotti. Il cibo è sempre più determinante nella decisione di visitare un luogo, e c’è una forte associazione tra luogo e cibo, ma anche con la motivazione nella scelta di quel luogo e quindi di tutta l’esperienza del viaggio”. Così, a WineNews, Antonio Noto, direttore Noto Sondaggi. | |
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