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WineNews
N. 3.911 - ore 17:00 - Giovedì 7 Marzo 2024 - Tiratura: 31.211 enonauti,
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La News
“Star Wine List”: i 12 top brand italiani
Da Gaja (n. 4) a Tenuta dell’Ornellaia (n. 7), da Tenuta San Guido con il suo Sassicaia (n. 8) a Vietti (n. 31), da Foradori (n. 50) a Biondi Santi (n. 52), da Roagna (n. 59) a Emidio Pepe (n. 64), da Bruno Giacosa (n. 65) a Giacomo Conterno (n. 71), da Giuseppe Quintarelli (n. 72) a G.D. Vajra (n. 98): sono le dodici aziende “gioiello” italiane, tra le più prestigiose del Belpaese, nella Top 100 by Star Wine List, il ranking che mette in fila i produttori maggiormente presenti, con i loro prodotti, nelle carte dei vini di enoteche e ristoranti internazionali di alto livello, con oltre 40 Paesi tenuti in considerazione insieme a 2.700 carte dei vini.
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Primo Piano
Investimenti in vino, in Asia ed Europa i collezionisti più interessati ai fine wines
Che per gli investimenti in vino il 2023 sia stato un anno difficile, dopo tanti anni di crescita, lo abbiamo raccontato spesso. Ed ora lo certifica anche l’edizione 2024 del “The Wealth Report” dell’agenzia immobiliare Knight Frank che, tra le tante altre cose, monitora anche l’andamento dei fine wines, con il suo Knight Frank Fine Wine Icons Index (KFFWII) che, nel 2023, ha segnato un modesto +1%. Tuttavia, il vino (che è cresciuto, comunque, del 146% negli ultimi 10 anni, secondo solo alle più rare e preziose bottiglie di whisky, a +280% in una decade), è tra i pochi settori monitorati in crescita nel 2023, dietro ad arte (+11%), gioielli (+8%), orologi (+5%), monete (+4%) e diamanti (+2%), mentre sono in negativo mobili di design (-2%), borse e accessori (-4%), automobili (-6%) e gli stessi whisky (-9%). Eppure, emergono alcuni trend curiosi. Intanto, sottolinea Ted Mansel Lewies, “Head of Viticulture” per Knight Frank, emerge come le terre adatte alla vigna, in Inghilterra, per la produzione di spumanti che crescono in qualità e sui mercati, abbiano visto raddoppiare il loro valore, da 11.000 a 20.000 sterline ad acro (ovvero sulle 48.000 sterline ad ettaro, ndr), anche grazie agli investimenti fatti in questo lasso di tempo da griffe di Champagne come Taittinger e Pommery, sia per anticipare il cambiamento climatico che sta favorendo le produzione a latitudini più a nord, che per questioni economiche, visto che un acro in Champagne parte da 400.000 euro (poco meno di un 1 milione di euro ad ettaro), e che, con ogni probabilità, il valore dei vigneti d’Inghilterra è destinato a salire ancora. Altro aspetto curioso, sono le differenze geografiche sulla propensione agli investimenti in fine wine: se, infatti, il vino come investimento sta diventando popolare tra i collezionisti, tante che il 35% a livello globale lo segnalano come uno dei segmenti più gettonati (meglio fanno solo arte, 48%, orologi, 42%, auto d’epoca, 38%), l’area dell’Australasia è quella che guarda con più interesse agli investimenti in vino, con una percentuale del 45%, davanti all’Europa (39%), all’Asia continentale (38%), all’Est Europa (36%). I meno attratti dall’investire in vino, invece, sono i collezionisti d’Africa (32%), Nord America (30%) e America Latina (26%).
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Legge europea sul suolo, il Ceev dice sì
“I vigneti dell’Unione Europea sono un patrimonio che dobbiamo preservare e la salute dei suoli è la base fondamentale per la loro sostenibilità a lungo termine. L’adozione di una legge europea che istituisce un quadro di monitoraggio del suolo sarà un passo importante per riconoscere il concetto di salute del suolo”, ha dichiarato Mauricio González-Gordon, presidente del Comité Européen des Entreprises Vins (Ceev), realtà che rappresenta le aziende vinicole dell’industria e del commercio nell’Unione Europea, territorio che “ha più di 3,2 milioni di ettari di vigneti distribuiti in aree pedoclimatiche molto diverse in tutto il continente. Considerando questa diversità, la flessibilità proposta per adottare misure adatte alle specificità regionali e locali dei suoli è una necessità. Il suolo gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo della vite”.
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Focus
Il mecenatismo del vino italiano non ha confini
Se grazie alla committenza artistica gli artisti di ogni epoca sono chiamati a realizzare le loro opere in Italia, nella pratica diffusa del mecenatismo delle cantine italiane - che ne prosegue la secolare tradizione fino ai giorni nostri - sempre più spesso succede che sia il vino ad andare oltreconfine per sostenere l’arte, e diffondere un messaggio tanto universale quanto la passione che c’è nel mondo per le nostre etichette. Un modo, da parte delle aziende, anche per dire “grazie” e far conoscere nei mercati storici e più maturi il proprio impegno nella società che va oltre la bottiglia. Come Pasqua Vini, la cantina veronese della famiglia Pasqua, ambasciatrice dell’Amarone della Valpolicella e dei vini veneti nel mondo, “Innovator of the Year” 2023 per “Wine Enthusiast” e che nel 2025 festeggia 100 anni, che investe ancora nell’arte contemporanea e, per la prima volta, in Uk (mercato che per la cantina ha segnato +4,5% di vendite 2023, chiuso a 60,9 milioni di euro di fatturato, l’87,6% all’export, con 12,8 milioni di bottiglie vendute in 70 Paesi, ndr) sostenendo “Metamorphosis: Innovation in Eco Photography & Film”, mostra di artisti impegnati su temi ambientali e sostenibili, nella prestigiosa Saatchi Gallery di Londra (26 maggio-28 luglio, con la preview, ieri, nella capitale inglese, dove è volata anche WineNews).
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Cronaca
Un vino per Eva Green
Dopo essere stata la musa di registi di fama internazionale, da Bernardo Bertolucci a Roman Polański, da Ridley Scott a Tim Burton, l’attrice Eva Green vanta anche un’etichetta dedicata a lei: la produce a Bolgheri, in Toscana, Niccolò Marzichi Lenzi, figlio di Ilaria Antinori (sorella di Piero e Lodovico Antinori) e marito di Joy Green, sorella gemella della star. Si chiama proprio “Eva” la cuvée di Tenuta Le Crocine, fondata nel 2012, dal giovane manager del vino (che è anche amministratore delegato della Tenuta di Biserno), insieme alla moglie.
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Wine & Food
Ruffino punta sul “Winemaking Council”, un “dream team” di respiro mondiale
Dal “vino dell’enologo” al vino del “Winemaking Council” il passo è breve, e lungimirante, perchè la differenza di vedute e di esperienze, quando si riesce a fare sintesi, porta innovazione e miglioramento, anche nel vino. È la strada intrapresa da Ruffino, una delle più importanti realtà del vino italiano, di proprietà del colosso Constellation Brands, che, all’organismo creato a giugno 2023, e inizialmente composto dall’enologo Alberto Antonini, italiano tra i più affermati al mondo, e dall’agronomo Stefano Poni, oltre che da due membri interni di Ruffino, l’enologo Gabriele Tacconi e l’agronomo Maurizio Bogoni, “dopo i primi entusiasmanti risultati”, ora aggiunge due nuovi membri esterni, gli enologi Stephanie Edge, dall’Australia, e Larry Stone, dagli Usa, ma non solo (in approfondimento). Obiettivo: “elevare sempre più la qualità dei vini Ruffino e la loro distintività stilistica”.
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Castello del Terriccio
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Consorzio Vini di Romagna
Tenuta Sette Ponti
Bosca
WineNews.tv
Immaginando la storia del cibo e dell’agricoltura del futuro, con lo storico Massimo Montanari
“Fino a un secolo fa c’era un contrasto sociale, tra “signori e contadini”, ovunque. Oggi ci sono Paesi in cui si mangia, altri che fanno la fame. Non possiamo affidare tutto al commercio globale, perchè vuol dire delegare ad altri il nostro sistema alimentare. Oggi viviamo un contrasto tra le tendenze alla globalizzazione e la riscoperta della comunità locali. Le regole sul cibo? Da un lato sono una garanzia per chi mangia, dall’altro favoriscono la concentrazione del “potere del cibo” in poche mani”.
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