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N. 2.720 - ore 17:00 - Martedì 27 Agosto 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Un malefico personaggio vuole impadronirsi di tutte le vigne del pianeta. A sventare questo piano sarà un sommelier, che dovrà improvvisarsi spia. È la trama di “The Wine Spies”, nuovo film di Lino Pujia, con il celeberrimo sommelier e ormai attore Charlie Arturaola, già protagonista dei fortunati “El camino del Vino” e di “The Duel of Wine”. E che sarà presentato a Venezia, il 30 agosto nelle “Giornate degli Autori”, nella Mostra del Cinema di Venezia. Le riprese, apprende WineNews, inizieranno ad aprile 2020 tra Spagna, Francia, Italia, Argentina e Usa, con la produzione che è aperta ai contributi del mondo del vino. |
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Fiducia nelle possibilità e nelle potenzialità dei mercati, specie di Cina, Usa, Germania, Australia e Gran Bretagna, con gli sparkling ed i rosé a guidare la crescita e un’attenzione particolare alla sostenibilità ed all’ambiente, con la paura, però, della riduzione globale dei consumi di alcolici e dell’aumento di dazi e tasse sul vino in giro per il mondo. Ecco, in estrema sintesi, le aspettative per il futuro dei professionisti del vino, emerse dal “Global Wine Industry Outlook: Confidence, opportunities & threats to 2025” di Wine Intelligence, che ha messo insieme le risposte di quasi 300 protagonisti del mondo enoico, da 50 Paesi diversi, tra produttori, direttori marketing, importatori, distributori e retailer. Così, in termini di fiducia l’indice (su una scala da 0 a 100) segna 58,5, e se le potenzialità commerciali e gli investimenti fanno ben sperare, le condizioni e le opportunità di lavoro destano qualche preoccupazione. La fiducia cresce invece quando si parla delle opportunità di crescita delle diverse tipologie di vino: la media dice 64,3, con le bollicine su cui in tanti scommettono ancora (74,5), specie quelle di Prosecco e Champagne, seguite a breve distanza dai rosati (73,8), in testa quelli della Provenza, quindi bianchi (64,4) e rossi (58,5). Spostando l’attenzione sul packaging, i consumatori chiedono scelte attente all’ambiente, ed i professionisti del vino (con un occhio ai costi di spedizione...) sono pronti a rispondere con bottiglie più leggere e vino in lattina. Il vino del futuro, inoltre, dovrà essere sostenibile (77,7), ecologici (77,5), organico (77,5), a basso contenuto di alcol (70,3) o biodinamico (68,2). I 15 mercati più attraenti per il futuro sono quelli storici come Usa, Cina e Giappone, ma anche emergenti come India, Russia, Brasile, Nigeria, Messico e Turchia, mentre la Gran Bretagna che aspetta la Brexit non è così attraente, al pari di Germania, Italia e Francia, i più maturi, dove le possibilità di crescita sono praticamente inesistenti. A preoccupare, in ottica futura, la riduzione dei consumi di alcolici a livello globale (59%) e la crescita delle tasse sugli alcolici (53%), mentre gli aspetti positivi sono la crescita dei consumatori nei mercati emergenti (64%), le vendite online (64%) e l’enoturismo (60%). |
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Nel caos politico di questi ultimi giorni, almeno una notizia a suo modo positiva è arrivata per il vino italiano, ovvero il decreto del Ministro delle Politiche Gian Marco Centinaio, che, come anticipato da WineNews, ha spostato in avanti di qualche settimana i termini per la stipula dei contratti Ocm Promozione 2019/2020, per evitare così una corsa contro il tempo da parte di pubblica amministrazione ed aziende. Invece che entro il 15 ottobre (con le attività a decorrere dal 16 ottobre), “esclusivamente per l’annualità 2019/2002, Agea stipula i contratti con i soggetti beneficiari individuati dalle Autorità competenti entro il 31 dicembre 2019. Le attività sono effettuate a decorrere dal 1 gennaio 2020”. Così si legge nel decreto del 7 agosto 2019 n. 8677, recante modifiche al Decreto del Ministro del 4 aprile 2019 n. 3893, pubblicato sul sito del Ministero delle Politiche Agricole.
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Se la vendemmia 2019 in Italia non sarà molto abbondante (le stime parlano di un -5/10% sul 2018, il quadro completo il 4 settembre a Roma, con Assoenologi, Uiv e Ismea, ndr), secondo molti, potrebbe essere un bene. Soprattutto per la tenuta dei prezzi, in forte calo dal 2018. Più che sulla quantità, a detta di molti addetti ai lavori, infatti, l’attività da fare è sulla creazione del valore, perchè se è vero che ci sono territori e vini di eccellenza che non risentono più di tanto delle oscillazioni di produzione e del mercato, altri, e forse sono la maggior parte in Italia, non hanno spalle altrettanto larghe. Ne, tanto meno, può lasciare indifferenti il gap all'export tra Italia e Francia: secondo diverse stime, le quotazioni del vino imbottigliato medio che parte dall’Italia è sui 5-6 euro a bottiglia, mentre in Francia si parla di 15-16 euro. Un divario che non è legato tanto alla qualità del vino, quanto al lavoro sul prestigio, sull’immagine e sulla promozione che i francesi hanno fatto tanto prima di noi. E su questo il vino italiano deve lavorare ancora tanto. Sperando, allo stesso tempo, in una ripresa dell’economia nazionale e dei consumi interni, che, invece, già tutt’altro che brillanti, vivono la minaccia dell’aumento dell’Iva, e che l’export, ormai da anni unico motore della crescita del settore, non sia frenato dalla guerra dei dazi. |
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Da bevanda “demoniaca”, simbolo della vita sregolata e sopra i limiti degli artisti maledetti della Belle Époque, da Flaubert a Verlaine, da Wilde a Hemingway, a, oggi, un prodotto tipico e tradizionale, simbolo di un territorio e carico di storia: è la storia dell’assenzio, super alcolico considerato come una droga, reso, tra i primi anni del Novecento, addirittura illegale. E che oggi, a distanza di secoli dalla sua invenzione, riceve il riconoscimento a prodotto ad Indicazione Geografica Protetta (Igp). |
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Per combattere la sfida del cambiamento climatico in vigna, corre la ricerca sulle varietà resistenti. Ma qualche risposta, già pronta, arriva dall’immenso patrimonio varietale esistente, e spesso dimenticato. Così, una delle principali griffe dello Champagne, Bollinger, che ha come obiettivo quello di preservare le acidità dei propri vini base, ha deciso di puntare su due secondarie dell’ampelografia dello Champagne, il Petit Meslier e l’Arbanne che, maturando più lentamente, riescono a tenere un pH sotto il 3.0. Un esempio importante, su cui potrebbe decidere di puntare il Comité Champagne, che arriva dopo la decisione dei produttori di Bordeaux, che hanno “pescato”, per combattere gli effetti del cambiamento climatico, sette nuove varietà, di cui quattro a bacca nera, Marselan, Touriga Nacional, Castets e Arinarnoa, e tre a bacca bianca, Alvarinho, Petit Manseng e Lilioril. |
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A WineNews il celebre critico, tra le voci più autorevoli soprattutto in Asia: “presto Cina primo mercato del mondo, tante possibilità per l’Italia. La differenza di prezzo con i vini francesi non è giusta, e non è legata alla qualità. Ma al fatto che la Francia lavora su immagine e reputazione dei suoi vini da oltre 200 anni, l’Italia da poche decadi, ma è solo una questione di tempo”. |
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