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N. 4.226 - ore 17:00 - Lunedì 26 Maggio 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
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| | | Oggi è il “World Aperitivo Day” che celebra un rituale tutto italiano ma ormai famoso nel mondo. Un giro d’affari, quello dell’aperitivo, che solo in Italia vale 4,5 miliardi di euro e che negli ultimi sei mesi ha visto un cambio di rotta verso nuovi orizzonti no e low alcol, allargando la rosa dell’offerta beverage a birre e vini 0% alcol, mocktail e ready-to-drink analcolici o bassa gradazione alcolica: tutte proposte Gen Z-approved. Come dimostra la ricerca Cga by Niq, gli italiani amano l’aperitivo. Il 37% della popolazione ne ha consumato almeno uno negli negli ultimi tre mesi, l’11% ogni settimana (in approfondimento). | |
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| | Prima lo scossone dato alle trattative con la minaccia di introdurre dazi sulle merci Ue al 50% dal 1 giugno, nei giorni scorsi (ad oggi sarebbero in vigore al 20% da aprile, ma subito ridotti al 10% almeno fino al 9 luglio), poi la telefonata nel weekend con la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che ha chiesto e ottenuto dal Presidente Usa il rinvio fino al 9 luglio: è lo scenario messo in piedi da Donald Trump, fatto da improvvise accelerate che destabilizzano le economie, e più o meno parziali retromarce. Ma intanto il tema è sempre sul piatto, e anche il mondo del vino ne subisce gli effetti, da una sponda all’altra dell’Atlantico. “Le dichiarazioni del Presidente Donald Trump, relative all’ipotesi di introdurre dazi del 50% su tutte le importazioni europee, sollevano interrogativi rilevanti sul futuro degli scambi transatlantici. Federvini ritiene essenziale affrontare il tema con equilibrio, visione e responsabilità, alla luce del ruolo che il commercio internazionale riveste per la competitività del sistema produttivo italiano”, ha commentato a caldo, in una nota, la Federazione guidata da Micaela Pallini. “Da mesi ormai il settore, che negli Stati Uniti spedisce il 24% (1,94 miliardi di euro) dell’intero export, non riesce più a programmare il futuro, e questo è un danno enorme, a prescindere dall’entità del dazio”, commenta il presidente di Unione Italiana Vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi, che aggiunge: “in questi giorni le imprese italiane del vino stanno pianificando i bandi europei dell’Ocm Promozione, con investimenti per qualche decina di milioni di euro destinati agli Usa, principale target. Chiaramente, una minaccia di accisa al 50% sortisce l’immediato effetto di rinunciare, giocoforza, all’investimento. Chiediamo pertanto a Bruxelles e a Roma di intensificare le trattative, il fattore tempo è fondamentale”. Ma anche la Us Wine Trade Alliance (Uswta) sottolinea il ruolo della diplomazia, sperando in una soluzione positiva per tutti, visto che “un dazio del 50% equivarrebbe essenzialmente a un embargo commerciale sui beni provenienti dall’Unione Europea”. Con un danno enorme per il settore, visto che, sottolinea la Uswta, ogni giorno gli Usa importano vino Ue per 15 milioni di euro, che ne generano 67 di ricavi per le aziende americane ... | |
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| | No alla Politica Agricola Comunitaria (Pac) dentro al Fondo Unico di cui si parla in Europa, aspettando la reale proposta di bilancio post 2027 dall’Ue: dopo le proteste delle rappresentanze agricole di categoria espresse dal Copa-Cogeca, ora a dirlo ufficialmente sono diversi Paesi membri, tra cui l’Italia. “La nota congiunta di Italia e Grecia, con il sostegno di Austria, Belgio, Cipro, Croazia, Francia, Irlanda, Portogallo, Repubblica Ceca e Ungheria per una Pac forte e adeguata ad affrontare le sfide future è un segnale importante di condivisione che mette in evidenza le nostre ferme posizioni sull’agricoltura europea e la necessità di riservare al settore un bilancio coerente e dedicato”, commenta il presidente Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, riguardo al documento prodotto in occasione della discussione odierna al Consiglio Ue Agricoltura e Pesca, a Bruxelles. | |
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| | | Cresce nel mondo il fenomeno delle vigne urbane, con 157 vigne situate nei confini municipali di grandi città in 35 Paesi, per oltre 600 ettari. In particolare in Europa sono 108 le vigne urbane censite, con l’Italia che è il Paese con il maggior numero di vigne urbane (32), identificate in 15 diverse città. La città italiana con il più alto numero di vigne urbane censite è Venezia con 7 vigne, seguita da Roma con 4 e Bolzano con 3. Napoli, Milano e Catania hanno invece 2 vigne urbane. A livello europeo la città più “vitata” è Praga, con ben 15 vigne urbane. Sono i numeri del primo “World Urban Vineyards Atlas”, studio sul fenomeno dei vigneti urbani nel mondo presentato dall’Urban Vineyards Association (Uva), guidata da Nicola Purrello (custode della vigna urbana di Catania), nei giorni scorsi, nella “Giornata Nazionale della Cultura del Vino e dell’Olio” 2025 dell’Ais-Associazione Italiana Sommelier (Ais), al Ministero dell’Istruzione a Roma, dove accademici come Mauro Agnoletti, Ernesto Di Renzo e Nicola Martinelli, e il presidente dei Sommelier Sandro Camilli, hanno sottolineato come le vigne urbane sono isole di biodiversità e rigenerazione urbana e sociale, a beneficio delle comunità locali, e che sono custodi di tradizioni, varietà autoctone e luoghi storici, ma anche un’attrazione enoturistica. | |
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| | | Arriva dalla Sardegna il miglior Vermentino d’Italia: il Bèru 2022 di Cantina Siddùra conquista il primo posto e la Gran Medaglia d’Oro al Concorso Enologico Nazionale 2025, edizione n. 4, dedicato ad uno dei vitigni bianchi da sempre più amati. E che, in vista dell’estate, è pronto a vivere il suo momento d’oro, tra Toscana e Liguria, passando per Sardegna e Puglia, nei suoi terroir elettivi tra il mare e la costa. Al secondo posto si piazza il Vermentino Candia dei Colli Apuani di Calevro, seguito dal Vermentino di Sardegna Oghe di Tenute Delogu. | |
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| | Anche per il comparto delle macchine agricole, di cui l’Italia è un’eccellenza, come per il vino, il momento non è dei migliori. Come riporta l’Unione Italiana Vini (Uiv) sfiora 1,2 miliardi di euro l’export 2024 di macchinari agricoli made in Italy, in cui il settore vitivinicolo pesa per circa la metà. Secondo i dati Istat elaborati dall’Osservatorio Uiv lo scorso anno il comparto italiano ha registrato una battuta d’arresto del 25% sul valore delle vendite all’estero dei 12 mesi precedenti. La performance negativa non sembra migliorare nei primi due mesi 2025, fermi a quota 167,6 milioni di euro (-9%). Nel 2024 cali a doppia cifra per i primi quattro Paesi di riferimento per l’export (Francia -34%, Germania -45%, Spagna -25% e Stati Uniti -14%). Una contrazione generalizzata che ha visto il mercato Ue (65% delle vendite) in flessione del 30% e quello extra-Ue a -15%. | |
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| | | A WineNews Giovanni Minetti, neo presidente del Consorzio dell’Alta Langa, che tutela il territorio del celebre Metodo Classico del Piemonte. “Qualità del prodotto, e qualità del territorio, fanno la differenza. Possiamo crescere ancora nei numeri, ma dobbiamo farlo a piccoli passi, gestendo al meglio produzione e impianti. Dobbiamo far conoscere di più l’Alta Langa, che è un prodotto ancora molto “regionale”, ma che riscuote sempre più interesse, anche all’estero”. | |
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