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WineNews
N. 3.407 - ore 17:00 - Mercoledì 27 Aprile 2022 - Tiratura: 31.183 enonauti,
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La News
La produzione enoica mondiale nel 2021
La produzione vinicola del 2021, esclusi succhi e mosti, è stimata in 260 milioni di ettolitri, 3 in meno del 2020 (-1%), come racconta il report Oiv “State of the World Vine and Wine Sector 2021”. Italia (50,2 milioni di ettolitri), Francia (37,6 milioni di ettolitri) e Spagna (35,3 milioni di ettolitri) rappresentano il 47% della produzione mondiale, ma solo l’Italia ha segnato una crescita sul 2020 (+2%), mentre la Francia segna un calo del 19% e la Spagna del 14% a causa delle gelate primaverili. La produzione UE, nel 2021, si è fermata a 153,7 milioni di ettolitri (-8%), mentre la vendemmia dell’Emisfero Sud ha toccato il record dei 59 milioni di ettolitri (+19% sul 2020).
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Primo Piano
Oiv: nel 2021 l’export globale di vino raggiunge i 34,3 miliardi di euro
Con 111,6 milioni di ettolitri, il 2021 ha visto il record dei volumi di vino spediti in giro per il mondo, in crescita del 4% sul 2020, e ancora meglio sono andati i valori, a quota 34,3 miliardi di euro, il 16% in più del 2020. Il primo esportatore, in termini di quantità, è la Spagna, con 23 milioni di ettolitri di vino spedito nel 2021, pari al 21% del commercio enoico globale (+2,8 milioni di ettolitri). Crescono anche Italia (+1,5 milioni di ettolitri), Sud Africa (+1,2 milioni di ettolitri) e Francia (+1,1 milioni di ettolitri). In termini di valori, la Francia conferma la sua storica leadership con 11,1 miliardi di euro di vino spedito oltreconfine, e a parte l’Australia, che ha lasciato sul terreno 435 milioni di euro rispetto al 2020, tutti i grandi player del vino mondiale nel 2021 hanno fatto meglio dell’anno precedente, a partire dalla stessa Francia (+2,3 miliardi di euro), passando per Italia (+786 milioni di euro) e Spagna (+249 milioni di euro). Spagna, Italia e Francia che, insieme, hanno esportato 59,9 milioni di ettolitri, ossia il 54% dell’export enoico globale, 5,4 milioni di ettolitri in più del 2020. A volume, la Spagna, con 23 milioni di ettolitri, è crescita del +14%, l’Italia, con 22,2 milioni di ettolitri, segna il +7%, e la Francia, con 14,6 milioni di ettolitri, fa il +8%. Anche a valore le cose non cambiano: dietro alla Francia, con 11,1 miliardi di export (+27%), ci sono Italia (7,1 miliardi di euro, +13%) e Spagna (2,9 miliardi di euro, +10%), per una quota totale del 61% delle esportazioni globali. Detto delle spedizioni, i big three delle importazioni sono Usa, Germania e Gran Bretagna, che insieme valgono 42 milioni di ettolitri, per un giro di affari complessivo di 13,1 miliardi di euro, ossia il 38% delle importazioni globali. A volume, il primo importatore è la Germania, con 14,5 milioni di ettolitri, in linea con il 2020, per 2,8 miliardi di euro (+6%). Il secondo importatore più grande sono gli Stati Uniti, che nel 2021 hanno accresciuto gli acquisti del 13%, a quota 13,9 milioni di ettolitri, per un valore di ben 6,2 miliardi di euro (+21%), che ne fanno di gran lunga il primo acquirente a valore. Sul terzo gradino del podio, a volume, la Gran Bretagna, con 13,6 milioni di ettolitri (-6,7%), che sale al secondo posto in termini di valori, con 4,1 miliardi di euro (+7%). Continua in approfondimento.
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Walter Massa “sposa” il tappo a vite
Il tappo di sughero, secondo il sentire comune e diversi sondaggi, è quello che, tutt’oggi fa pensare ad un vino di maggior qualità. Il tappo a vite, di contro, garantisce una gestione tecnica del vino migliore, ed elimina il rischio del “sentore di tappo”. Sughero vs vite è una delle tante diatribe interne alla filiera del vino. In cui si è inserita, nei giorni scorsi, “Walter Massa alla prova del tappo”, organizzata da Onav Milano e voluta dal celebre produttore del Piemonte. Una degustazione comparata, e alla cieca, di due vini identici, stessa annata, vasca e vinificazione, ma sigillati con quattro chiusure diverse. Ed il verdetto, soprattutto sul bianco, il Timorasso Derthona 2016, è stato nettamente a favore del tappo a vite. “Spero che saranno eradicati i pregiudizi sul tappo a vite - ha detto Massa - ritenuto, erroneamente, uno strumento usato solo nei vini di bassa qualità”.
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Focus
Il bicchiere in una mostra-tributo alle sue affascinati forme
Dai “Bicchieri incisi” di Guido Balsamo Stella (1928) a “Paro” di Achille Castiglioni (1983), da “Plume” di Aldo Cibic (2000) a “Smoke” di Joe Colombo (1964), dal “Bicchiere a Corno” di Piero Fornasetti (1954) alla coppa da Champagne “Globet” di Joseph Hoffmann (1913), da “Set n. 248” di Adolf Loos (1931) alla “Corolla d’autore” di Vico Magistretti (2000), da “Ice stopper” di Angelo Mangiarotti (1986) a “Esimio” di Alessandro Mendini (1993), da “Cartoccio” di Carlo Moretti (1983) al “Calice uno” di Yoichi Ohira (1989), dai “Bicchieri a canne” di Gio Ponti (1950) al “Tir bar” di Roberto Sambonet (1971), dal “Porto glass” di Alvaro Siza (2001) ai “Bicchieri incisi” di Ettore Sottsass (1947), dalle “Ballerine fortunate” di Matteo Thun (1986) a “Pitagora” di Marco Zanuso (1969). Sono solo alcuni dei grandi designer italiani e internazionali accomunati dall’aver messo la firma nel bicchiere, “piccolo grande” oggetto della quotidianità, ma anche tema progettuale al quale è dedicata la mostra “Forme del bere”, a cura di Elisa Testori, a InGalleria, l’Art Gallery di Punta Conterie a Murano (fino al 31 dicembre). Con nove bicchieri disegnati per l’occasione da altrettanti progettisti internazionali e realizzati nell’isola simbolo della lunga tradizione made in Italy della lavorazione del vetro.
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Cronaca
La nuova cantina di Pieropan
È dedicata a Leonildo Pieropan, figura di riferimento del Soave, scomparso nel 2018, la nuova cantina della griffe, avvolta dai vigneti delle colline del Soave Classico, a pochi passi dalle mura del castello medioevale e immersa nella natura. Risultato di 5 anni di lavoro (ed un investimento di 20 milioni di euro), è un’opera architettonica che coniuga innovazione e sostenibilità, concepita per accogliere gli eno-appassionati e pensata per entrare in contatto diretto con la filosofia della famiglia, fatta di passione, pazienza e ricerca della qualità.
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Wine & Food
Anche il Monferrato Casalese ha la sua zonazione, fatta di 7 settori e 33 municipalità
Mappare il territorio, per le grandi e piccole denominazioni del vino italiano, è un passo ormai necessario, per raccontare e valorizzare al meglio le specificità delle singole produzioni. Ultimo progetto di zonazione è quello del Consorzio Colline del Monferrato Casalese, con la carta “Zone e Vigneti del Monferrato Casalese” firmata da Alessandro Masnaghetti. Nella mappa sono evidenziati i vigneti attualmente presenti, senza distinzione tra i diversi vitigni e le diverse Doc e Docg coltivate, e riproduce zone e vigneti di 33 municipalità del Monferrato Casalese, suddiviso in 7 Settori, 5 Occidentali (“Valcerrina”, “da Serralunga di Crea a Odalengo Piccolo”, “da Murisengo ad Alfiano Natta”, “Gabiano/Rubino di Cantavenna” e “San Giorgio Monferrato/Casale Monferrato”) e 2 Orientali (“Valle Ghenza” e “Vignale Monferrato/Valle Grana”).
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Consorzio Vini di Romagna
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L’unicità delle Langhe, Patrimonio Unesco reso grande da generazioni di vignaioli
Le colline vitate Patrimonio Unesco, il Nebbiolo, la grande gastronomia: sono i tre ingredienti principali che fanno delle Langhe una meta cult. Ne parlano Stefano Chiarlo (Michele Chiarlo), Federica Boffa (Pio Cesare), Orlando Pecchenino (Pecchenino) e Fabio Alessandria (Comm. G. B. Burlotto). Mentre a Los Angeles è di scena Barolo & Barbaresco World Opening, ed il 28 ottobre 2022 torna l’asta charity “Barolo en Primeur” (Il 7 giugno, ad Enosis Meraviglia, le degustazioni, per i media selezionati - ci sarà anche WineNews - dei 15 lotti di Barolo Vigna Gustava 2021).
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