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N. 2.951 - ore 17:00 - Lunedì 27 Luglio 2020 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Il n. 1 degli enologi italiani per una delle più celebri star della musica e dello spettacolo che producono vino: secondo i rumors raccolti da WineNews, sarà Riccardo Cotarella, tra i più affermati winemaker italiani, presidente Assonenologi e co-presidente della Union Internationale des Enologues, a firmare i vini de Il Palagio, la tenuta Toscana di Sting, nel Valdarno, che lo stesso cantante, negli ultimi anni, segue sempre più da vicino e promuove nel mondo, con apparizioni tra vino e musica, prima ad OperaWine by Wine Spectator, a Verona nel 2016, poi a Prowein nel 2017, alle Anteprime di Toscana ed a Benvenuto Brunello a Montalcino nel 2018. |
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Cantine Riunite & Civ (con il Gruppo Italiano Vini) al top per fatturato con 623,9 milioni di euro nel 2019 (+1,4%), davanti a Caviro (230 milioni, -2,37) e alla Marchesi Antinori, prima realtà privata d’Italia con 222,7 milioni di euro (+4,2%): ecco il vertice assoluto dei big dell’Italia del vino, un parterre de roi di 105 cantine del Belpaese che fatturano oltre 10 milioni di euro all’anno (e solo 21 quelle oltre i 100 milioni di euro), che insieme fatturato 6,8 miliardi di euro, oltre la metà dei 13 stimati di giro d’affari del vino italiano all’origine, ed il 62% delle esportazioni, per un totale che arriva a 4 miliardi di euro, sviluppato su 2,1 miliardi di bottiglie che nascono da oltre 168.000 ettari di vigneto, di cui 158.372 di proprietà delle cantine e appena 10.130 in affitto. È la fotografia che esce della tradizionale analisi sui bilanci delle cantine più importanti d’Italia, realizzata dalla giornalista economica Anna di Martino, pubblicata sul quotidiano “Corriere della Sera - Economia”, ed approfondita da WineNews. Dai dati, emerge un 2019 che, nel complesso, per il vertice del vino italiano, è stato di crescita: +1,5% sul 2018, per un giro d’affari di 6,8 miliardi di euro, tutto trainato dall’export, cresciuto del 4,9%, e che ha fatto da contraltare ad un mercato interno che, invece, è diminuito del 2,9%. Ai vertici, per fatturato, dietro al podio, seguono nomi come Casa Vinicola Botter Carlo & C. (217 milioni di euro), Fratelli Martini (210), Zonin 1821 (205), Enoitalia (199), Cavit (191), Gruppo Santa Margherita (189) e Mezzacorona (186), per fermarsi alla top 10. 41, nel complesso, le cooperative, 64 le realtà private, e 5 new entry: la cooperativa siciliana Gruppo Ermes (n. 25, con 85 milioni di euro di fatturato), la pugliese Latentia Winery, (n. 46, con 44,3 milioni di euro), il gruppo Tommasi Family Estates, radicato in Veneto, con tenute in Valpolicella e nel Soave, ma presente anche in Lombardia, sul Lago di Garda, in Toscana, a Montalcino ed in Maremma, in Puglia ed in Basilicata, (n. 60, con 30 milioni di fatturato), le storiche Tenute Ambrogio e Giovanni Folonari, con tenute nel Chianti Classico, a Montalcino, a Bolgheri ed in Maremma (n. 101, con 12,4 milioni di euro), e il gruppo Casa Paladin, con cantine in Veneto, in Friuli Venezia Giulia, in Toscana ed in Franciacorta (n. 150, con 10,1 milioni di euro). |
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Fa discutere la possibilità di imbottigliare vini Dop e Igp fuori dalla zona di produzione, in deroga al disciplinare, “a seguito di eventi emergenziali” prevista dal Dl “Semplificazioni” in fase di conversione in legge al Senato. Per la Cia - Agricoltori Italiani, si tratta di una “norma inaccettabile, che rischia di legittimare pratiche sleali combattute da sempre e arginate con grande impegno”. Ma non si tratta di un “tana libera tutti”, spiega l’Icqrf, che sottolinea come tale possibilità scatti solo “in caso di dichiarazione di calamità naturali ovvero di adozione di misure sanitarie o fitosanitarie da parte della autorità competenti”. Posizione condivisa da Federvini, come commenta a WineNews il dg Ottavio Cagiano: “è una norma di buon senso, può mettersi in moto quando succede qualcosa, e non toglie alcun livello di garanzia”. |
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Tra le cantine italiane al vertice per redditività, secondo l’analisi di Anna di Martino, al Al n. 1 assoluto c’è la Tenuta San Guido della famiglia Incisa della Rocchetta, “casa” dell’icona Sassicaia, con un rapporto tra ebitda e fatturato del 59,2%, davanti al 47,5% di Antinori (su un fatturato 6 volte superiore a quello della Tenuta San Guido), e alla griffe siciliana Cusumano con il 36,5%. A seguire, via via, altri grandi nomi come Frescobaldi, Santa Margherita, Castellani, Donnafugata, Argiolas, Guido Berlucchi, Gruppo Lunelli e Famiglia Cotarella. Nel complesso, invece, ai vertici per crescita di fatturato, spiccano il +32% di Cantina Toblino ed il +20% di Ruffino. Ancora, tra le realtà private con più vigneti di proprietà, al vertice assoluto, di gran lunga, c’è ancora Antinori, con 2.937 ettari, che stacca di molto Zonin 1821 che comunque ne possiede 1.990 ettari, e Frescobaldi, con 1.370 ettari. A 1.050 segue Castello Banfi, realtà leader del Brunello di Montalcino, e ancora Genagricola con 990, il gruppo Terra Moretti (con Bellavista e Contadi Castaldi in Franciacorta, Sella & Mosca in Sardegna, Teruzzi a San Gimignano e Petra a Suvereto) con 870, Tommasi a 572, Cusumano a 525, il Gruppo Santa Margherita a 499 e Bertani Domains, che tra Veneto, Toscana, Marche e Friuli Venezia Giulia ne mette insieme 460. |
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La Juve dei record brinda, ancora, con il Trentodoc di Ferrari, eccellenza assoluta della spumantistica italiana. Scudetto n. 9 consecutivo, quello 2019-2020, per i bianconeri di Ronaldo e Dybala, dopo il successo di ieri sera per 2-0 contro la Sampdoria, brindisi d’eccezione con il Ferrari Maximum Blanc de Blancs, ultimo nato della maison trentina, che da anni firma l’“Official Sparkling Wine” della squadra più titolata d’Italia. Per un brindisi d’autore che, idealmente, vuole essere un brindisi di augurio a tutta l’Italia che vince e che cerca di ripartire.
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Si fa sempre più stretto ed intenso il rapporto tra istituti bancari e grandi territori del vino: l’ultimo caso arriva dall’accordo di collaborazione tra Intesa Sanpaolo, una delle realtà bancarie più importanti d’Italia, ed il Consorzio di Tutela Barolo e Barbaresco Alba Langhe Dogliani, che tutela uno dei territori più prestigiosi e rappresentativi del vino italiano, che permetterà alle oltre 500 aziende associate di beneficiare dell’accesso immediato al credito, anche con la modalità del pegno rotativo con il vino a denominazione a garanzia, come previsto dal decreto Cura Italia, oltre a servizi per la formazione, digitalizzazione, welfare aziendale e sviluppo commerciale. A disposizione delle aziende agricole anche finanziamenti dedicati per l’acquisto terreni, reimpianti vigneti, ciclo d’invecchiamento del vino e per sostenere gli investimenti nel settore. |
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Lo stato dell’arte degli eventi in uno scenario mondiale incerto: da Wine2Asia a Vinitaly Forum & Exhibition, ad Opera Wine. “Si lavora pensando a quali sono gli strumenti più efficaci per stare a fianco delle imprese del vino, anche insieme alle istituzioni, come l’Ice e le ambasciate, per mantenere stretti i contatti sui mercati. In futuro gli eventi dovranno essere ancora più efficaci che in passato, per far rendere al meglio le risorse investite dalle imprese”. |
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